Italo Calvino parlava di anti-italiano o anti-lingua quando i tecnicismi e le espressioni gergali usate nel “burocratese” di giornali e pubbliche amministrazioni, sfuggivano alla comprensione del lettore medio: lo scrittore si scagliava contro quelle espressioni, più o meno originali, che tentando di essere sintetiche o colte finivano per riempire articoli o dispacci della polizia, che poco avevano in comune con la lingua parlata dal popolo… Calvino non si capacitava del fatto che nei documenti dell’antilingua non si potesse scrivere, per esempio, “ho fatto”: bisognava scrivere “ho effettuato”.

In un articolo intitolato “Per ora sommersi dall’antilingua” portava l’esempio di un resoconto di un brigadiere, molto simile ad alcuni contemporanei comunicati copiati e incollati dagli addetti stampa delle forze dell’ordine, in cui per descrivere un banale furto si ritrovavano frasi auliche e ridondanti come: “il sottoscritto essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire l’avviamento dell’impianto termico, dichiara d’essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti vinicoli…”

Ma l’antilingua continua a sommergerci, traboccando dalla stampa, e ci inonda sempre più di “news” e poco di “informazione” che, a differenza delle notizie “lancio”, richiede tempo, sforzi e riflessione. Quindi, poco è cambiato dall’epoca di Calvino, a poco o nulla è servito il successo neorealista e l’acceso interesse per le differenze dialettali, interesse che non ha nulla in comune con quello demagogico della Lega che voleva riportarlo nelle scuole. Adesso si è passati alle “gare di burlesque” nominate da Berlusconi in queste ore per giustificare gli strambi-hot travestimenti di ragazze che dichiarano di fare le “etère”( così venivano chiamate le prostitute “di lusso” nell’antica Grecia).

Chissà cosa penseranno la (famosa) casalinga di Voghera o lo studente romano di architettura quando stasera, mentre ascolteranno un tg distrattamente perché stanno preparando la cena, oppure leggeranno un titolo di un dispaccio su facebook dal loro smartphone, quando sentiranno parlare di questo “burlesque” e dell’ex premier che improvvisava spettacolini di dubbio gusto: forse solo lo studente con il suo telefonino avrà la pazienza di capire che gli show “live” noti come “bunga bunga” (un altro termine che ha una lunga storia, anche umoristica, prima di finire in bocca a Silvio) si ispiravano a rappresentazioni teatrali della “Victorian Age”, con una forte carica erotica, ovviamente.
Per non parlare della confusione che c’è stata con l’arrivo di Monti: l’Italia è stata commissariata? E che vuol dire commissariata? E da chi? Dalle agenzie di rating, dalla BCE, dall’asse Francia-Germania, dai “mercati” che non si fidano… e chi sono i mercati? E che sarà mai questo governo tecnico e provvisorio? Un governo di larghe intese, di transizione, di transizioni o di salute pubblica, come disse Montezemolo, o magari un governo di coalizione per salvare la nazione?
E perfino l’operaio siciliano che ha sempre “votato comunista” si interroga ancora su chi siano questi “furbetti del quartierino”.

E pure l’imprenditore piemontese, che vota Pdl, non ha ben capito, dopo che se ne era parlato a iosa, come questo “Lodo Alfano” (ma sarà veramente un lodo?) avrebbe aiutato la giustizia, mentre il fan-sfegatato di Travaglio che, anche se non riesce mai a leggerli, compra tutti i suoi libri, saprà sicuramente che ha una qualche relazione con quello che fu il Lodo Maccanico…

E magari il pastore sardo, il pizzaiolo napoletano e l’operaio lombardo, sempre per usare stereotipi dell’italiano medio, hanno anche delle difficoltà a capire cosa sia questo “cerchio magico”, che prepotentemente si è affermato nelle cronache dell’ultimo scandalo che ha coinvolto la Lega Nord.

IL CERCHIO MAGICO: DAL PAGANESIMO A DRAGON BALL
Già l’anno scorso i tg, con la loro tipica antilingua, cominciano a raccontare che la Lega investiva soldi in Tanzania: era l’inizio di una serie di scandali che stanno travolgendo il partito fondato da Bossi, e che partono da un’indagine della DDA calabrese (nella serie di scandali, per esempio, si è visto anche lo scagnozzo autorità sportivo-padana, maestro di karate nonché autista personale di uno dei figli di Bossi, la “Trota delfinesca”, che ha “denunciato” Renzo a mezzo stampa su Oggi, con video che ritraggono il delfino di Bossi che disinvoltamente intasca i soldi destinati a mantenere autista e macchina.: se Bossi lo avesse mandato a studiare all’estero, magari in Tanzania o in Svezia, probabilmente il cerchio magico non sarebbe mai esistito).

In sintesi, il tesoriere della Lega Nord e uomo dalla brillante e improvvisa carriera, Francesco Belsito attualmente indagato per riciclaggio, avrebbe usato i soldi dei rimborsi elettorali (forse bisognerebbe chiamarli “investimenti elettorali”) per finanziare, anche tramite spostamenti in paradisi fiscali vari e operazioni fittizie, la famiglia di Bossi, il clan ‘ndranghetista De Stefano, un attico ladrone-romano di Calderoli, la sindacalista terron-padana Rosi Mauro che prima dello scandalo fu celebre alle cronache rosa perché, “appartata” nel parlamento in ora tarda con un poliziotto-sosia di Elvis, avrebbe fatto scattare l’allarme nella presidenza del Senato.

