Secondo il Consiglio nazionale forense è una contraddizione inaccettabile puntare ad un processo tributario più garantito e poi allargare la platea dei soggetti ai quali affidare la difesa dei contribuenti.
Suscitano molte perplessità e valutazioni di inopportunità  le proposte di modifica annunciate in commissione finanze del Senato in merito alla “Delega fiscale”: proposte di modifica che dovrebbero essere messe in votazione domani, che riguardano l’ampliamento dei soggetti abilitati a rappresentare i contribuenti innanzi alle Commissioni Tributarie ed estendono potenzialmente la platea dei difensori, già pletorica allo stato attuale.

L’ampliamento della categoria dei difensori, ad avviso del CNF, contrasta con la prospettiva di un processo, quello tributario, i cui attori-giudici e difensori- devono essere caratterizzati da alti profili di qualificazione e specializzazione professionale, al pari delle altre giurisdizioni, propriamente a tutela dei cittadini contribuenti.
La auspicata professionalizzazione del giudice tributario, collocato a tempo pieno in questa giurisdizione, che la stessa Delega fiscale persegue con norme specifiche,  verrebbe fatalmente contraddetta dalla presenza di soggetti non idoneamente dotati delle necessarie conoscenze degli istituti processuali, con il rischio concreto di non garantire la piena tutela dei diritti che i contribuenti richiedono.

Val la pena di ricordare che il decreto delegato n.546/92 (Disposizioni sul processo tributario) aveva già ridimensionato il novero dei difensori abilitati, sfrondandolo della presenza dei soggetti privi di una specifica qualificazione e non idonei a garantire la difesa nell’ambito di un processo accentuatamente giurisdizionalizzato. 

Proposte di modifica che andassero in una direzione opposta indebolirebbero, anziché rafforzare,  la difesa tecnica con una evidente ricaduta negativa sulla dialettica del processo, alla cui riuscita ed al cui esito sono funzionali tanto la professionalità del giudice quanto quella del difensore. 

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