Scherzando si può dire di tutto, anche la verità. La citazione di Sigmund Freud è una delle tante ma questa in particolare rende bene l’idea di come sia stata impostata dal presidente (uscente) dell’Unione delle Camere penali italiane, Valerio Spigarelli la sua ultima relazione al congresso di Venezia.

Un intervento a ritmo di blues, molto ironico ma preciso e dettagliato.
E allora giù con citazioni di Bismark (Per mantenere il proprio rispetto per le salsicce, così come per le leggi, uno non deve guardare mentre le preparano) ripercorrendo questi ultimi quattro anni vissuti pericolosamente non solo dagli avvocati penalisti ma soprattutto dall’Italia (la relazione è integralmente leggibile negli allegati).
Governi iniziati nel 2008 con forti maggioranze, naufragati paurosamente dopo due anni, governi “sostenuti da Confindustria” e governi che hanno tentato di fare le riforme.
In mezzo, ricorda Spigarelli, tutte le leggi possibili e immaginabili: la riforma dell’ordinamento forense strappata in extremis a camere praticamente chiuse, l’abuso di custodia cautelare, lo svuota carceri e molto altro.
Sul fronte avvocatura Spigarelli cita: “di iscritti ce ne sono troppi, di quelli veri troppo pochi” e aggiunge pure che “siamo l’unica categoria professionale che ha eletto Tafazzi a proprio vate immaginifico”.
Autocritica pura quando parla di tirare fuori i cabasisi alla Montalbano maniera, contro lo strapotere dei magistrati, ma anche critica pura quando parla di un Parlamento e di una Politica sempre pronta a legiferare sull’enfasi delle emergenze.
E allora concludendo il presidente Spigarelli ribadisce che servirebbe una riforma della Giustizia, quella vera, improntata su di un modello ordinamentale che spezzi la chiusura ipercorporativa della magistratura italiana, con separazione delle carriere e due Csm.
La relazione conclude con la Zeta di Zanon, che pur non essendo penalista è stato vicino alle battaglie dei penalisti: “perchè se la destra e la sinistra di questo paese avessero una maggioranza di persone come Nicolò Zanon diventeremmo un posto serio, corretto, con discussioni forti e piene di passione ma anche di rispetto vero per gli interlocutori e le loro ragioni”.

Certo, avrebbe potuto essere anche “la zeta di zero spaccato per alcuni protagonisti della vita politica o giudiziaria di questo paese da Di Pietro a Travaglio, dalla Milella a Santoro, da Grillo ai Grillini, da Caselli ad Ingroia” ma sarebbe venuto fuori un bel casino…

Domani è atteso il ministro della Giustizia Andrea Orlando e subito dopo l’Unione è chiamata a rinnovare i suoi vertici. Due i candidati alla presidenza: Beniamino Migliucci, di Bolzano e Salvatore Scuto di Milano. 

Relazione del presidente Valerio Spigarelli – Venezia 19 settembre 2014

Di Golem

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