L’Italia non è ancora un paese enologicamente maturo. E così la stragrande maggioranza degli spumanti viene aperta soltanto in occasione di festeggiamenti, con le vendite che si impennano tra Natale e Capodanno.

 

Visto che lo Champagne rimane il prodotto “da sogno” per la stragrande maggioranza dei consumatori ve ne consigliamo dieci, quasi tutti di piccoli produttori, con una forbice di prezzo piuttosto ampia, in modo che ciascuno trovi l’eccellenza in rapporto alle sue tasche. Ma se 40 euro per una bottiglia di vino vi sembrano troppi, scegliete un Metodo Classico italiano, come un Franciacorta Docg o un Trento Doc, invece di ripiegare su uno Champagne da 25 euro in offerta al supermercato. A questo primo consiglio, ve ne diamo qualche altro per godere al meglio ciò che avete acquistato.

 

Intanto un po’ di storia. L’invenzione dello Champagne, così come lo conosciamo oggi, si deve a Dom Perignon, tesoriere e responsabile della cantina dell’abbazia benedettina di Hautvillers dal 1668 al 1715. Fu lui a mettere a punto sia il metodo della rifermentazione in bottiglia (quel che in Italia si chiama Metodo Classico) sia a inventarsi il sistema della cuvée, cioè l’assemblaggio di vini di diverse annate, provenienze e varietà. In tutto questo fu aiutato da due formidabili invenzioni coeve: la messa a punto in Inghilterra di bottiglie con vetro più spesso, in grado di resistere alla pressione dei vini spumantizzati senza scoppiare, e l’idea di tappare le bottiglie con il sughero, metodo già utilizzato in Spagna e appreso da alcuni pellegrini di ritorno dal Camino de Santiago. Per l’invenzione della gabbietta di filo metallico e della capsula, che fanno sì che il tappo non venga espulso e non ci siano perdite di effervescenza, occorre aspettare, invece, il 1844 e il colpo di genio del produttore di Champagne Adolphe Jacquesson. Sempre Dom Perignon –che incredibilmente era astemio– identificò le uve più adatte alla produzione di Champagne, lo Chardonnay, che dona finezza ed eleganza, il Pinot Nero, che dà corpo e potenza, e il Pinot Meunier che conferisce rotondità e profumi intensi.

Oggi il territorio della Champagne è diviso in cinque zone, Montagne de Reims, Vallée de la Marne, Côte des Blancs, Côte de Champagne e Côte de Bar, e comprende 319 Comuni, dei quali 17 sono grand cru, cioè i comuni la cui produzione è riconosciuta come top di qualità, e 44 Premier Cru (gli altri sono detti Cru Périphérique).

Se in etichetta è riportata la dicitura Blanc de Blancs significa che lo Champagne è ottenuto da sole uve a bacca bianca, quindi da solo Chardonnay; se c’è scritto Blanc de Noirs, significa che è prodotto da sole uve a bacca nera, quindi Pinot Nero e/o Pinot Meunier; se non c’è scritto nulla significa che sono state utilizzate le tre uve in assemblaggio. Altrettanto importante è sapere il grado di “dolcezza”, dato dal liqueur d’expédition, dello Champagne che si sta acquistando: la stragrande maggioranza delle bottiglie in commercio è Brut, mentre l’Extra Brut e il Pas Dosé, detto anche Dosage Zero, sono più secche; le versioni con maggiore tenore zuccherino sono l’Extra Dry, il Dry, il Demi Sec e il Doux.

Un’altra indicazione utile in etichetta è la parola Millesimato: quando compare significa che quel determinato Champagne è stato prodotto con uve dello stesso anno; in questo caso, l’affinamento sui lieviti è di solito più lungo, il prodotto di maggiore livello e il costo più alto. Infine, controllate anche la data di sboccatura (dégorgement, in francese); non sempre è indicata, ma quando c’è vale la pena approfittarne: più recente è la data di sboccatura, migliore è lo Champagne che state acquistando, a meno che non si tratti di una grande e pregiata cuvée concepita per l’invecchiamento.

L’ultimo consiglio è anche quello più importante: non bevete mai uno Champagne in abbinamento con un dessert: ai dolci vanno abbinati vini dolci e mai vini secchi. Sceglietelo per aperitivo, per pasteggiare o, se volete, bevetelo a mezzanotte insieme al cotechino.

 

Gli Champagne consigliati:

Marie-Noelle Ledrù
Extra Brut Pinot Nero 85% e Chardonnay 15%, 41,50 euro in enoteca.

Benoit-Lahaye

Rosé de maceration Brut, Pinot Nero 100%, biodinamico, 43 euro in enoteca.
 
Egly-Ouriet
Les Vignes de Vrigny, Blanc de Noirs, 100% Pinot Meunier, 53 euro in enoteca.  

Francoise Bedel
Entre Ciel et Terre Brut, Pinot Meunier 100%, biodinamico, 58 euro in enoteca.  

Dufour
Brut Nature 1995, Blanc de Noirs, 100%, Pinot Nero, 58 euro in enoteca.  

David Léclapart
L’Amateur Extra Brut, Blanc de Blancs, 58,50 euro in enoteca.  

Ruinart
Millesimato 2002, Blanc de Blancs, 65 euro in enoteca.  

Jerome Prevost
La Closerie Rosé Extra Brut, Blanc de Noirs, 100% Pinot Meunier, 85 euro in enoteca.  

Philipponnat
Clos de Goisses 2000, Brut 50% Pinot Nero, 50% Chardonnay, 113 euro in enoteca.  

Jacques Selosse
Rosé Grand Cru, 144 euro in enoteca.
 

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