Un quadro di regole il più possibile organico e omogeneo tra i diversi Paesi per cercare se non di risolvere, almeno di gestire non solo la immigrazione clandestina ma anche, e soprattutto, il fenomeno umanitario dei rifugiati.
Lo chiedono le Avvocature del Mediterraneo in una Dichiarazione comune che chiude due intensi giorni di lavoro in occasione della Conferenza internazionale delle Avvocature del Mediterraneo, che si è aperta venerdì 6 settembre a Taormina per iniziativa di Consiglio Nazionale Forense italiano, Conseil National des barreaux francese e Consejo General de la Abogacía Española.
I rappresentanti delle delegazioni presenti (Turchia, Andorra, Serbia, Albania, Romania, Marocco, Grecia, Montenegro, Palestina, Algeria, Spagna, Francia, Italia; anche Messico e Brasile) hanno raffigurato la situazione dei propri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo illustrando, tutte, delicati profili di criticità molti dei quali derivanti da approcci che non tengono conto delle diverse ragioni della immigrazione (ragioni identitarie, politiche, economiche etc. etc).
Senza contare la difficile affermazione di una tutela efficace e concreta dei diritti delle persone coinvolte nei flussi migratori. Le quali spesso manifestano diffidenza nei confronti degli Stati di accoglienza che non garantiscono procedure chiare e rispettose dei diritti.

Per questo la Dichiarazione comune afferma la necessità di rafforzare il principio del diritto d’asilo, del diritto al ricongiungimento familiare e del diritto a un giusto processo.
E afferma l’impegno degli Avvocati a vigilare sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali delle persone che si trovano nei centri di accoglienza per stranieri garantendo dignitose condizioni e a assicurando loro assistenza giuridica.
La Conferenza ha espresso anche vicinanza e sostegno ai colleghi avvocati impegnati quotidianamente a fianco di persone immigrate.
In questo percorso, una pietra miliare della Conferenza è l’approvazione da parte di tutte le delegazioni (anche dei Paesi non comunitari) del Trattato di Lisbona- che ha definito una politica comune in materia di immigrazione in Europa- e delle Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
Dal canto loro le Avvocature delle due sponde del Mediterraneo lavoreranno alla conclusione di accordi di cooperazione in materia di formazione e di scambi professionali.
Su questa linea si inserisce la proposta di accordo di cooperazione tra il Consiglio Nazionale Forense italiano e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati della Palestina che prevede il supporto del Consiglio Nazionale Forense in materia di rafforzamento delle capacità istituzionali e di rappresentanza dell’avvocatura palestinese innanzi alle istituzioni locali.
“Esprimo soddisfazione per gli esiti importanti della Conferenza. Il confronto ha permesso di rafforzare il convincimento che la immigrazione non è più un fenomeno d’emergenza, ma strutturale e come tale va gestito”, commenta il vicepresidente del CNF con delega agli affari internazionali, Carlo Vermiglio. “La proposta del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, di sostenere la candidatura di Lampedusa al premio Nobel per la pace è stata accolta da tutte le delegazioni e vuole essere un riconoscimento come simbolo a tutti i paesi costieri che con spirito di solidarietà organizzano accoglienza”.
La prossima Conferenza si terrà ad Orano (in Algeria).

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