L’autore della Vita Agra amava attribuirsi origini proletarie e un’infanzia da promessa del calcio, ma fu un fine studioso, laureatosi in filosofia .alla Normale di Pisa. Luciano Bianciardi, inadatto alla routine redazionale se ne infischiava delle apparenze e delle piaggerie d’ufficio. Dopo un mobbing subito presso la casa editrice milanese fu licenziato per “scarso rendimento” da Giangiacomo Feltrinelli. Per campare visse di traduzioni dei grandi scrittori americani tra cui Henry Miller, Jack Kerouac, Allen Ginsberg, John Steinbeck, Aldous Huxley, Saul Bellow, Joseph Conrad, William Faulkner e Norman Mailer.


Romanziere, giornalista, saggista, polemista, critico televisivo e cinematografico, cronista sportivo e di costume, sceneggiatore, autore teatrale, bibliotecario e operatore culturale, storico del Risorgimento. Un intellettuale di gran caratura. Montanelli lo voleva al Corriere ma lui rifiutò mantenendo la collaborazione con l’Avanti, l’Unità e Il Giorno di Italo Pietra. Il direttore del Guerin Sportivo Gianni Brera gli affida la rubrica settimanale “Cosi è se vi pare”. Anno di grazia 1970. Nel settembre del 1971 Brera gli cede la rubrica Salotto letterario che Bianciardi porta avanti fino al 17 novembre 1971.

Il 14 dicembre 1971 lo scrittore muore prematuramente a soli 49 anni. Nel coccodrillo Gianni Brera lo salutò così: “un animo dolce e spesso indifeso, talché il cinismo non era in lui che una finzione, una sorta di schermo dietro al quale si consumava una sensibilità quasi morbosa”.Grazie all’archivio del Guerin Sportivo, il figlio di Bianciardi, Ettore ha raccolto in un libro, tutti gli articoli della rubrica. Un recupero salvifico di alto valore letterario e umano dello scrittore di Grosseto.

In un’intervista all’Europeo di quegli anni Bianciardi sottolinea: ”Non è vero che gli scrittori snobbino lo sport. Lo sport fa parte del costume. Leopardi ha scritto un’ode al vincitore nel gioco del pallone Io mi occupo solo di costume sportivo. Nei libri che ho scritto almeno una partita di calcio ce l’ho sempre messa. Nella Vita Agra sono arrivato a paragonare la vita aziendale alla partita. Nelle aziende tu lo sai bene ci sono le marcature come sul campo di calcio: gli impiegati, i dipendenti si marcano fra di loro, fanno il catenaccio per impedire al rivale di riuscire. E mentre i più forti si marcano, in genere il più fesso ha il sopravvento perché è quello che rimane smarcato.”

I lettori del Guerin Sportivo pongono domande sempre più incalzanti sui temi più svariati mescolando il sacro al profano . Luciano Bianciardi con la pazienza dell’archivista, risponde a tutti con fulminea sintesi. Il gioco diventa un crescendo di quesiti. Un lettore si lamenta per la tirannia dello spazio. Ma è il miglior metodo per assemblare risposte concise sui temi disparati dello sport, della politica e della letteratura. Un esercizio della memoria, ma anche previsioni, giudizi anticonformisti, a volte non condivisibili ma sinceri, giochi di parole, e ironie sottili. Gianrico Tedeschi gli chiede: “Che cosa significa tifo?”. Risponde Bianciardi: ”La parola indica tre cose, una malattia dell’intestino, detta anche febbre tifoide, ormai debellata. Una malattia provocata da un pidocchio che può essere mortale e la passione smodata per una fazione sportiva. Quest’ultima è capace di portarti sofferenza e persino la morte. Non sono rarissimi i casi di tifosi morti di crepacuore, come Carlo Alberto a Oporto. Oggi lo chiamano infarto. Ciao Tedeschi, e stai bene. Non esagerare col tifo”.

Rispondendo a Lino Toffolo: “Marcello Fiasconaro ha un nome struggente… Se gli insegnano a correre stabilisce il primato mondiale di sempre”. La risposta a Giuseppe Berto: “ Perché il bravissimo Roberto Giubilo capisce tutto dei cavalli? Ah! Beppe, Beppe! Ma come? Non hai capito che Giubilo è un cavallo truccato da uomo?”. La battuta a Gino Paoli: “Il fuorigioco mi sta antipatico, come tutte le regole che limitano la libertà di movimento e di parcheggio”.Egli non risparmia critiche feroci a icone come John F. Kennedy cui aveva tradotto per Mondadori il libro dei discorsi da senatore del Massachusetts.

Sulla politica internazionale egli s’infatua ingenuamente del regime cinese, anche se si professa anarchico. Sulle cose italiane la sua ironia è sagace: “Gianni Agnelli è di sicuro il conte Cavour, cioè in Italia, oggi, comanda quanto nel 1860 comandava Camillo Benso, pur senza averne l’aria, e con gli stessi mezzi intellettuali e politici”. Silvio Ottone un lettore di Barletta che gli ha riferito una citazione di Montanelli: “La nostra classe politica è una casta chiusa, senza ricambio. La corruzione dilaga”. Lei condivide questo giudizio catastrofico? Risposta: “Indro Montanelli dice abbastanza giusto. La nostra classe politica è per davvero un a casta chiusa. Montanelli dimentica di aggiungere che se la cosa sta così, la colpa è nostra che dovremo rompere la casta”.

Sulle domande di sport le risposte sono esilaranti: “Il baseball è una combinazione tra la lippa e i quattro cantoni. Ci sono voluti proprio gli americani a combinare le regole per rendere più complicata la faccenda. Gli americani sono convinti che le cose complicate sono tutte intelligenti, mentre l’intelligenza vera è quella semplice, chiara e diretta, oltre che arguta”.

Luciano Bianciardi, Il fuorigioco mi sta antipatico, Stampa alternativa, 2006, pagine 440 euro 16,50

 

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