Nella settimana ferragostana due sono i temi che della discordia hanno gettato i semi: l’ILVA da una parte, che ha avvelenato ad arte di TARANTO più di un quartiere e il nostro PRESIDENTE, che ha avvelenato il dente contro di PALERMO la PROCURA e con aria dura ha chiesto alla CONSULTA se qualche irregolarità risulta nella procedura della MAGISTRATURA. Insomma i soliti VELENI tra quelli che nemmeno il caldo fa sereni.

Dell’ILVA è stato disposto il sequestro degli impianti perché i morti sono tanti e i giudici non potevano fare i finti tonti per far piacere a MONTI, che voleva una moratoria dimenticando che l’azione penale, in ITALIA, è obbligatoria, così come se ne son scordati partiti, Scalfari e sindacati. Per costoro, abituati a vivere nell’oro, solo del GIUDICE è la colpa e non della famiglia RIVA che la fabbrica da anni spolpa e nemmeno si discolpa per aver ucciso tanta gente, forse pagando anche qualche tangente a chi doveva controllare e invece aveva sempre altro da fare.

L’ILVA può ripartire e la gente smettere di morire, semplicemente facendo pagare la proprietà e non tutta la città per la messa in sicurezza e l’eliminazione di ogni schifezza. Ma chi glielo dice a RIVA, che dei guadagni mai si priva, che è arrivato il momento di sborsare, quando BERSANI e BERLUSCONI, per farsi votare, da lui han preso bei soldoni nelle ultime elezioni? Ma veniamo a NAPOLITANO, quello che sta troppo col telefono in mano. Dopo che ha sollevato delle attribuzioni il conflitto, tutti nella querelle si sono gettati a capofitto: eminenti giuristi, famosi giornalisti e i soliti fancazzisti. La questione è se ne abbia il diritto o se faccia solo il dritto. Qualcuno poi si preoccupa delle conseguenze di un atto che, per salvare le apparenze, cambierebbe immantinente il dettato del costituente.

Infatti se la Consulta dovesse dichiarare giusto ciò che a NAPOLITANO risulta, allora il PRESIDENTE diventerebbe completamente indipendente, raggiungendo l’intoccabilità e l’inconoscibilità, proprio come una divinità. E siccome, lo sappiamo tutti, ci possono essere Presidenti brutti brutti, così a naso, forse non è proprio il caso che al QUIRINALE si continui a cacar fuori dal vaso. Ma non sarebbe meglio se domani, appena sveglio, del Colle l’inquilino, rivelasse che s’è detto con MANCINO?

Senza pindarici voli FALCONE disse che muoiono i magistrati lasciati soli e allora, se non si vuole che muoia MESSINEO oppure INGROIA, bisogna che lo STATO protegga ogni suo magistrato mettendo da parte l’interesse del privato. A TARANTO e PALERMO diamo un messaggio fermo: si difenda la legalità e non qualche quaquaraquà altrimenti, invece della lex, dovremo invocare TEX!

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