Mentre nel nord del Mali le truppe francesi sono ancora impegnate nella caccia ai terroristi di al Qaeda nel Maghreb islamico, il re del Marocco ha deciso di dare il via ad un tour nei paesi dell’Africa occidentale.

Mohammed VI ha infatti giocato un ruolo chiave nel conflitto in Mali e punta ora ad essere un leader regionale. Il Marocco, in qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha lavorato in segreto per ottenere il via libera delle Nazione Unite alla risoluzione che ha consentito l’intervento armato nell’Azawad. Intervento non scontato se si considera che alcuni paesi della regione, come Algeria e Burkina Faso, hanno impedito in ogni modo la guerra contro i terroristi, avviando all’ultimo minuto una mediazione con i capi del gruppo ribelle, Ansar Eddine. I diplomatici algerini hanno lavorato alacremente per fermare la guerra in Mali tanto da spingere anche altri paesi della regione inizialmente favorevoli, come la Mauritania, a tirarsi indietro da una partecipazione armata diretta.

Dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi, che sosteneva i principali gruppi ribelli africani come i separatisti del Fronte Polisario, i ribelli Tuareg del Mali e quelli del Darfour in Sudan, sono cambiati gli equilibri in Africa e grazie alla stabilità di cui gode il Marocco e al rapido sviluppo dell’economia nazionale Rabat punta a diventare paese leader del continente, grazie anche al carisma del suo monarca che oltre a ricoprire un incarico politico è anche un leader religioso, essendo considerato in patria “principe dei credenti”.

In questo quadro va considerato il tour che vede impegnato Mohammed VI in questi giorni nei paesi dell’Africa occidentale. Il tour è iniziato in Senegal, per proseguire in Costa d’Avorio e Gabon. Il viaggio rientra nel quadro del rafforzamento del rapporto storico tra Marocco e i paesi dell’Africa uniti nei decenni passati dalla lotta per l’indipendenza e dove continua l’impegno di Rabat per promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo del continente. La politica estera del paese nord africano è stata caratterizzata fin dall’inizio da un forte sostegno alla lotta per l’indipendenza e la liberazione dei paesi del continente dal dominio coloniale. Sin dalla sua indipendenza, il Marocco è ha deciso di rafforzare l’unità africana, con la creazione dell’Unione Africana, della quale Rabat è uno dei membri fondatori.

Nel corso dei decenni l’azione diplomatica del Marocco si è posta l’obiettivo strategico di aumentare la cooperazione con i paesi africani fino ad arrivare ad un autentico partenariato nel contesto della nuova causa di sviluppo. Il tour in Africa occidentale si conclude in questi giorni con una serie di accordi di cooperazione nei settori dello sviluppo economico, tecnico, sociale, culturale e nella lotta contro la povertà e le malattie, nel settore agro-alimentare, la pesca, l’istruzione e la formazione, la gestione delle risorse idriche e l’irrigazione, le infrastrutture di base e la pianificazione urbana, la tecnologia dell’informazione e la gestione finanziaria e bancaria.

Mentre le forze di sicurezza di Rabat sono in stato d’allerta, per evitare l’eventuale arrivo dei terroristi islamici in fuga dal Mali sul proprio territorio, attraverso Algeria e Mauritania, Mohammed VI ha deciso di intervenire subito a livello regionale cosciente che l’unico modo per fermare il diffondersi dell’ideologia jihadista è attraverso lo sviluppo dell’economia locale e la lotta alla povertà, culla nella quale si forma il terrorismo islamico. Per questo ad esempio in Senegal il monarca marocchino ha inaugurato due progetti nel settore sanitario finanziati dal Marocco. In particolare, ha inaugurato una clinica di oftalmologia e l’unità farmaceutica “West Afric Pharma”, controllata dai laboratori marocchini Sothema, che confermano la vocazione di Rabat a favore di una forte cooperazione Sud-Sud.

