Dialogues des Carmélites di Francis Poulenc, Blu-ray Disc BelAir Classiques BAC 461
direttore: Kent Nagano
orchestra e coro: Bayerische Staatsoper
regia: Dmitri Cherniakov
interpreti: Alain Vernhes, usan Gritton, Bernard Richter, Sylvie Brunet, Soile Isokoski, Susanne Resmark, Hélène Guilmette, Heike Grötzinger, Anaïk Morel, Kevin Conners, Ulrich Ress, John Crest, Christian Rieger, Levente Molnár, Rüdiger Trebes, Oscar Quezada

Enfant terrible della regia operistica, Dmitri Cherniakov (nato a Mosca nel 1970) ha colpito ancora. In questo spettacolo, messo in scena alla Staatsoper di Monaco nel marzo del 2010, ha dimostrato di infischiarsene di tutte le regole, e col suo approccio concettuale ha stravolto l’opera di Poulenc, tratta da Bernanos, ambientata ai tempi della rivoluzione francese, basata su un fatto realmente avvenuto nel 1794, quando a Parigi furono ghigliottinate sedici carmelitane. Chernikov traspone tutto nell’Unione Sovietica degli anni 60. Trasforma il convento in una misera capanna di legno, una sorta di gabbia all’interno di una scena completamente spoglia. E vi stipa le suore, come in una serra che protegge gli ultimi esemplari di una specie destinata all’estinzione. Non c’è nemmeno il patibolo nella scena finale accompagnata dal Salve Regina: le carmelitane vengono rinchiuse in quella stessa capanna, trasformata in una camera a gas. Ed è Blanche de la Force, la protagonista, carmelitana di famiglia nobile, sfuggita al martirio, che le salva trascinandole fuori una a una, e poi muore nell’esplosione improvvisa. Tutto reinventato, dunque, ma teatralmente funziona. Sul podio, Kent Nagano dimostra una profonda conoscenza della partitura (aveva già inciso l’opera nel 1993: Virgin Classics 2 cd 59227), ne sottolinea la dimensione impressionistica, calibra mirabilmente gli impasti timbrici, soprattutto dei fiati, ma lascia sempre in primo piano le linee vocali e l’intima prosodia sulla quale sono modellate. Più che Susan Gritton, un po’ discontinua nella sua interpretazione di Blanche, si ammira l’intensità drammatica e le doti sceniche di Sylvie Brunet, che coglie mirabilmente l’animo tormentato di Madame de Croissy; la sontuosa voce di Soile Isokoski (Madame Lidoine), l’autorevolezza di Susanne Resmark (Mère Marie), la spigliatezza di Hélène Guilmette (Constance).

 

HandelAlcina di Georg Friedrich Händel, Blu-Ray disc Arthaus 108 028
direttore: Marc Minkowski
orchestra: Les Musiciens Du Louvre-Grenoble
regia: Adrian Noble
interpreti: Anja Harteros, Vesselina Kasarova, Kristina Hammarström, Veronica Cangemi

