Era il 4 maggio del 1989 quando Danila Castelli, ammalata da nove anni di una gravissima forma di ipertensione arteriosa provocata da diversi tumori, si immergeva nelle piscine di Lourdes.

Aveva 43 anni allora, 34 quando si ammalò, e le sue condizioni erano talmente gravi, che i medici le avevano negato il permesso di lasciare la sua casa in un paese nella provincia di  Pavia, per recarsi in pellegrinaggio a Lourdes.

Ma Danila aveva un marito e quattro figli che amava e che non voleva lasciare prima di essersi recata a pregare alla grotta di Massabielle.  Non era la prima volta che si recava nel Santuario ai piedi dei Pirenei, ma sapeva che quella sarebbe stata l’ultima. Così, nonostante il divieto dei medici, partì e giunse in quel luogo speciale in cui tutti gli ammalati si sentono finalmente accolti e consolati, dove regna l’amore e la serenità, dove si incontra il Signore. Prima di morire Danila voleva provare di nuovo quelle meravigliose emozioni, voleva sentire il cuore battere forte per la gioia di sentirsi totalmente amata e accettata così com’era: malata terminale. Infatti, come lei stessa afferma, anche nei momenti di maggiore sofferenza ha provato sempre molta gioia e serenità perché, dice Danila, la croce che è terribile, può fiorire se vissuta nella fede. Nel precedente pellegrinaggio Danila aveva chiesto un regalo alla Madonna, di poter condividere l’esperienza meravigliosa di Lourdes con il marito, che invece non capiva cosa ci fosse di tanto speciale in quel luogo. 

Erano le 8,30 del mattino del 3 maggio quando all’improvviso il marito di Danila le disse di preparare la valigia perché sarebbero partiti per Lourdes. Fu così tanta la gioia che alle 9 erano già in auto diretti in Francia. Quel viaggio fu terribile per Danila, ormai consunta dalla malattia, incapace quasi di reggersi in piedi, ma felice di poter tornare per l’ultima volta nel luogo che più amava. Lei afferma che chi va a Lourdes è chiamato, anche chi vi si reca per curiosità, in fondo al cuore ha sentito una chiamata, proprio come Bernadette venne chiamata da Maria.

Il giorno dopo, il 4 maggio, era giovedì e festa dell’Ascensione, e Danila decise di andare alle piscine per chiedere tre cose: per prima, pur desiderando la morte il più presto possibile perché ormai non aveva più la forza di resistere, chiese la vita, chiese di continuare a vivere ancora un po’ per i suoi figli che ancora avevano bisogno di lei; poi mise nelle mani di Dio il suo matrimonio, e infine chiese che il marito perdonasse i medici che avevano sbagliato con lei procurandole maggiori sofferenze di quelle che sarebbero state. Il bagno fu veloce, tutto si svolse in fretta e subito dopo Danila uscì dai locali dove si svolgeva il bagno. Trovò ad attenderla il marito che le disse di avere finalmente capito e di avere perdonato quei medici che fino a poco prima voleva denunciare.

In quel momento Danila comprese che era successo un miracolo, ma ancora non aveva nemmeno il sospetto di avere anche il fisico guarito. Subito dopo, però, si rese conto che era avvenuta anche la guarigione fisica, che improvvisamente e in modo repentino il suo corpo era tornato normale, non portava più alcun segno del male che la stava uccidendo.

Da quel giorno sono trascorsi 25 anni in cui il Bureau Medical ha raccolto tutta la documentazione sanitaria, ha sottoposto Danila ad esami clinici e infine ha decretato la sua guarigione come “inspiegabile” scientificamente. Solo a quel punto la Chiesa ha potuto dichiarare il miracolo. Danila Castelli è ufficialmente la 69° miracolata di Lourdes.  Danila però ama considerarsi un segno più che un miracolo, infatti ritiene che la sua guarigione non sia avvenuta per i suoi meriti personali, o perché lei è una persona speciale, ma semplicemente perché tutti possano credere che i miracoli esistono davvero.

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