I dettagli dell’operazione riguardante gli strumenti derivati e i tassi di interesse di cambio avvenuta nel primo trimestre 2012 erano già stati trattati nella relazione semestrale.
Oggi Repubblica e Financial Times hanno riportato la notizia che la Corte dei conti aveva messo sotto esame i derivati stipulati dalla Repubblica italiana a copertira del debito per un valore complessivo di circa 160 miliardi di euro a fronte di titoli in circolazione, al 31 gennaio 2012, per 1.624 miliardi con un portafoglio degli swap del Tesoro che ammonta a poco meno del 10 % dei titoli di Stato in essere.
La Corte dei Conti, ha comunque tenuto a precisare che:
“In merito alle notizie diffuse oggi dalla stampa nazionale ed internazionale sui rischi di perdite relative ad operazioni in derivati gestite dal MEF, la Corte dei conti precisa quanto segue:
- sul tema della gestione del debito pubblico, e quindi anche sulle operazioni ad essa connesse, la Corte riceve dal Dipartimento del Tesoro, con cadenza semestrale, una specifica relazione prevista dal DM 10 novembre 1995;
- le operazioni di sottoscrizione del debito pubblico, nonché quelle di natura creditizia, mobiliare e valutaria non sono soggette al controllo preventivo della Corte, ai sensi dell’art. 13, comma 13 della legge n. 20/1994;
- le quantificazioni sulle possibili perdite connesse alla rinegoziazione dei contratti sui derivati e ad eventuali oneri per l’erario non sono attribuibili in alcun modo alla Corte;
- la stessa Relazione al Parlamento sul Rendiconto generale dello Stato, che accompagna la decisione di Parificazione prevista per domani, non contiene alcuna stima in materia;
- come indicato dal Financial Times di oggi, le stime sono state avanzate da tre esperti indipendenti consultati dallo stesso quotidiano.
Infine si precisa che l’indagine richiamata dalla stampa è unicamente riferibile all’operazione, già conclusa all’inizio del 2012, con la quale si è provveduto alla chiusura di un contratto sottoscritto nel 1994 con la Banca Morgan Stanley.”