foto di Gioia Granito

Boiata n. 1: IL CANE è MEGLIO PRENDERLO CUCCIOLO, PERCHÉ SE LO PRENDI ADULTO, NON SI AFFEZIONA.

Sull’argomento “cani” molti sanno tanto (o sono certi di sapere) e abbondano cugggini e cugggginate (il numero di “G” è direttamente proporzionale all’enormità della boiata). Quella succitata è una boiata delle più classiche. Sarebbe come dire che un mammifero sociale è incapace di stringere legami affettivi allo scadere dell’infanzia. Ve l’immaginate? Nei cani la finestra sociale è sempre aperta, anche in tarda età, proprio come succede per le persone. Cani e noi umani siamo capaci di affezionarci, stringere amicizie, amori, rapporti di collaborazione  e di amare di amore grande e sincero qualcuno mai visto prima, anche a fine percorso della nostra vita.

Io allevo Labrador, ma nella mia casa ho fatto posto per due cani adottati ADULTI da quei canili lager che in un Paese civile non dovrebbero esistere e che invece abbondano in Italia, e non soltanto. Nel corredo genetico di Iris, una delle due, presumo ci siano un Alano e un cane da caccia o forse un pitbull arricchito da un Cane Corso,. Il risultato di questa insalata italiana è una meticciona tigrata di quarantuno chili, alta 67 cm al garrese, con la faccia da molossoide. Un adorabile mostro femmina. È arrivata a me terrorizzata, dieci chili sotto il suo attuale peso forma, con dissenteria da stress, rogna, erlichiosi (una grave malattia emorragica trasmessa dalla puntura di una zecca). Non so quanto ancora avrebbe potuto resistere in canile. Quando è arrivata, voleva soltanto mettere una rassicurante distanza tra se stessa e ognuno di noi, pericolosi umani. Non l’ho costretta a farsi toccare da me. Mi limitavo a metterle sempre il guinzaglio a ogni uscita, perché ero certa della sua fuga, se l’avessi lasciata libera. Mi sono chiusa in enclave con lei in una stanza appartata, lontana da tutti gli stimoli. Dividevo soltanto con lei il mio sonno, non facendole mancare il cibo, aspettando che lei mi scegliesse, come io avevo scelto lei. Il cibo le piaceva, era affamata al limite dello sfinimento. Con cibo e rispetto l’ho conquistata, senza fretta. Un po’ alla volta, non si nascondeva più sotto il tavolo. Un po’ alla volta si è avvicinata, lasciandosi sfiorare. Un po’ alla volta è comparso lo scodinzolio. Poi è affiorata la curiosità: “Cosa c’è oltre quella porta?” A quaranta giorni dal suo arrivo, era pronta: Iris ha saputo come proporsi al mio branco di Labrador che l’ha accolta tranquillamente. Ha gradito le mollezze della vita casalinga, il calore della famiglia e… il divano. Adesso abbiamo una cagnona sempre al nostro fianco, che quando cammina ballonzola dalla felicità, che si è labradorizzata: la codona sempre in movimento, la groppona sempre pronta a ricevere gradite grattate, il mostruoso ghigno, che poi è il suo sorriso, sempre stampato sul muso.

Alla domanda: “Chi è quell’esserone peloso con le tette e con la coda?” si volta a pancia all’aria per ricevere carezze, sa di essere lei, l’esserone di casa. Iris è l’immagine della gioia e della fedeltà canina. Darebbe la vita per ognuno di noi, ci metterei la mano sul fuoco! Questa è la mia risposta da educatrice, allevatrice e “mamma” di Iris a chi vuole un cane cucciolo perché “gli adulti non si affezionano”.
www.canidigioia.it

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