Che cosa fa un paese quando è sotto attacco? Semplice, produce giocattoli. Dopo l’11 settembre il mondo non è stato più lo stesso e la ferita aperta è stata esorcizzata con l’arma migliore in possesso degli USA.

Da più di dieci anni il contrattacco mediatico antiterrorismo ha fatto conoscere al mondo il nemico pubblico numero uno, presentando Bin Laden come bersaglio dell’odio collettivo.

Da un lato gli indiscussi eroi della nazione, dall’altro il male afghano, proprio come la pubblicità comparativa Coca Cola contro Pepsi. Tv, internet, fumetti e altri mezzi di comunicazione sono stati impiegati nella lotta al nemico e la propaganda è arrivata anche ai giochi per bambini.

È notizia recente che la nota casa di produzione Hasbro, in collaborazione con la CIA, ha prodotto e distribuito in Pakistan un pupazzo con le sembianze di Bin Laden per spaventare i più piccoli. Il giocattolo è in effetti aberrante e in più, vicino a una fonte di calore, il volto si arrossa per farlo assomigliare a un demone.  Ora immaginiamo un bambino che per il compleanno riceve la “action figure” di Bin Laden e dopo aver scartato il regalo esclama “grazie mamma, proprio quello che volevo!”. Il risultato non è quello sperato dall’Intelligence, che ha riscontrato un aumento dell’ostilità genitori-figli nelle famiglie che hanno acquistato questo splendido prodotto. Fortunatamente la campagna promozionale è stata presto interrotta, nonostante avessero già messo in produzione un esercito di soldatini talebani armati di forcone, una Barbie in catene e chador e Ken dirottatore all’ultima moda.

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