Alcina è uno di quei titoli che hanno inaugurato la riscoperta dell’opera barocca nel Novecento. Ultima opera della triologia ariostesca di Händel (dopo Orlando e Ariodante), riprende uno degli episodi più fantastici dell’Orlando furioso, quello della maga Alcina che seduce i cavalieri e li trasforma in animali e piante. In questo allestimento, presentato nella scorsa stagione alla Staastoper di Vienna, il regista Adrian Noble ha creato, “in vitro”, un caso di metateatro: la scena principale è infatti la sala da ballo della Devonshire-House a Piccadilly, a fine Settecento, e lì si vede la famosa duchessa Georgiana Cavendish interpretare Alcina insieme ad alcuni amici, come un intrattenimento privato, per un pubblico di aristocratici. È in effetti una forzatura, ma la presenza di spettatori sul palcoscenico, di servitori in livrea, lo strano diaframma che si crea tra lo spettatore (vero) e l’opera di Händel, dà alla rappresentazione un carattere essenziale, intimistico. Ne viene un allestimento che ha una compostezza e un’eleganza d’altri tempi, privo di effetti spettacolari, basato più sui raffinati giochi di luce, sulle coreografie stilizzate di Sue Lefton, sulla occasionale mescolanza sulla scena di cantanti e musicisti, sulle curatissime scenografie di Anthony Ward Noble – un sontuoso salone, immerso in una luce soffusa, che si apre su un fondale coloratissimo, fatto di parti verdi, cieli azzurri (o stellati) attraverso i quali passa anche una piccola mongolfiera. Leggera e vividissima la direzione di Marc Minkowski, alla guida dei Musiciens du Louvre-Grenoble, piena di ritmo, ma capace anche di creare atmosfere sensuali. Alcina è Anja Harteros, che lascia i ruoli verdiani e wagneriani, per dimostrare tutta la sua duttilità espressiva e la grande morbidezza di emissione. Ottima anche la prova di Veronica Cangemi (Morgana) e di Kristina Hammarström, che interpreta il ruolo di Bradamante con vero piglio drammatico. Nei panni di Ruggiero è Vesselina Kasarova, non nella sua forma migliore.

 

DvorakRusalka di Antonín Dvořák, Blu-Ray disc C-major 706504
direttore:Tomáš Hanus
orchestra: Bayerisches Staatsorchester
regia: Martin Kušej
interpreti: Krístine Opolaís, Klaus Florian Vogt, Nadia Krasteva, Günther Groissböck, Janina Baechl

Questa Rusalka messa in scena a Monaco nel 2010, verrà certamente ricordata per l’interpretazione di Krístine Opolaís nel titlerôle. Il soprano lettone è stata una vera rivelazione, per la sua voce morbida ma ricca di accenti drammatici, per la sua recitazione intensa, istintiva, cinematografica, per la sua bellezza: così riusciva a incarnare alla perfezione la ninfa delle acque che si innamora di un principe e decide di andare a vivere tra gli umani (il libretto di Jaroslav Kvapil è tratto dalla famosa Sirenetta di Hans Christian Andersen e da Undine di La Motte-Fouqué). Ma questo spettacolo si ricorderà anche per la regia di Martin Kušej, altro caso di stravolgimento di un plot classico. Si sconsiglia dunque questo video a chi ama il mondo delle fiabe e le regie operistiche fedeli alla tradizione. La fiaba della sirenetta diventa un’agghiacciante storia di violenza e di sopraffazione, Rusalka e le sue sorelle ninfe diventano vittime degli stupri di un padre padrone, uno Spirito dell’acqua (bravissimo e sinistro Gunther Groissbock) che le tiene segregate in un mondo parallelo. La vicenda, che rievoca i casi terribili di Natasha Kampush o di Elisabeth Fritzl, è punteggiata da scene brutali, anche cruente, e ambientata nel primo atto su due piani distinti, un mondo sotterraneo inondato d’acqua (come una prigione per le ragazze) e sopra un paesaggio verde e rigoglioso. Una rilettura di grande impatto (anche grazie alle belle riprese video di Thomas Grimm, e i primi piani), estrema, che svela però il potenziale drammatico dell’opera di Dvořák, rende quasi più realistico il desiderio di Rusalka di fuggire dal suo mondo per ritrovarsi poi libera, ma traumatizzata e muta, incapace di stabilire normali relazioni con gli altri esseri umani (la vicenda che si conclude con l’arresto del padre, l’internamento delle figlie in un ospedale psichiatrico, il suicidio cruento del principe). Rilettura che coincide peraltro perfettamente con il colore sinistro e cupo della partitura, ben sottolineato da Tomáš Hanus. Ottimi anche gli altri cantanti, soprattutto il tenore Klaus Florian Vogt per l’intensità espressiva che dà al personaggio del principe, e Nadia Krasteva (la duchessa straniera) per la bella voce ambrata.

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