Da poco più di tre anni il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riceve ogni settimana una lettera da Giacinto Mariani, sindaco di Seregno, in Brianza. Il primo cittadino del Comune lombardo non scrive al Quirinale per lamentarsi della crisi, per chiedere aiuti economici o per protestare contro qualche torto politico: vuole, semplicemente, sapere perché nell’estate del 2009 un suo concittadino, Carlo Anselmi, è morto a Cuba.

Il 18 agosto di quell’anno Carlo Anselmi si trova a Cayo Barcelo, sulla costa orientale dell’isola: dopo aver bevuto una bibita nel residence in cui soggiorna, si sente male e chiede aiuto. Racconta oggi Agostino, papà di Carlo: “Il medico dell’hotel non si accorse che Carlo aveva lo stomaco perforato, e gli somministrò semplicemente due calmanti”. Le sue condizioni, però, peggiorano immediatamente. Il seregnese viene trasportato all’ospedale di Santa Clara, a tre ore di distanza dal residence, su un furgone, senza alcuna assistenza medica. Nell’ospedale cubano viene operato e collocato nel reparto di terapia intensiva. Non ha febbre, ma, viste le condizioni igieniche pessime della struttura in cui è ricoverato, è altissimo il rischio di contrarre un’infezione. E così accade: mentre dall’Italia papà Agostino prova a mettersi in contatto con la Farnesina, con il Consolato a Cuba e con l’Unità di Crisi, la situazione clinica di Carlo, complice una febbre molto alta, peggiora di giorno in giorno. Agostino, dopo aver chiamato inutilmente la compagnia assicurativa con cui suo figlio aveva stipulato una polizza (che prevede il rientro immediato in aereo in caso di ricovero), si sposta a Cuba, per portare Carlo in Italia da solo. I funzionari dell’ambasciata, però, contattano l’ospedale di Santa Clara con cinque giorni di ritardo, quando ormai è troppo tardi: il ragazzo muore il 28 agosto a causa di uno choc settico provocato da un batterio, l’acinetobacter, tipico delle sale di terapia intensiva sporche. Dopo i funerali, la Procura della Repubblica di Monza ordina che la salma venga riesumata: si scopre così che gli organi di Carlo sono stati espiantati.

Da quel giorno, Agostino Anselmi non si dà pace: vuole scoprire perché suo figlio è morto, di chi è la colpa, se è stato fatto tutto quel che si poteva per aiutarlo.

A partire dal febbraio del 2010, il sindaco di Seregno Mariani scrive ogni settimana una lettera al Presidente della Repubblica, ma anche al Ministro degli Esteri, al Presidente del Consiglio, all’Ambasciatore italiano a Cuba e all’Ambasciatore cubano in Italia.

Centinaia di lettere. Non ha mai ricevuto risposta. “Un anno fa – racconta – stavamo organizzando una conferenza stampa per annunciare il raggiungimento del triste primato delle cento settimane passate senza ottenere risposta. Qualche giorno prima della conferenza fummo contattati da un funzionario del Ministero degli Esteri, che ci chiese di annullare l’incontro con i giornalisti poiché vi erano novità all’orizzonte. Noi quella conferenza decidemmo di farla comunque: e, guarda caso, novità non ce ne sono state”.

Nel corso di questi tre anni e mezzo si sono alternati governi, ministri e funzionari, “eppure da Roma c’è sempre stato lo stesso atteggiamento sfuggente – ammette Mariani -: se ne lavano tutti le mani. L’impressione è che si faccia a scaricabarile: ma se scrivendo alle istituzioni non ottengo risposta io, che sono il sindaco di una città di quasi 50mila abitanti, come si può pensare che possa ottenerla un normale cittadino?”.

La politica nazionale sembra essersi disinteressata al caso: a parte un’interrogazione parlamentare presentata dal leghista Paolo Grimoldi, “nessuno ha fatto niente”, racconta Mariani: solo lo scorso 19 giugno Fabrizio Cicchitto, presidente della Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei Deputati, è intervenuto sul caso. “Ma con parole di circostanza”, specifica Agostino Anselmi, che poi affonda il colpo: “Sul sito dell’unità di Crisi c’è scritto che essa ‘agisce direttamente con i mezzi a disposizione, effettua diagnosi attraverso la telemedicina mobile, si occupa del rimpatrio di un malato in pericolo di vita, del coordinamento delle rappresentanze diplomatico – consolari nelle prime fasi dell’emergenza’. Ebbene, con Carlo non è stato fatto nulla di tutto ciò”.

Per ricevere risposte, l’amministrazione seregnese ha provato a coinvolgere anche Internet. “Il ministro degli Esteri Emma Bonino – racconta il sindaco brianzolo – è un politico molto popolare soprattutto sulla Rete. Per questo ci siamo rivolti al web e attraverso Twitter, da qualche mese, chiediamo ogni giorno: “@emmabonino Perché è morto Carlo Anselmi? #percarloanselmi”. Invitiamo tutti i cittadini italiani a combattere con noi questa battaglia, affinché esistano delle sedi diplomatiche funzionanti e in grado di garantire la sicurezza degli italiani all’estero. Di tutti gli italiani”.
Mariani conclude sconsolato: “La situazione oggi è a dir poco demoralizzante: scappano tutti nascondendosi dietro risposte di circostanza. Fatto sta che Carlo è morto e non si sa perché”.

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