Occorre una rinnovata stagione nella cooperazione Euro-Mediterranea, ormai in crisi in una Unione europea che stenta a parlare con una voce unitaria e appiattita sulla gravissima emergenza umanitaria dell’immigrazione, per la quale ancora non si trovano plausibili vie d’uscita e di efficace tutela dei diritti dei migranti.
E l’Avvocatura istituzionale, già impegnata in programmi concreti come il “progetto Lampedusa”, e in occasione dell’avvio del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea rilancia l’offerta di un contributo a “fare rete” con le altre istituzioni per contribuire alla costruzione di un nuovo sistema di relazioni, fondato sul rispetto dei diritti umani e sul rilancio economico dei Paesi del Mediterraneo.
Per questo è nato Odimed, l’Osservatorio internazionale sul rispetto dei diritti umani del CNF, al quale partecipano diverse istituzioni, che ieri ha avviato la sua attività con un incontro seminariale dedicato al tema “I Piani di sostegno della ‘Ue ai paesi del Mediterraneo tra passato e futuro”.

“Il rispetto dei diritti umani e un maggior coordinamento politico ed economico internazionale nella gestione umanitaria dei flussi migratori nell’area del Mediterraneo e nei rapporti tra sponda Nord e sponda Sud, rappresentano un’importante sfida di civiltà per l’Europa. L’Italia deve tornare ad occuparsene e vogliamo offrire il contributo culturale e giuridico dell’Avvocatura”, ha aperto i lavori il presidente del CNF Guido Alpa. “ A fronte di un contesto di alta instabilità politica dei Paesi dell’area del Mediterraneo, ci impegniamo in una azione propulsiva dell’Avvocatura, anche per il tramite la rappresentanza europea del CCBE, al rilancio dei programmi di cooperazione umanitaria internazionale che, dopo i primi embrioni nella rivendicazione dei diritti dei Paesi come l’Egitto, Libia, Siria, Tunisia e Marocco, hanno subito un forte rallentamento”.

Sulla necessità di una formazione di una coscienza multietnica nella società civile e la creazione di nuove forme di cooperazione a livello europeo che superino le rigidità e l’immobilismo della comunità internazionale concordano gli interventi del vice presidente dell’Odimed Salvo Andò e del responsabile relazioni Euro mediterranee, Antonio Badini.
Per Enrico Granara, ministro plenipotenziario coordinatore per le attività multilaterali euro-mediterranee-Ministero Affari Esteri, occorre ripartire dall’idea che l’area del Mediterraneo non è un punto debole e di rischio per le democrazie occidentali. Condividendo le analisi degli altri interventi su un possibile nuovo modello di programmi internazionali finalizzata ad uno sviluppo reciproco in un sistema di cooperazione paritaria tra l’Unione europea e i Paese del Mediterraneo, cita l’occasione rappresentata dell’energia pulita e delle reti dei servizi di trasmissione. “Nell’ambito dell’Unione del Mediterraneo-alla quale partecipano 43 paesi, alcuni dei quali nonostante i conflitti- si può fare molto”.
La cultura della democrazia e il rispetto dei diritti fondamentali, è l’opinione emersa nella tavola rotonda organizzata dall’Odimed, non si può imporre con modelli precostituiti o con programmi economici centralizzati. I diritti e la loro conquista, sono un processo graduale e faticoso che va conquistato sul campo, al di là del continuo cangiare delle fasi politiche ed economiche del momento

Ricorda l’immagine dell’avvocata tunisina che agita la bandiera del proprio Paese quale simbolo della lotta per il riconoscimento delle libertà fondamentali nel corso delle c.d “primavere arabe”, il vicepresidente del CNF Carlo Vermiglio: “Sulla lotta alla violazione dei diritti degli immigrati che il traffico delle persone ha profondamente minato in questi anni, occorre restare vigili. Il CNF con il presidio giuridico permanente realizzato a Lampedusa con la Scuola Superiore dell’Avvocatura e l’Unione degli Ordini forensi siciliani, intende adempiere al suo delicato ruolo di costruzione positiva di una cultura comune a difesa dei diritti umani e dei più deboli”

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