Nella classifica delle condizioni dei detenuti di tutto il mondo la Norvegia spicca per l’estrema crudeltà. Ne è testimonianza la dichiarazione rilasciata recentemente da Anders Breivik, l’attentatore di Oslo e Utoya, responsabile della morte di 77 persone.

Il terrorista, che afferma “sono mosso da dio e non dal diavolo”, sente che i suoi diritti di carcerato sono quotidianamente calpestati da un sistema che schiaccia l’individuo e ne limita le possibilità. La minaccia di sciopero della fame ha un motivo preciso, legato al tenore di vita della sua cella matrimoniale con doccia e vista sulla Groenlandia. “Non ho l’ultima versione della Play Station, questa è una tortura”, è il grido di dolore di Breivik. Da poco andato in pensione, il secondo modello della prestigiosa consolle della Sony ha allietato le giornate dell’assassino, ma ora, finiti tutti i giochi, è rimasto solo con dei puzzle e il gioco del quindici. Tutto ciò è disumano, Amnesty International si è subito mosso per sottoporre la questione agli organi competenti e inoltre giustifica l’allarme della stampa sui videogiochi che alimentano la violenza. Parafrasando un vecchio gobbo, la Playstation logora chi non ce l’ha. 

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