Ore 9.10 Intervenendo a un incontro con i rappresentanti delle grandi case farmaceutiche (Bayer, Novartis e l’Unione Ciclistica Internazionale), propone una lunga e profonda riflessione sullo stato della sanità attuale: “Ciuari, ciuari, ciuari. Ciuari, ciuari, ciuari ah… Siamo fatti così: dentro abbiamo il cuore, solido motore. Siamo fatti così: trentadue bei denti candidi e splendenti. Siamo proprio fatti così, questo nostro corpo è meglio di un computer, vedrai”.

Ore 10.15
Si dichiara favorevole all’uso della marijuana a scopo terapeutico, a patto che uno non cerchi di ammalarsi apposta. Poi, fa preparare un opuscolo destinato ai genitori intitolato “Indizi per capire se vostro figlio fuma marijuana”: “Ieri sera vi ha chiesto di cucinargli sei bistecche da mezzo chilo l’una; in cucina ogni tanto sparisce misteriosamente la carta da forno; guarda Made in Sud e ride; sul pavimento di camera sua trovate spesso briciole di cioccolato al latte, ma a lui il cioccolato al latte non piace; quelle piantine di menta sul balcone sono proprio carine, ma non vi ricordavate che le foglie di menta avessero quella forma; in garage sta costruendo un impianto di illuminazione da far invidia a San Siro; non sono mai venuti a trovarlo tanti nuovi amici come nelle ultime settimane; anche il 15 dicembre la finestra di camera sua è aperta; i nonni vengono a trovarlo ogni giorno e dimostrano trent’anni di meno; riesce a guardare Quinta Colonna senza inca**arsi”.

Ore 12.40
Intervistata da Repubblica, l’inserto di gossip e costume del Venerdì di Repubblica, racconta quali credenziali le hanno permesso di diventare ministro della Salute. “In effetti da piccola ero piuttosto predisposta ad ammalarmi. Ho fatto pertosse, peritonite, periodontite e periviscerite. Praticamente al pronto soccorso avevo l’abbonamento. Ogni volta che ci andavo mi lasciavano un timbro sulla tessera, come le pizzerie d’asporto. Dopo dieci timbri mi hanno regalato una colonscopia in omaggio. Poi ho scoperto che fare la colonscopia mi piaceva, e quindi mi ammalavo apposta. Ma lo faccio ancora, per dimostrare di meritare il ruolo che mi hanno assegnato. Mi ammalo apposta: corro nuda sotto la grandine nei boschi, oppure mi rotolo tra i bambini dell’asilo che hanno la rosolia. Una volta per farmi fare la lavanda gastrica ho addirittura provato a mangiare un piatto di Benedetta Parodi”.

Ore 13.18
Insieme con i suoi collaboratori (Michele Mirabella di Elisir e Pierrot, il bambino di Esplorando il corpo umano) individua tre punti fondamentali per migliorare la sanità italiana: mettere Fiorello al posto di Luciano Onder a Medicina 33; liberalizzare la Tachipirina e metterla sul pandoro al posto dello zucchero a velo; impedire a Giulio Golia di girare altri servizi per Le Iene.

Ore 15.35
Dà l’ok per una campagna dedicata alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili: “Il preservativo va usato per qualsiasi rapporto sessuale o colloquio di lavoro”. Studia anche una brochure per i più giovani, “Scuse da usare se vostra mamma vi trova un preservativo in tasca”: “È di un mio amico”; “È di papà”; “È del nonno”; “Come, non è una cicca?”; “Ecco dov’era, ieri a Messa l’ho cercato per un’ora”; “Il farmacista non aveva resto da darmi”; “Sì, è vero, è mio, ma tranquilla mamma, non l’ho mai usato”; “No, mamma, è un palloncino che ho comprato per i bambini dell’oratorio. Fidati, ce l’aveva anche il parroco”; “Mamma, lo sai che se non lo metto i bambini dell’oratorio non si fanno nemmeno avvicinare”.

Ore 15.59
Studia alcuni tagli nel settore della sanità: aboliti i corsi di calligrafia per i medici di base, che si sono rivelati inutili; stop ai concorsi negli ospedali pubblici, che non c’è bisogno di fare ogni volta tutta ‘sta manfrina per assumere gente di CL; infine, demolizione di tutti gli ospedali della Calabria, visto che entrambi sono in perdita.

Ore 19.19
Riflette sul popolo italiano: “Hanno tutti il terrore delle malattie. Una volta i medici consigliavano ai propri pazienti di assumere un farmaco perché prendevano la mazzetta dalle case produttrici. Oggi sono i pazienti che obbligano i medici a prescrivergli un farmaco.
«Ma signora, guardi che non è niente».
«Ma io mi sento gonfia».
«È solo aria».
«L’ultima volta che mi hanno detto così ho partorito».
«Glielo assicuro».
«Non mi interessa, mi dia qualcosa, subito».
Ho visto settantenni minacciare con un bicchiere di Novalgina infetto i medici. «Dammi altri farmaci o ti infetto. Ti attacco la vecchiaia»”. 

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