Sei non sei “Social” sei out. E’ questo il verbo di questo inizio di stagione televisiva. La realtà passa in secondo piano. Quasi non importa più se un programma va bene o va male, tanto la mattina dopo puoi comunque cinguettare che hai ringiovanito la platea di 10 anni o che hai avuto un aumento sensibile della platea femminile nella fascia. più appetibile per i pubblicitari.

Il programma ha perso 6 punti rispetto all’anno precedente? Sì, ma la cosa più importante è che adesso è “on line”. E a gestire la cosa mettiamo in studio facce sorridenti e giovani davanti a delle antiestetiche unità desktop per provare a tessere questo doppio filo con il pubblico a casa. Peccato che poi si cancellino i commenti terribili che arrivano all’indirizzo dei conduttori per non parlare poi del fatto che puntualmente i web-boys (sembra la canzone dei Duran Duran) citano il sapido intervento di una fantomatica “Concetta 79” con terribile ritardo vanificando l’eventuale, possibile domanda extra-copione dell’anarchico e interattivo telespettatore.

A partire dai programmi della fascia del mattino fino ad arrivare ai tg e ai programmi di seconda serata i conduttori si affannano a ricordare periodicamente l’indirizzo email, la pagina Facebook e l’account Twitter. Ho detto si affannano… eh sì, perché la tv è ancora allergica alla rete, non riesce ad integrarsi, forse non l’ha nemmeno capita. La sua natura non prevede affatto l’interazione, anzi, esattamente l’opposto. E’ liturgica, anti-democratica. Ha generato una casta che si difende con le unghie e con i denti e quella sì che interagisce sui social. E’ tutto bellissimo su “Twitter” pervaso di una elettrizzante energia adolescenziale. Tutti si scoprono “Twittaroli” e il parroco non dice (almeno per ora) di stare attenti che poi “cala la vista”.

I cinguettii italiani hanno poi una singolare particolarità: sono molto spesso dei “re-twitt”: della serie se il tuo cinguettio mi solletica io lo nobilito rilanciandolo. E quindi re-twitt di qua re-twitt di là al punto che  Titina de Filippo direbbe “che specie e bestie stann’ int a sta twitt-foresta” mentre Mr.Wolf esclamerebbe: “non è ancora il momento di farci i p…i a vicenda” (http://www.youtube.com/watch?v=j-WrzQ1a_CU).

Ma lo scenario non è sempre catastroficamente autoreferenziale e la travagliata storia d’amore tra web e tv porta anche qualcosa d’altro, qualcosa di buono, anche se sotto forma di presa per il culo. Mi spiego meglio. E’ già qualche anno che si parla di “web-series” salutate come le salvatrici della cattiva maestra data sempre per moribonda ma che, proprio come una vecchia zia ricca non schiatta mai. Tra le tante che affollano la rete ce n’è una che da qualche giorno è stata promossa su Rai2: “Una mamma Im-perfetta”, scritta e diretta da Ivan Cotroneo (regista e sceneggiatore dello strano quanto divertente “La Kryptonite nella borsa” nonché ideatore del fortunatissimo ed originale “Tutti pazzi per amore”). Nell’insolito formato temporale di 8 minuti narra la quotidianità di una donna alle prese con la più incredibile e faticosa delle avventure: essere una madre. Con il meccanismo del video-diario (nato come surrogato molto più economico di una seduta di analisi) Chiara (Lucia Mascino) si confida, ci parla, ironizza sulla sua condizione e riflette a voce alta sull’esistenza delle odiosissime “mamme perfette” genitrici con la singolare caratteristica di essere stronze al cubo ma immuni al fallimento nella gestione di pargoli educatissimi e sorridenti e nella produzione di buonissime torte oltre che, ovviamente, vestite sempre in maniera inappuntabile. Con un linguaggio che ha come punto di forza eccezionale la “naturalezza” (che tanto manca nei dialoghi delle fiction italiane) “Una mamma Im-perfetta”non cede ai falsi moralismi o alla morale bacchettona del prime time generalista. Ed è questa la “presa per il culo” di cui parlavo prima. La tv è talmente ostaggio di persone vecchie, e alludo non solo ad un’ anzianità anagrafica di dirigenti, direttori e presidenti ma anche ad una gerontofilia delle sinapsi che è possibile una piccola truffa come questa. Realizzata per il sito del Corriere della Sera, la web serie di Cotroneo ha avuto un discreto successo in termini di contatti (non certo i numeri esaltanti che sbandiera il sito stesso del giornale) ed ha avuto una corsia preferenziale per approdare sulla seconda rete. Il web quindi ha fatto da “apripista”, come una sorta di sondaggio. E fin qui… quando però vedi che tra i produttori c’è anche Raifiction capisci che è evidente che non sarebbe mai rimasta “solo” confinata al mondo della rete. Ancora una volta il web viene usato come orpello esotico, che fa figo, fa ggiovane. Il web, questo sconosciuto. Inteso come un mondo a parte, un qualcosa che non si riesce a comprendere (ricordo ancora Bruno Vespa balbettante mentre affrontava l’ignoto in una puntata di Porta a Porta di un paio di anni fa sul tema “Facebook” e il suo sguardo terrorizzato nel parlare di cose che proprio non riusciva a capire nonostante gli sforzi e le schede di qualche collaboratore meno mummificato). L’unica consolazione è che il prodotto di Cotroneo è ottimo e la presa per il culo una volta tanto è andata a nostro favore.

Cosa accadrà al travagliato rapporto tra tv e internet? L’iperframmentazione ucciderà il media freddo per eccellenza? Sinceramente penso che continuerà la pacifica convivenza e il mutuo soccorso. Meno probabile un matrimonio: troppo formale e poi non si dice che il matrimonio è la tomba dell’amore?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *