Innanzitutto chiariamo una cosa. Noi italiani non abbiamo vinto nessun Oscar, così come non l’hanno vinto il nostro cinema e la nostra cultura. Il premio se lo è aggiudicato Paolo Sorrentino magari insieme a Toni Servillo, al massimo in compagnia di Verdone, la Ferilli, gli altri attori, i tecnici, la troupe e la produzione del film. Che poi il film lo meritasse starà a critici e posteri giudicarlo.

Un fatto però è certo: non è il film che politici con giornalecchini al seguito hanno visto! Non è l’esaltazione dell’italico spirito, né dell’italica creatività. E nemmeno delle bellezze romane e della maestosità capitolina. Evidentemente, nella loro superficialità twittante, si sono fatti ingannare dal titolo. O più plausibilmente vogliono ingannare noi, ahimé altrettanto twittanti e faceboccanti consolandoci, come si dice a Roma, co’ l’ajetto. Il governo Renzi aumenta le tasse con la Tasi, salvo esentarne come al solito la Chiesa, la disoccupazione aumenta, le imprese continuano a chiudere, vengono impedite libere elezioni con il trucchetto della riforma elettorale monocamera senza cucina, ma abbiamo vinto l’Oscar. E tutto va bene madamalamarchesa. Ma non è così.

Mai il nostro cinema, la nostra letteratura, la nostra televisione, la nostra cultura in genere hanno raggiunto picchi più bassi. I cosiddetti produttori producono solo ciò che lo Stato finanzia, evitando così ogni rischio d’impresa e mandando nelle sale schifezze inguardabili piene di raccomandati. Si stampano migliaia di libri inutili, promuovendo sempre le solite minestre dei soliti noti, che saltabeccano da un premio a una trasmissione TV. Pompei cade a pezzi e anche il resto dei nostri beni archeologici non si sente troppo bene. E ironia della vita, “La Grande Bellezza” racconta proprio questo.

La Grande Schifezza che sommerge il nostro Paese, sotto ogni aspetto. E lo racconta attraverso poeti afasici, scrittori dandy che non scrivono, vescovi che non vescovano e donne che di professione fanno le “ricche”.  E li conosciamo tutti questi personaggi. Basta sintonizzarsi su un qualunque talk show, o su un twet di Renzi.  La Grande Bellezza di Roma, assunta a simbolo dell’Italia tutta,  è immersa in un vuoto che la sta facendo implodere, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Questo racconta il film di Sorrentino. E gli americani lo hanno premiato perché è così bizzarro per loro, vedere dei simpatici poveracci che fanno la “Dolce Vita” e che di fronte alla crisi non smettono di comportarsi da “Vitelloni”. Fellini docet.

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