Il 22 settembre alle ore 16.50 il Sole è entrato nel Segno della Bilancia.
Molto vasto il settore del cielo occupato dallo… Scorpione. E così una parte di esso, le Pinze o Chele o Tenaglie, vennero presto considerate come parte a sé, come asterismo indipendente. E quando lo Zodiaco fu diviso in dodici segni, le Pinze formarono il settimo segno e lo Scorpione l’ottavo, a partire dall’Ariete equinoziale. Discussa l’origine della figura. Sembra che già i Babilonesi chiamassero Zi-Ba.An.Na, cioè bilancia del cielo, questa parte della sfera celeste, ma la considerassero proprio una dipendenza dello Scorpione. E si è – al solito – supposta un’origine egizia della costellazione anche vedendo un rapporto tra il segno e la credenza egizia della pesatura delle anime con una bilancia.

In Grecia la Bilancia appare totalmente sconosciuta ad Arato e a Eudosso. Quanto al nome, sembra che il primo ad essere usato sia stato zygoi, cioè piatti della bilancia. Il singolare zygòn è attestato nel calendario dello Pseudo-Gemino, databile alla seconda metà del secolo II a.C. In un passo dubbio, Ipparco usa zygòs col significato di giogo (della bilancia) mentre di solito usa Chelai, cioè chele. Resta il fatto che la Bilancia come costellazione, se non come segno zodiacale di trenta gradi, non ebbe grande successo presso i Greci.

In Roma, invece, il termine Libra (libra, bilancia) è presente già in Varrone e Nigidio Figulo e fu, in seguito, sempre più usato. E il carattere più propriamente latino della costellazione appare sottolineato da espressioni come nostri Libram dixerunt (Igino) e quam Libram dicimus (Marziano Capella). A volta troviamo anche Iugum (giogo) e Trutina (ago della bilancia). Vari indizi, comunque, sembrano provare che, nella seconda metà del I sec. a.C., la costellazione della Bilancia appariva ai Romani come piuttosto recente. Virgilio, con una certa intenzione adulatoria, immagina che lo Scorpione ripieghi su se stesso per lasciar posto al nuovo Segno, sotto il quale è nato Ottaviano Augusto (Georgiche, I, 32.35). E la cosa appariva particolarmente favorevole a Roma, poiché gli astrologi, e soprattutto Taruzio Firmano, già all’epoca di Varrone, avevano stabilito che la fondazione dell’Urbe era avvenuta in un momento in cui la Luna si trovava in Bilancia. Qualche tempo dopo Virgilio, peraltro, Igino parla ancora di (Scorpii) prior pars in un passo dei suoi Astronomica, pur se poi opera una separazione netta tra Pinze e Scorpione. E Manilio, all’inizio del secolo seguente, impiegherà anch’egli formule evocanti a volte le Pinze, a volte la Bilancia. Dovette favorire l’adozione del termine Bilancia a scapito di Pinze il fatto che in quel periodo dell’anno il sole è all’equinozio di autunno: l’equilibrio, cioè l’egual lunghezza dei giorni e delle notti, si associava facilmente all’immagine di una bilancia.

La Bilancia, inoltre, veniva ad associarsi senza troppa difficoltà al vicino segno della Vergine, in cui si vedeva la dea della Giustizia. Non va poi dimenticata la tendenza per la quale di ogni oggetto celeste si cerca – e si trova – un portatore. E’ il caso, ad esempio, dell’urna dell’Acquario, retta appunto da un acquario, cioè da un portatore d’acqua. E così dapprima la Bilancia fu vista retta da un essere maschile, poi da un essere femminile e infine, proprio dalla contigua Vergine-Giustizia (che già reggeva la Spiga). Quanto al nome italiano di bilancia, viene dal latino tardo bilanx, composto da bis (due) e lanx (piatto).

Non molto adatta, forse, una bilancia a suscitare poetici racconti. Ma, come detto, le si è dato un portatore maschio prima di vederla retta dalla Vergine-Dike. Questo portatore, stathmouchos, in greco, ha acquistato un minimo di individualità sotto il nome deformato di Mochos, personaggio che – racconta Nigidio Figulo – ha per primo scoperto la bilancia e i pesi e, per questo, è stato posto tra le stelle come Libra (Libra est dictus). Ma, si è osservato, sarebbe stato più logico chiamare il personaggio maschio, con un termine maschile, Liber, invece che con il femminile Libra. E la cosa fu fatta; come anche fu fatto l’ulteriore passo di vedere, in questo Liber, Bacco-Dioniso (Manilio). Va peraltro tenuto presente che Libra non è il femminile di Liber, che suona Libera (in Roma, in effetti, Liber aveva culto con la sua compagna Libera). Un gioco di parole, quindi, quello Liber-Libra; come quello Liber-liberi (liberi vuol dire figli), sulla base del quale i Liberalia, le feste in onore di Libero, divennero il giorno in cui i fanciulli, giunti a maturità, indossavano la toga virile. Resta il fatto che l’identificazione del portatore di bilancia con Libero-Bacco era favorita dal periodo in cui il Sole traversava il Segno, periodo di vendemmia (Bacco, si sa, è anche il dio del vino). Ma tale identificazione non ebbe gran successo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *