L’Italia sconvolta da inchieste sul sesso degli angeli, che poi sarebbero i nostri bambini, che non sono più bambini ma giovani adolescenti. L’Italia che esplode e rigurgita insulti alla moglie del puttaniere di turno che non disdegna giovani lolite disponibili a scambiare sesso  con la paghetta per un vestitino di marca. L’Italia che confonde il puttaniere con il pedofilo, il pedofilo con il pederasta.

E che casino di paese è mai questo?
I nostri “bambini” a 14 anni hanno la possibilità di intrattenere rapporti sessuali nel pieno rispetto della Legge perché entrano nella cosiddetta “età del consenso”. Che siano femmine o maschi, dai 14 anni in poi gli adolescenti  italiani sono  ritenuti capaci di esprimere consenso consapevole ad avere rapporti sessuali.  Possono dunque avere  una loro vita sessuale, eterosessuale o omosessuale, più o meno disinibita, più o meno condivisibile, più o meno gioiosa. Peccato che nessuno si occupi né in famiglia, né a scuola, né altrove di educarli all’affettività e alla sessualità,  tanto meno alla salute e alla prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili e alla prevenzione di gravidanze indesiderate. Mediaticamente qualcuno si sta occupando  di frugare nelle pieghe dei giochini sessuali degli italici adolescenti ma  nessuno si  domanda dove  i nostri “bambini” attingano le loro informazioni sulla materia: youporn e siti simili!

E così confondono sessualità con pornografia,  ma invero si potrebbe  dire lo stesso di molti dei loro genitori. La cronaca quotidiana ci narra continuamente le gesta erotiche di tanti  “ buoni padri di famiglia” che si sollazzano con le minorenni a pagamento, da Ruby e Berlusconi alle minorenni dei Parioli e il coniuge della Mussolini. E tanti sono quelli che si fermano lungo i marciapiedi e caricano ragazzine nigeriane, albanesi, ucraine, pescano carne fresca anche solo appena maggiorenne, consumano, pagano e tornano a casa per cena. Un bacio alla moglie e due alle figlie, magari adolescenti. Amen. 

Una recente indagine del Gruppo Abele quantifica in circa due milioni e mezzo gli italiani che “consumano” sesso a pagamento, tra loro la metà sono uomini sposati e aumenta la richiesta di prestazioni a pagamento con minorenni. Tra l’altro noi italiani figuriamo tra i primi posti nella orrenda statistica del turismo sessuale nei paesi del terzo mondo. Una ricerca dell’Università di Trento invece ci costringe a riflettere sul fenomeno della compravendita di sesso on line, in particolare tra un cinguettio e l’altro su twitter ogni 30 secondi viene pubblicato un annuncio di prostituzione e  si chiudono mensilmente 390mila prestazioni sessuali a pagamento.  

E se è vero, ed è vero, che non è “illegale” in Italia consumare sesso a pagamento, diventa reato se la prostituta è minorenne.  Dunque il “puttaniere” di turno non ha scampo e non può certo appellarsi al fatto che la minorenne appariva come più che adulta, esperta e stagionata o al più classico “io non lo sapevo”:  il reato resta e sussiste in ragione dell’età anagrafica della prostituta. Senza se e senza ma,  e pur anche quando prima, durante o dopo la prestazione la ragazzina si sia qualificata come  la nipotina di Tutankhamon.

La pedofilia però è tutt’altra roba, e non c’entrano affatto gli adolescenti, e in parte c’entra poco anche il sesso, inteso come “agito”. Pedofilo è un adulto che prova un’attrazione per  bambini che non hanno raggiunto la maturità genitale, che si completa tra gli 11 e i 13 anni. Dopo infatti, proprio in ragione di questa “maturità” sopraggiunge la già citata “età del consenso”.

Pedofilia non equivale ad un vero e proprio comportamento di abuso sessuale su minori, il pedofilo potrebbe non arrivare mai ad agire un comportamento sessuale con un bambino o una bambina, ciò non di meno “potrebbe” farlo, e se passa all’atto sessuale, ovvero all’abuso sessuale su un  minore, è criminologicamente parlando un “child abuser”. Molti soggetti possono mantenere il “desiderio” sessuale nei confronti dei bambini come “fantasia erotica” senza mai sfiorare alcun bambino e senza che questo  comporti alcuna alterazione relazionale. In sintesi ciò che si presenta come problematico da un punto di vista psicopatologico è necessariamente legato ad un “comportamento”, non alle fantasie se restano tali. Immaginare di essere milionari e fantasticare di sperperare un patrimonio in acquisti sconsiderati non ci rende  “folli”, agire un comportamento del genere in assenza delle risorse economiche o anche se le risorse le avessimo invece ci consegna alla dimensione del disturbo mentale. La sfera delle fantasie, erotiche e non, non può essere neanche materia di giudizio, né morale né giuridico, solo i comportamenti, gli agiti, le interazioni con gli altri, il “passaggio all’atto” o la modalità con cui le eventuali fantasie interferiscono con il funzionamento di un individuo  costituiscono interesse psichiatrico ed eventualmente criminologico e giuridico. Come nel caso della pedopornografia, anche solo “agire” la ricerca di materiale pornografico on line corrisponde ad un agito che peraltro alimenta uno squallido e disgustoso mercato che si costruisce sull’abuso sessuale di minori. E in questo caso il pedofilo è “passato all’atto” ed è perseguibile.

Una sola conclusione: in Italia non sono solo gli adolescenti a non avere alcuna cultura e competenza della propria emotività, affettività e sessualità, sono soprattutto gli adulti. I media e i social network potrebbero, dovrebbero forse, promuovere cultura, educazione non  certo confusione, disordine e approssimazione.
Comportamenti pedofiliaci e prostituzione minorile sono realtà di devianza e di criminalità di per sé stessi molto gravi e seri, a chi e a cosa serve confonderli e pasticciarci?
Il giochino dell’insulto e dello sberleffo politicamente scorretto può procedere ma il marito della Mussolini è accusato di prostituzione minorile, con la pedofilia non c’entra niente.
Se gogna mediatica deve essere che almeno il popolino bue delle piazze medioevali versione 2.0 sappia “sputazzare” sul bersaglio giusto. Che a sputare in aria il rischio è che  ricada in faccia.

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