La diffusa condizione di disagio economico continua a manifestare la sua presenza in modo piuttosto consistente e la maggior parte delle persone, che abbiano famiglia o meno, costantemente scosse dall’aumento dei prezzi e dalla precarietà che si registra sul lavoro, trova un punto fermo nella possibilità di confrontare i prestiti più convenienti al fine di individuare la soluzione più idonea a tamponare tempestivamente la condizione di difficoltà in cui vivono.

La crisi non si è però limitata ad attaccare duramente le ricchezze degli italiani, ma anche attuato un processo di profonda differenziazione tra le diverse fasce di consumatori. È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Bankitalia, pubblicato pochi giorni fa, che monitora la ricchezza e il ricorso a varie forme di credito da parte delle famiglie italiane nel corso del 2011.

Rilevanti i dati relativi riguardo all’indebitamento: alla fine del 2011 le passività finanziarie delle famiglie italiane, pari a 900 miliardi di euro, erano costituite per circa il 42% da mutui per l’acquisto dell’abitazione; per il 13,6% da esigenze di consumo e per il 20% da dalle rimanenti forme di prestito.

Non è bastato, tuttavia, il ricorso al credito al consumo: molti nuclei familiari sono andati a intaccare i propri risparmi. Per dodici mesi, la crisi economica avrebbe tagliato fuori ben 300 miliardi di euro della ricchezza delle famiglie italiane; dal 2010 al 2011 il calo registrato ammonta al 3,4%. Se però si prende in considerazione il 2007, anno in cui si è raggiunto il massimo valore in termini reali, il crollo ammonta al -5,8%.

Bankitalia ha poi messo in luce come le disuguaglianze tra le famiglie italiani si siano fatte sempre più evidenti. Se il patrimonio dei privati raggiunge quota 9 mila miliardi di euro, circa 4 volte il nostro debito pubblico, va precisato come la metà di questa ricchezza sia però in mano al 10% delle famiglie, mentre alla metà più povera ne va solo una piccolissima parte.

Bankitalia ha confrontato anche la situazione italiana con quella del resto d’Europa. Le famiglie italiane hanno mostrato un’elevata ricchezza netta, pari, nel 2010, a 8 volte il reddito disponibile, contro l’8,2 del Regno Unito, l’8,1 della Francia, il 7,8 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 5,3 degli Stati Uniti. Insomma il Paese sarebbe vittima di un rapporto debito-Pil tra i più alti d’Europa ma, paradossalmente, la ricchezza privata resta comunque maggiore rispetto a quella degli altri Paesi del G7.

Al termine del 2011, rivela Bankitalia, la ricchezza netta delle famiglie italiane, da intendersi come la somma di attività reali (abitazioni, terreni, ecc.) e di attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.), è stata pari a 8.619 miliardi di euro. Guardando invece alla ricchezza in abitazioni, quella detenuta dalle famiglie italiane alla fine del 2011, ammontava a oltre 5.000 miliardi di euro, corrispondenti in media a oltre 200 mila euro per famiglia.

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