“Il testo del ddl Concorrenza licenziato dalla Camera sull’esercizio della professione forense in forma societaria è da considerare apprezzabile, ma  ora ci sono alcune criticità che il Senato deve affrontare ed eliminare. Bene che la partecipazione del socio di puro investimento non superi 1/3 del capitale sociale e del diritto di voto; occorre però che la governance della società sia assicurata ai soci professionisti”.

Lo ha dichiarato il segretario dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, al termine dell’audizione in commissione Industria al Senato.

“La specificità della professione forense – continua Pansini –  richiede prudenza, cautela e regole chiare e certe alle quali rifarsi: non solo agli avvocati spettano quanto meno le tutele generiche riservate in materia alle altre professioni regolamentate, ma per la delicatezza degli interessi e dei diritti che si tutelano diventano fondamentali requisiti come la trasparenza e la riconoscibilità del socio di capitale nella compagine societaria”.

“Il Senato – aggiunge Pansini – dovrebbe poi dare una scossa al totem dell’intangibilità del ruolo dei notai reintroducendo l’art. 28 dell’originario testo del ddl Concorrenza, affinchè si consenta anche agli avvocati di autenticare le sottoscrizioni relative ai trasferimenti immobiliari ad uso non abitativo e di valore sino a 100.000,00 euro. Sarebbe una misura di “svecchiamento” delle professioni e di assoluto buon senso, che contribuirebbe a rendere maggiormente razionale e concorrenziale un servizio in favore dei cittadini.

“La professionalità della classe forense è indiscussa. Occorre valorizzarla e consentirle di mettersi al servizio del Paese” – conclude Pansini.

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