In Costa d’Avorio invece Mohammed VI ha firmato sei accordi di cooperazione bilaterale in vari settori. Secondo quanto spiega l’agenzia di stampa marocchina “Map”, il primo riguarda la cooperazione, il secondo un’intesa circa la promozione e la protezione reciproca degli investimenti nei due paesi. Il terzo accordo si concentra invece sulla cooperazione bilaterale nel settore della pesca e dell’acquacoltura. Il quarto accordo riguarda il trasporto aereo tra i due paesi, mentre il quinto accordo è sulla formazione professionale nel settore del turismo. Il sesto interessa invece il settore della protezione civile.

La visione strategica del Marocco dà quindi sempre maggiore importanza alla componente economica per lo sviluppo regionale, nell’ambito della cooperazione con i paesi africani. Il governo ha deciso di investire sempre più nel settore privato al fine di rafforzare gli scambi e aumentare i flussi di investimento tra il Marocco e i paesi africani. La diplomazia marocchina opera con l’obiettivo di porre la questione dello sviluppo africano come tema centrale della comunità internazionale, in particolare in seno agli organi delle Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate. Il paese dove è maggiore la presenza economica del Marocco è il Senegal, dove know-how marocchino è presente nel settore della costruzione, dell’industria farmaceutica e dell’elettrificazione.

E’ forte anche la cooperazione nel settore delle banche. In questo contesto di cooperazione Sud-Sud, la “Attijariwafa Bank”, il cui amministratore delegato, Mohamed El Kettani, è stato recentemente decorato dal presidente senegalese Macky Sall, è un esempio. Il gruppo “Cbao-Attijariwafa Bank”, è stato creato nel 2008 a per una fusione tra la banca senegalese “Società bancaria dell’Africa occidentale (Cbao) e la controllata marocchina “Banca Attijari Senegal “, ed è ora il primo gruppo bancario in Senegal, riuscendo ad affermarsi come leader nella regione dell’Africa occidentale. Il gruppo “Cbao-Attijari” vuole diventare il vettore marocchino-senegalese in termini di commercio e degli investimenti. La controllata del gruppo senegalese è l’unica banca commerciale nel luogo che ha contribuito a finanziare grandi progetti come la costruzione del Senegal Turnpike, il progetto di una centrale elettrica, e la futura centrale a carbone (centrale Sendou con una capacità produttiva di 125 MW). L’Ufficio nazionale marocchino dell’acqua potabile e dell’energia elettrica nazionale (Onee) è presente anche in Senegal. L’Ufficio ha vinto due concessioni di elettrificazione rurale a St. Louis e Louga, nel nord. La Società marocchino-senegalese dell’elettricità (Comasel), una controllata di Onee, creata nell’ottobre 2008, è responsabile della gestione dell’elettrificazione della regione rurale di St. Louis composta da 550 villaggi per un investimento complessivo stimato in 24 milioni di dollari. La seconda concessione, quella di Louga, include il collegamento della rete elettrica per 11 mila famiglie.

Il Marocco è l’unico paese del Maghreb che ha avuto storicamente da sempre rapporti commerciali con l’Africa subsahariana. Sin dal 12esimo secolo Rabat funge da crocevia commerciale tra l’Europa e l’Africa. In questa fase il paese gode di una posizione geostrategica molto importante perché è la porta dell’Africa per l’Europa, in particolare nel settore del commercio grazie all’apertura del grande porto di Tangeri (Tanger Med) che è il secondo più trafficato del mondo della navigazione con il 20% del traffico container globale. Per i paesi che Mohammed VI ha visitato, il Marocco mantiene relazioni di partnership privilegiati con l’Europa e rappresenta quindi un trampolino di lancio per gli investitori africani. Il know-how marocchino è riconosciuto in Africa in materia di banche, infrastrutture, agroalimentare e nel settore minerario. Gli scambi tra il Marocco e i paesi dell’Africa subsahariana sono triplicati tra il 2000 e il 2010 e al momento il Marocco è il secondo più grande investitore nel continente africano dopo il Sud Africa.

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