A lanciare il sasso nello stagno era stato, circa un mese fa, il giornalista sportivo Pierre Salviac, dell’emittente radiofonica Rtl, che su Twitter aveva scritto: “A tutte le mie colleghe dico: fate sesso utile e avrete una chance di ritrovarvi première dame di Francia ;-)”. Il riferimento era, evidentemente, a Valerie Trierweiler, giornalista di Paris Match e compagna del neo-eletto presidente Francois Hollande. Una frase stigmatizzata da tutti, quella di Salviac, che però aveva avuto un merito: quello di mettere al centro dell’attenzione i numerosi intrecci sessuali e sentimentali tra giornalismo e politica a Parigi e dintorni.

Già, perché la Trierweiler non è certo l’unica star del giornalismo d’Oltralpe che ha trovato speciali affinità elettive con esponenti delle istituzioni di un certo livello. Basti pensare a Audrey Pulvar, volto noto di France 2, compagna del socialista Arnaud Montebourg: da quando lui è diventato ministro dell’Industria, lei ha dovuto abbandonare il suo programma sulla radio France Inter, così come aveva già fatto nel 2010, quando Montebourg si era candidato alle presidenziali, e lei – suo malgrado – aveva subito la sospensione del suo programma di attualità su iTélé (per questioni di “prudenza”, “etica” e “deontologia”) e abbandonato le sue interviste politiche sempre su France Inter. “Pensavo di poter essere considerata e giudicata in maniera obiettiva, ma mi sbagliavo”, commentò all’epoca, e chissà che pensieri le sono venuti in mente quest’anno, quando ha saputo che invece la Trierweiler potrà continuare a scrivere per Paris Match.

Ma d’altra parte in Francia parlare di relazioni sentimentali tra giornaliste e uomini politici non è un’accusa o uno scoop: è semplicemente una constatazione. Il ministro del Lavoro Michel Sapin è sposato, per esempio, con Valérie de Senneville, cronista di giudiziaria per il quotidiano Les echos, mentre il ministro della Pubblica Istruzione Vincent Peillon è il marito della giornalista del Nouvel Observateur Nathalie Bensahel. E se è noto anche il matrimonio tra l’irrequieto Dominique Strauss-Kahn (che – non dimentichiamolo – sarebbe stato il candidato dei socialisti alle presidenziali se non fosse stato arrestato) e Anne Sinclair, direttore dell’edizione francese dell’Huffington Post, non si possono dimenticare le relazioni teoricamente più segrete, al limite del gossip, avute da Nicolas Sarkozy con Anne Fulda, che si occupa di politica per Le Figaro, e con Laurence Ferrari, presentatrice del telegiornale di Tf1 e guarda caso conduttrice anche del confronto televisivo tra Sarkozy e Hollande prime delle ultime elezioni.

E d’altra parte, come scriveva Anne-Sophie Hojlo sul Nouvel Observateur qualche tempo fa, proprio Sarkozy “est sans aucun doute l’homme politique qui a le plus joué sur le mélange des genres entre vie privée et vie publique”, è senza alcun dubbio l’uomo politico che ha giocato maggiormente sulla miscela di generi tra vita privata e vita pubblica. La questione, dibattuta da tempo Oltralpe, è abbastanza chiara: i cittadini, i lettori, gli spettatori, hanno il diritto di conoscere le relazioni private dei personaggi pubblici? Quando ha visto la propria trasmissione sospesa, la Pulvar scrisse: “So che la mia vita di personaggio pubblico richiede una rettitudine morale e un comportamento privato onesto. Sì, amare un leader politico non è la relazione più semplice da portare avanti per una giornalista politica. Ma pensavo che sarei stata giudicata sulla base del mio lavoro. Mi sbagliavo”.

Come ha fatto notare Guy Birenbaum, autore di Nos délits d’initiés, libro dedicato ai rapporti inconfessabili tra la classe politica francese e i mezzi di comunicazione, la questione riguarda in primo luogo l’ipocrisia francese: in altre parole, se l’amore tra giornalista e politico non fosse reso noto pubblicamente, non ci sarebbe nessun problema. Problema che, quindi, non sta nelle relazioni sentimentali, o negli eventuali conflitti di interesse che da esse potrebbero scaturire, tra giornaliste e politici, ma semplicemente nelle cattive opinioni che i cittadini comuni potrebbero avere: le persone penserebbero che politici e media sono una cosa sola, e che tutto viene deciso alle spalle della gente comune.

Gli spettatori, insomma, si mostrano molto più preoccupati di ciò che sanno rispetto a ciò che non sanno.

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