I piccoli e medi editori in Italia sono circa 1600 e, secondo i dati dell’Associazione italiana editori (AIE), c’è stato un incremento annuo del 2% nelle nascite di nuove piccole case editrici negli ultimi tempi. Pubblicano dai 5 ai 10 libri l’anno, il 25% delle oltre 50 mila novità che vengono pubblicate complessivamente in Italia. Eppure non hanno sempre vita facile, schiacciati dai grossi gruppi editoriali, poco visibili o per niente presenti nelle grandi librerie, a fatica riescono ad avere una loro distribuzione. 

A pochi giorni dall’inizio della decima edizione della Fiera Più libri più liberi (dal 6 al 9 dicembre all’Eur – Palazzo dei Congressi), abbiamo intervistato un piccolo editore romano cercando di farci spiegare come nasce un progetto editoriale, quali sono le criticità del settore e quali le prospettive di crescita.

Bruno Chillemi ha 38 anni e nel 2008 ha fondato, con altri appassionati, a Roma le Edizioni Chillemi, una casa editrice che propone libri di storia e di memoria con una particolare attenzione ai fatti di guerra italiani, alle strategie e alle tattiche politico-militari, alle motivazioni umane e sociali che spingono i popoli al conflitto.

Come nasce l’idea di questo progetto editoriale?
Sicuramente dalla mia passione per la ricostruzione e l’approfondimento storico. Il vero input è arrivato però dal mio percorso familiare e dalla necessità di voler conoscere a fondo la storia della mia famiglia. Sapevo che mio nonno, siciliano, negli anni ’40, aveva aperto una tipografia a Roma insieme al fratello. Sapevo anche che era stato partigiano (ho trovato a casa l’attestato di combattente), ma non avevo altri elementi. Ho cominciato a fare delle ricerche e dopo quindici anni, attraverso l’archivio di Via Tasso (ndr Museo storico della Liberazione) e l’Anpi (Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia), ho scoperto che mio nonno, insieme al fratello e al padre, era stato tenuto prigioniero dai tedeschi in quel carcere.
Da lì ho cominciato ad interrogarmi sull’importanza delle memorie e delle storie di tanti italiani e sul perché alcune vengono raccontate e altre no. Ho così deciso, con molta incoscienza, lo ammetto, di cominciare a dedicarmi a questo filone specifico saggistica storica che potesse prestare la dovuta attenzione alle persone comuni, come possono essere i nostri nonni, che sono state comunque parte integrante dei fatti storici del ‘900.  
E’ nata così la collana Memore, con libri come “Una ribelle di nome Fiamma” – storia di una ragazza di 16 anni che va a vivere con i partigiani da combattente – o come “Il ragazzo del ponte” che è la storia di un ragazzino di 12 anni, Ugo Forno, che il 5 giugno del 1944 – il giorno dopo la Liberazione – muore per salvare dalla distruzione il ponte ferroviario sull’Aniene dove sarebbero dovuti passare gli americani. E “Ombre nel ghiaccio”, che è uno dei titoli a cui tengo di più. L’autore, Matteo De Santis, è riuscito a intervistare dieci reduci della campagna di Russia. Attraverso i loro racconti, scopri come sono andate le cose, sono storie crude piene di umanità e solidarietà nel campo di battaglia.
Ecco, sono anche queste le storie che cerco, di piccoli grandi eroi dimenticati o mai riconosciuti come tali dalla Storia. Mi interessano le storie degli italiani indipendentemente dall’appartenenza ad una frangia politica. Non racconto solo le storie dei partigiani, per intenderci.

