Il Papa va in pensione, dice addio alle scarpe griffate e alle mutande di porpora e si ritira nella modesta dimora di Castel Gandolfo. Cartoline, calendari e pupazzi gonfiabili di Benedetto XVI sono già in produzione, mentre lo IOR emette assegni postdatati per le rate della liquidazione del pontefice dimesso.

La bandierina del Vaticano viene abbassata come per la morte di un presidente, al suo posto sventola una gigantografia dei Patti Lateranensi, grazie ai quali lo Stato Italiano è suddito della Santa Sede. Esenzione dalle tasse sugli immobili, rimborsi per l’acqua santa, otto per mille e diritti di copyright sui film con Gesù.

Intere nazioni fanno affari grazie alle esportazioni, alle materie prime e perfino alla guerra, nulla a confronto con l’industria della fede cattolica, per la quale anche l’elezione del capo di stato diventa business. Meglio della notte degli Oscar, sul red carpet di San Pietro sfileranno vescovi e cardinali da tutto il mondo per la nomina della nuova superstar peggio vestita.

Per mettere in piedi il baraccone servono soldi, tanti soldi, proprio i 4,5 milioni di euro che il Sindaco uscente Gianni Alemanno ha chiesto a Monti, causale: un gruppo di vecchi chiusi in una stanza per un periodo illimitato. Lo stanziamento previsto ha fatto gridare allo scandalo i generali del clero, visto che il precedente conclave era costato quasi il doppio, ma con la promessa di megaschermi e tonnellate di ostie alla paprika il diverbio si è presto appianato. Alemanno ha così applicato alla lettera le indicazioni dei Patti Lateranensi, genuflessione inclusa.

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