Shia LaBeouf ha vissuto la sua carriera cinematografica come una fotocopia sbiadita e anche un po’ storta. Chiamato a sostituire Charlie Sheen nel ruolo del giovane rampante laccato in “Wall Street, il denaro non dorme mai” e a interpretare l’inutile figlio di Indiana Jones nell’ultimo sequel fuori tempo massimo, il giovane attore è diventato un facile bersaglio per le uova del pubblico insoddisfatto.

Stufo di tornare a casa coperto di albume marcio, LaBeouf si dà alla regia e presenta a Cannes la sua opera prima: il cortometraggio “HowardCantour.com”. Dopo la proiezione nessuna pernacchia né gatti morti sullo schermo e per una volta la conchiglia proteggi testicoli dell’attore/regista è rimasta inutilizzata. Qualche giorno fa il cortometraggio è stato messo on line,  scatenando una immediata pioggia di insulti da tutto il mondo. L’accusa è quella di aver plagiato una storia a fumetti di Daniel Clowes, autore di “Ghost World”. Si tratterebbe infatti di una trasposizione letterale, che però non cita da nessuna parte l’originale racconto “Justin M. Damiano”.

Tolto il video dalla rete, il giovane Indiana Jones ricorre alle giustificazioni via Twitter, cose come “mi sono perso nel processo creativo e ho dimenticato di accreditare gli autori” e poi la perla finale:  “essere ispirati dalle idee altrui per produrre qualcosa di nuovo e differente è un lavoro creativo”. Sembra che queste pseudo scuse siano state copiate da quelle di Zucchero a Joe Cocker e così, mentre Daniel Clowes brinderà all’anno nuovo insieme a uno stuolo di avvocati, il camaleontico LaBeouf verrà picchiato da Babbo Natale per aver ricalcato la letterina di suo nipote. 

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