L’Unione delle Camere penali italiane ha deliberato lo sciopero contro “i reiterati casi di aggressione alla funzione difensiva degli ultimi anni”.
In una delibera trasmessa alle più alte cariche dello Stato e ai capi degli uffici giudiziari i penalisti spiegano i motivi della decisione: i tre giorni di astensione inizieranno a Napoli con un incontro-manifestazione. “Si parte da una delle città dove si sono registrati preoccupanti casi sintomatici di una certa tendenza a tenere in poca considerazione la funzione difensiva” dicono i penalisti.
L’Ucpi, inoltre è intervenuta sulle anticipazioni degli ultimi giorni in merito al contenuto di un disegno di legge delega di riforma del codice di procedura penale di iniziativa governativa, sottolineando che al di là  della “discutibilità  degli interventi”, in merito alla attenuazione del principio di immutabilità del giudice, all’istituzione di un organo collegiale per l’emissione dei provvedimenti restrittivi e infine alla eliminazione del tribunale del riesame”, dei medesimi “non si trova traccia nei lavori della commissione ministeriale presieduta dal Presidente della Corte di Appello di Milano, Giovanni Canzio” , cui hanno partecipato esponenti dell’avvocatura penale anche appartenenti all’Ucpi, magistrati ed accademici.
Eppure, fanno notare i penalisti, si era legato il contenuto di tale intervento ai lavori della commissione ministeriale. In particolare è stata anticipata dai media anche una riforma della norma che prevede, a pena di nullità  assoluta, che la sentenza sia pronunciata dai giudici che hanno partecipato al dibattimento, e di quelle collegate che impediscono che in caso di cambiamento di uno o più giudici le prove debbano di regola essere rinnovate.
Ancora si è letto – prosegue la nota – di una possibile riforma delle norme sulla custodia cautelare con scomparsa del tribunale del riesame e contestuale istituzione di un organo collegiale deputato alla pronuncia delle ordinanze di custodia cautelare previo contraddittorio anticipato.
L’avvocatura penale, che scenderà  in astensione per tre giorni a gennaio per ribadire con forza l’effettività  del diritto di difesa, e l’importanza del principio di immutabilità del giudice, ha già e più volte espresso “la propria decisa contrarietà” ad entrambe le proposte.

Viceversa, aggiunge l’Ucpi, la commissione Canzio ha messo a punto una serie di proposte, sia relative alle misure cautelari ed al funzionamento del tribunale del riesame, che alla definizione del procedimento per tenuità  del fatto, che ai riti speciali, e più in generale alle indagini preliminari, sulle quali si è registrata una generale condivisione.
In attesa che “di tutte le proposte si discuta in parlamento, e già  registrando commenti che  si distinguono, per rozzezza, da parte dei soliti forcaioli di professione, che ogni volta che sentono odore di rafforzamento delle garanzie difensive accendono i roghi della inquisizione ed invocano il fantasma della sicurezza – concludono i penalisti –  è bene allora fare  chiarezza sui temi per i quali l’avvocatura penale, (l’Ucpi in particolare)  responsabilmente presta il proprio contributo per l’articolazione di riforme il più possibile condivise, e proposte sulle quali esprime, e da tempo, il proprio motivato dissenso.
Se si vuole arrivare ad una vera riforma della giustizia, infatti,  è bene seguire la strada della collaborazione, non quella contrapposizione, ma una volta imboccata questa strada non si devono alimentare confusioni rispetto agli obiettivi che si raggiungono: un conto sono le cose che  si discutono e sulle quali ci si può incontrare, un conto i prodotti autoreferenziali degli apparati ministeriali” .

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