Che cos’hanno in comune un cantante invecchiato male, un evasore fiscale e un illetterato al potere?
In Italia avere un cognome che fa rima con “promossi” aiuta negli studi quasi quanto avere dei precedenti penali.

È questo il caso di Vasco Rossi, laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione presso la IULM di Milano e di Valentino Rossi, altra laurea honoris causa in Comunicazione e Pubblicità presso l’università di Urbino. In coda alla rockstar più sgrammaticata d’Italia e al “dottore” dal falso reddito, c’è il bifolco per eccellenza Umberto Bossi, proposto da Mariastella Gelmini, maestra delle sforbiciate alla pubblica istruzione. Evidentemente i litri di bava emessi in anni di comizi, insieme a una retorica da cacatoio valgono più degli esami sostenuti e di una tesi da discutere. Ma il curriculum studiorum del candidato padano va oltre, ha infatti solo 34 anni quando si iscrive alla facoltà di Medicina a Pavia, con il diabolico intento di farsi mantenere dai genitori fino a 70 anni. Poi fa credere alla prima moglie di essersi laureato ed esce tutti i giorni di casa con lo stetoscopio e la valigetta dicendole di andare in ospedale. Rimasto infine in canotta, riesce a passare per un politico serio e preparato, tuonando contro il nepotismo altrui per poter piazzare il fratello e i figli al parlamento europeo. Il metodo italiano è tutto qui: a che serve studiare quando si può rubare, mentire e apparire in tv per ottenere il massimo dei voti? Presto il senato proporrà la medaglia al valore a Renato Vallanzasca, ma solo dopo la cerimonia di insediamento al Quirinale del Gabibbo.

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