Che spazio dà, invece, la casa editrice Chillemi agli eroi “noti” e alle grandi battaglie?
Ci interessa la Storia, tutta, dalle grandi battaglie agli eroi e popoli del passato, fino appunto ai reduci che raccontano eventi a noi più vicini. La prima collana creata dalle Edizioni Chillemi è dedicata ai grandi eventi che hanno cambiato il corso della storia. Si chiama Monografie di Storia Militare e include immagini e testi che analizzano gli avvenimenti bellici non solo dal punto di vista delle strategie e tattiche, ma anche da quello delle emozioni, delle storie personali e umane. Poi c’è la collana Eroica che è invece dedicata ai grandi eroi del passato – “Con Napoleone in Russia”, Roma e il suo esercito”, “Europa e nomadi guerrieri”, solo per citare alcuni titoli – e alla divulgazione di testi finora mai tradotti in italiano. Infine, la collana “Conflitti e Battaglie”, che illustra battaglie note e meno note – “Borodino 1812”, “Fornovo 1495”, “Bouvines 1214”.

Qualche mese fa avete pubblicato anche un romanzo, “Riproduzione casuale di un amore”. Pensate di aprirvi alla narrativa?
La nostra peculiarità è e resta la saggistica storica quindi continueremo a occuparci di questo. Abbiamo dato vita, con quel romanzo, a una nuova collana, Chillemi Books, che intende rivolgersi più alle giovani generazioni per le quali il romanzo è spesso più congeniale.

Come trovi e chi sono gli autori che poi pubblichi? C’è dietro un lavoro di talent scout?
All’inizio eravamo noi a cercarli, adesso, dopo quattro anni di lavoro assiduo, sono loro che ci contattano proponendosi. Se i testi sono nelle nostre corde, dopo aver fatto il necessario lavoro di editing, non ho difficoltà a pubblicarli. Non c’è un autore “tipo”: chi ci contatta non fa lo scrittore, ma le più disparate professioni, dall’ufficiale dell’esercito al giurista fino all’ingegnere o al dentista.

Quali sono i vostri punti di forza?
Se siamo arrivati, partendo da zero, a circa 70 titoli in catalogo – un bel traguardo! – è perché vendiamo la passione per la storia a basso costo (prezzo di copertina medio 12 euro). E poi l’autore occupa un ruolo centrale. Non chiedo soldi a chi pubblica con noi, ma solo un rapporto di fiducia. Che altro? Come ogni editore penso di possedere quel mix di sana pazzia e spirito imprenditoriale, necessario per saper vendere il “prodotto” libro, e poi un profondo senso etico. Non si possono seguire solo le logiche commerciali, ma più che altro bisogna seguire la propria crescita ed evoluzione come casa editrice.

Fin qui è emersa la sua grande passione per l’editoria e la storia, il suo spiccato senso etico. Ma vuole dirci anche le criticità di questo mestiere? Molti editori lamentano costi eccessivi nella distribuzione, poca visibilità in libreria, scarse vendite e bassi guadagni…
Purtroppo è tutto vero e per sopravvivere, da piccolo editore, bisogna fare anche altri lavori che creano un reddito fisso. Tutto quello che guadagno dalla vendita – che in alcuni mesi è veramente difficile – lo reinvesto nella casa editrice, per le novità che nel frattempo mi sono venute in mente. Il grande problema per il mondo dell’editoria, e per noi piccoli in particolare, è la distribuzione. Costi eccessivi che sfiorano il 60% e che diventano proibitivi, per avere comunque una scarsissima visibilità nelle grandi librerie. Meglio, piuttosto, la distribuzione capillare e diretta con le realtà – musei, fondazioni, enti – che hanno veramente voglia di distribuirci. E poi ci sono le Fiere settoriali, dove l’offerta incrocia la domanda e quindi gli appassionati sanno dove trovarci.

A proposito di Fiere, è stata inaugurata la nuova edizione di Più libri più liberi. Ci sarete?
La Fiera della piccola e media imprenditoria è una vetrina molto importante per noi editori, che diversamente non sapremmo come arrivare al grande pubblico. Le regole, però, per riuscire ad avere un proprio stand stabiliscono che gli editori che hanno già partecipato hanno il diritto di prelazione. Ciò significa che i “nuovi” hanno meno chance di trovare un proprio spazio autonomo. Quest’anno Edizioni Chillemi sarà portata da un’altra casa editrice. Il prossimo, si vedrà…

www.edizionichillemi.com

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