Oblio, dimenticatoio, meglio ancora un inceneritore. Certe immagini andrebbero pubblicamente cancellate e rimosse dalla coscienza collettiva e invece si ripropongono a ciclo continuo come l’inarrestabile polpettone alla cipolla della zia Filippa.

In una giornata come tante altre il vostro sguardo potrebbe incrociare un manifesto promozionale che reclamizza “C’era una Volta… Un Jeans e Una Maglietta” e all’improvviso sarete inghiottiti da un varco spazio-temporale della potenza di mille babà. Il faccione attempato di Nino D’Angelo sorride malvagio e vi invita al raccapricciante revival di cui è protagonista in vari teatri d’Italia. Accanto alla sua già miseranda espressione da questuante, hanno pensato bene di aggiungere un disegno che evoca obbrobri ancestrali: il ritratto del male passato in forma di pettinatura a fungo atomico. Non stupitevi perciò, se vi sentirete avvolti da un senso di squallore atavico e corrosivo, perché la diabolica immagine vi ha già catapultato nella dimensione della sceneggiata dal retrogusto di ribrezzo cremolato. Qui tutti cantano per comunicare e anche un “buongiorno” o un “che ora è?” si trasformano in lagnosi melodrammi a sfondo horror. Come in un girone infernale, lo scugnizzo dal capello al titanio è condannato in perpetuo a ripetere la sua lotta canora contro Mario Merola per salvare la sua bella dagli uomini di malaffare e voi ci finirete in mezzo. Non stupitevi dunque se di tutto questo avete un brutto e lontano ricordo, la vera sorpresa è scoprire che c’è gente disposta a pagare almeno 22 Euro per assistere a una simile disgrazia.

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