Camillo Langone è l’autore di un articolo sul quotidiano  Libero dal titolo “ Togliete i libri alle donne. E torneranno a fare i figli”. Togliete un diritto fondamentale alle donne affinché facciano più figli e impediscano così  l’immigrazione.  Questo è l’assunto principale. A supporto del suo argomento  mette insieme in modo sufficientemente assurdo dei dati, come  pere con le mele.

Meno uno fondamentale : tra la donna emancipata che lavora e i figli, ci sarebbe dovuto essere appunto il welfare,  di cui certo non si è occupata Carfagna,  e meno che meno il pio Sacconi.

Ci sarebbero (ci sarebbero volute) politiche di conciliazione, investimenti in strutture adeguate che consentano di non assegnare alle donne il solo compito di cura dei figli e degli anziani. Bastava (sarebbe bastato) osservare paesi come la Norvegia  per vedere che a maggiore welfare corrispondono più figli. E inevitabilmente maggiore reddito , poiché  i salari sono due.
Però appunto è preferibile un sano e rassicurante antifemminismo.

Si auspica  dunque  una società patriarcale  a vantaggio di pochi e sulle spalle delle donne.  E questo  per un giornale dal titolo Libero  è la sintesi di cosa sia la libertà secondo il berlusconismo.
Ma come lo  stesso giornalista  afferma si tratta di una provocazione. Che è  ormai una nuova formula  del   paragiornalismo.
Dopo quello usato  per diffamare, pasticciare e confondere, c’è quello  del “dico la prima che mi capita” e poi sottolineo  che è una provocazione.  Nemmeno   si arriva alla costruzione di un espediente filosofico con  un paradosso.  E’ solo una  scempiaggine qualsiasi detta a vanvera.  E siccome nessuno può rimanere in silenzio vista la gravità delle affermazioni , giacché il silenzio sarebbe ben più dannoso,  l’effetto è assicurato.  

Ovviamente  su questa linea  del “ è una provocazione”  se ne potrebbero  dire tantissime, ma il signor Camillo ha scelto quella sicuramente meno pericolosa sul piano personale, e assai poco maschia  se quello era l’obiettivo,  cioè prendersela con le donne.  Non ha detto per esempio “bisogna fare fuori gli immigrati”,  “ bisogna  diventare  pedofili”  “ si deve sparare agli imbecilli”, “ mettiamo le bombe”.  Ne ha detta solo  una di violenza inaudita ma   abbondantemente attutita dal mainstream berlusconiano e dalla tendenza  retrograda del giornale per cui ha scritto.  

E magari dopo aver  espresso solidarietà al collega Oscar Giannino  che è stato preso a pomodori dagli studenti.
Il  valore  dell’articolo,  pure nella sua oscenità,  è  però indubbio per le due caratteristiche tipicamente  fasciste di vigliaccheria e  ignoranza, di cui il passato governo non ha mai smesso di dare prova. E’ inoltre un curioso documento storico con un cortocircuito al tempo d’oggi.  Infatti  si può tranquillamente retrodatare agli anni trenta e  leggerlo come una attualizzazione degli stessi concetti.

Le donne italiane  che non fanno figli come  fattrici,  solo perché istruite, espressioni  come “le “culle vuote”  sono tutte parte  della retorica fascista  sulla madre italiana.  Riporta  appunto alle madri italiane  premiate da Mussolini in piazza Venezia come la pescivendola di Livorno per i suoi 11 figli, e  al discorso dell’Ascensione: “ se non si fanno i figli non si fa l’impero”.   Dove per figli si intendeva carne da cannone.

Del resto le raccomandazioni dei gerarchi in questo senso  erano : “chiavate e lasciatelo dentro”,  con una certa affinità con Radiorai  di oggi che vieta di pronunciare  la parola “preservativo”, anche in occasione della giornata dedicata alla lotta all’Aids.

Non  è però solo il  lessico  dell’articolo  a  restituire la vertigine  degli anni di Mussolini,  ma soprattutto la  politicizzazione del sesso a vantaggio dei maschi, che nei tempi del fascismo era funzionale allo sviluppo di un sistema repressivo.    E come sostiene la storica Victoria De Grazia  “le concezioni antifemministe furono parte del credo fascista  al pari del suo violento antiliberalismo, razzismo e militarismo”.  

E’ in questa stessa linea  che  il signor Camillo  crea un legame tra le donne che  non fanno figli  perché istruite al pericolo degli immigrati. 
Controllo della sessualità delle donne e privazione dell’istruzione: una caratteristica dei paesi sottosviluppati dai quali  lo stesso giornalista ritiene di essere lontano,  e che diventano  il terreno migliore per l’ integralismo islamico in cui  la religione scompare ma  si rimodula sottoforma di   egemonia sotto culturale.

Egualmente  il nostro  giornalista è anche autore di micidiali volumi dal titolo “Manifesto della destra divina”e  “ Guida alle messe” e  “La vera religione spiegata alle ragazze” ,  in cui appunto si spiega loro l’importanza di fare il presepe e riflessioni  di questo tipo.
Ma il corto circuito storico e culturale è ancora più evidente se si  inserisce l’articolo all’interno di dati occupazionali tragici e la loro relazione appunto con lo studio.
Come dice il Censis  la quota dei Neet , cioè 15- 29 enni che non studiano e non lavorano ha ripreso a crescere con  la crisi economica .  
Senonché non sono affatto aumentati i figli. 
E solo questo dato doveva interrogare l’assurdo  Camillo che continua a essere pubblicato.
E nella  valanga di risposte della rete la migliore è sicuramente “ era meglio se la madre di Langone leggeva più libri”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *