Secondo gli storici il Moscato di Scanzo è un vitigno importato dal leggendario Ateste durante la sua fuga da Troia, nel 1000 a.C. Gli Atestini avrebbero anche fondato il villaggio di Ros (che in greco significa mazzo d’uva) poi diventato Rosciate; Giulio Cesare, invece, costruì un accampamento militare, comandato da un centurione della famiglia degli Scantii, nella zona dell’attuale Scanzo: con la riforma territoriale del 1927 i due nuclei, distanti una manciata di chilometri da Bergamo, furono fusi in un unico Comune, Scanziorosciate, patria del Moscato di Scanzo, l’unica DOCG della Bergamasca, nonché più piccola DOCG d’Italia, con una produzione annua di circa 60.000 bottiglie da mezzo litro, ad opera di una ventina di vignaioli.


Sono stati ritrovati molti documenti storici in cui si parla di questo pregiato Moscato, uno dei pochissimi a bacca rossa, apprezzato addirittura dalla zarina Caterina, quotato nel 1850 –unico caso di un vino italiano– alla borsa di Londra e ancora oggi tra i vini richiesti dalla Casa Reale inglese.

 

Il vitigno rischiò l’estinzione dopo la Seconda guerra mondiale, ma fu fortunatamente recuperato a partire dagli anni Sessanta. La DOCG, conferitagli nel 2009, ci tratteggia un grande vino da meditazione, prodotto con uve Moscato
di Scanzo in purezza, coltivate unicamente nel Comune di Scanziorosciate, territorio dove devono essere effettuati anche l’appassimento delle uve su graticci, per un periodo non inferiore ai 21 giorni in modo da raggiungere un adeguato grado zuccherino (ma alcuni produttori protraggono la fase dell’appassimento anche per 50 giorni); la
vinificazione; l’invecchiamento di almeno due anni in botti d’acciaio e l’imbottigliamento.

Il Moscato di Scanzo, che si presta a un ulteriore e notevole invecchiamento in bottiglia, è fortemente aromatico, con una gradazione alcolica di 15, 17°, colore rosso rubino più o meno intenso, odore delicato, intenso, persistente,
caratteristico, con profumi di rosa appassita, marasca, cannella, chiodi di garofano e liquirizia, sapore dolce, gradevole, armonico, con leggero retrogusto di mandorla.

Per le difficoltà tecniche di produzione e l’esegua quantità di bottiglie in circolazione, il Moscato di Scanzo è un vino elitario, di difficile reperimento e piuttosto costoso, ideale da regalare ai veri appassionati che, se non lo conosco, rimarranno stupiti dopo il primo assaggio.

Si beve a fine pasto, in un bicchiere da Cognac, da solo o in accompagnamento di pasticceria secca, come la torta sbrisolona di Mantova, o di importanti formaggi erborinati, quali lo Stilton e il Roquefort. Da provare anche in abbinamento al cioccolato e alla panna cotta.

I produttori consigliati

Azienda Agricola Magri
Moscato di Scanzo DOCG, venduto in loco a 25 euro.
Su richiesta, è possibile prenotare visite e degustazioni e acquistare i vini prodotti.
Piazza Alberico da Rosciate 2, Scanziorosciate (BG), tel. 035.664289, www.aziendaagricolamagrisereno.it

Azienda Agricola Fejola
Moscato di Scanzo DOCG, venduto in loco a 28 euro.

Su richiesta, è possibile prenotare visite e degustazioni e acquistare i vini prodotti.
Via Medolago 40, Scanziorosciate (BG), tel. 035.668363, www.fejola.it

Azienda Agricola Biava
Moscato di Scanzo DOCG, venduto in loco a 40 euro.

Su richiesta, è possibile prenotare visite e degustazioni e acquistare i vini prodotti.

Via Monte Bastia 7, Scanziorosciate (BG), tel. 035.655581, www.aziendabiava.it

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