In questo contesto si è cominciato a usare il cerchio magico, che non è la mossa-diversivo che Crilin, nel cartone animato Dragon Ball, crea materializzando dal nulla un cerchio lucente ed estremamente tagliente, distruttivo. Si dice che il cerchio magico – anche dopo l’ultimo raduno farsa che vedeva Bossi e quello che sagacemente gli fa le scarpe con una scopa in mano tipo Maga Magò (per restare al mondo dei cartoon), l’ex ministro degli interni Roberto Maroni – sia l’insieme di quei vertici della lega corrotti, orchestrati dalle donne di Bossi e dalla cosiddetta “Badante”, quella che si compra le lauree “tarocche” o “pezzettotate”, per dirla alla napoletana, sempre lei la sindacalista Rosi e vice di Schifani.
In un crescendo di contraddizioni goffe e di isteriche teorie complottiste, Bossi assolve la famiglia e i componenti “da salvare” del cerchio, mentre Maroni, con la scopa-simbolo in mano, in una scena degna della peggiore commedia-politica all’italiana, chiede pulizia, invoca epurazioni e passaggi sotto un giogo di scope uncinate dette, per l’appunto, “scope caudine”.
In contrapposizione alla “Lega Ladrona” del cerchio si sarebbe creata anche la corrente, internamente al partito, del “quadrato magico” con in testa quel politico che prendeva a morsi le gambe delle forze dell’ordine che perquisivano, ieri come oggi, la sede del partito padano, un certo Bobo Maroni.
Il cerchio magico, in sostanza, è anche una sorta di “demenza senile” in cui, complice l’età, si affastellano anche le prese in giro che vengono perfino dalla famiglia che racconta di studi universitari mai intrapresi e di imprese sportive inesistenti inventate solo per il compiacimento del papà-re Umberto, quello apparso pure nel film sulla figura leggendaria di Alberto da Giussano con un improbabile Raz Degan e i soldi dei cittadini investiti in “cul”tura padana. Un po’ come nel film “Good By Lenin” dove una madre addolorata e in coma per la caduta del regime comunista viene convinta dal figlio che il muro di Berlino non è mai caduto. C’è però anche chi non assolve Bossi ma anzi sottolinea: sapeva benissimo e ha paura di quello che emergerà. E, per finire, lo stesso Bossi ha negato l’esistenza del cerchio.

Sicuramente Bossi come leader si può definire quantomeno confuso, e forse fa il confuso da sempre: non era lui quello che negli anni ’90 diceva in tv che Berlusconi riciclava i soldi della mafia, che diceva “Il mafioso di Arcore” sostenuto e rilanciato da titoloni e articoli de “La Padania”, giornale che poi ha provato a rimuovere dal proprio archivio online almeno quelli più pesanti? Intento vanificato perché quelle perle di giornalismo sono rispuntate sul web, si possono leggere per esempio quelle 10 domande sui rapporti mafia-Berlusconi: a confronto le 10 di D’Avanzo su escort e compagnia sono barzellette.
E non è lui quello che diceva di volere spazzare via i fascisti dalla lega, e poi si ritrova un certo Borghezio al congresso delle “scope caudine” che inveisce contro la Roma ladrona, ma di nascosto sogna quella littoria?: Sebbene adesso quasi tutti lo conoscano per le boutade tipo vendere Campania e Sicilia allo straniero, svelare i segreti dei complotti bancari e degli UFO, un certo Borghezio non ha mai smentito di essere appartenuto a “Ordine Nuovo”, dopo che da giovane fu fermato con volantini dell’organizzazione eversiva di destra. Ed è sempre lui quel giovane che cresciuto, e divenuto europarlamentare, pochi anni fa fu ripreso da una telecamera nascosta francese in un convegno semi-clandestino a Nizza di giovani neofascisti: “infiltratevi come movimento regionalista, ma sotto sotto rimanete sempre gli stessi”.

Ma, vicende giudiziarie e storico-contemporanee a parte, il cerchio magico in questa accezione era già spuntato lo scorso autunno, quando si parlava ancora confusamente di Tanzania e Svezia: prima indicava lo stesso gruppo di potere leghista ma con un’allusione a un rituale pagano, un cerchio che separa la realtà dall’irreale, quel cerchio in cui Bossi, più o meno consciamente, sarebbe finito anche per l’ictus da cui è stato colpito. E in questi giorni ha ripreso quota la voce, non ancora smentita, secondo la quale sarebbe stata una notte a base di sesso e viagra o cos’altro con Luisa Corna a scatenare la malattia (si dice pure che la show-girl non avrebbe chiamato l’ambulanza ma amici del partito).

Sia come sia, cerchio o non cerchio, magico o no, Dragon Ball a parte, l’interrogativo che ora pesa sull’opinione pubblica, e che forse resterà irrisolto anche se arrivassero provvedimenti che “cambieranno tutto per non cambiare nulla”, riguarda il bilancio dei partiti. Ci vuole un giro di vite, si dice, ma forse, per la tangentopoli perpetua, questo potrebbe essere il giro di boa.

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