Giovanni Allevi ha imparato a suonare il pianoforte a 5 anni e da allora è cresciuto dentro i suoi vestiti senza poterseli più cambiare.

La sfiga lo prende per mano e lo accompagna premurosa a tutte le più grandi delusioni della sua vita. Le ragazze lo schifano, gli amici lo bastonano e i genitori chiedono il divorzio da lui. Ma la grande occasione non tarda a venire, Calimero Allevi lavora come cameriere in un ristorante ed ha l’opportunità di far sentire la sua musica al maestro Muti, consegnandogli un cd. Il direttore d’orchestra si specchia nel dischetto per togliersi la rucola dai denti e poi lo butta nella differenziata. Al ritorno la sfiga va a prendere Allevi con una macchina decappottabile, quando si scatena una pioggia di sterco. Da quella sera i capelli del pianista hanno cominciato a crescere rigogliosi tutte le primavere, da qui il motto “pettinato dalla sfiga”. Un giorno finalmente la svolta: i vicini esasperati lo rapiscono e lo scaricano davanti all’Auditorium di Roma.

Inizia a incidere con un metodo rivoluzionario, anziché suonare pulisce i tasti del pianoforte e il successo è immediato. Arriva in classifica, i fan lo adorano e lui dispensa consigli di saggezza e di umiltà. Invidiosi colleghi come Uto Ughi e Stefano Bollani gli fanno il cappottone all’uscita di un concerto e Allevi contrattacca con gravi dichiarazioni. “A spartirsi la torta del potere musicale sono in pochi, una casta”, “il mondo della musica classica è malato”, “a Beethoven manca il ritmo, quello lo possiede Jovanotti”. È vero, la sfiga lo ha abbandonato, ma la sua nuova badante si chiama Idiozia.

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