Ecco la storia di un catanese, un uomo che fin da giovanissimo decide di diventare un poliziotto per combattere i soprusi e la criminalità. Gianni Palagonia, questo è il nome (di fantasia), con cui scrive il suo libro-diario, per proteggersi dalle grandi e scandalose verità che emergono dal suo lavoro: “ Il SILENZIO Racconto di uno sbirro antimafia”. Una narrazione avvincente che si trasforma in un vero dossier sulla mafia, gli intrecci con la stampa, i politici e la massoneria. Scopriamo la vita vera di un poliziotto che crede nel suo lavoro e che nei momenti difficili non si scoraggia e compie il suo dovere anche mettendo a rischio la sua vita. Nel libro s’intrecciano storie che esulano dalle mansioni di chi indossa una divisa, come quando gli agenti si recano in un’abitazione per arrestare un pregiudicato e trovano solo la moglie e il figlio piccolo che vivono in condizioni di estrema povertà e decidono di aiutarli.

Dopo aver superato la resistenza della donna, le fanno avere alimenti, vestiti, un televisore e le fanno anche imbiancare le pareti, tutto a loro spese. Tempo dopo ritornano a casa della donna che esclama: “ Vi volevo cercare per ringraziarvi, neanche in tutti i Natali della mia vita ho ricevuto tanta buona roba tutta insieme”. Un altro episodio fa comprendere che chi crede in questo lavoro, va ben oltre la legge formale: l’obiettivo è la giustizia sostanziale. Il capitoletto s’intitola “Tempi della Giustizia”. E’ la storia di un uomo che riga dritto, un lavoro regolare, ma dall’autorità giudiziaria arriva l’ordine di carcerazione per un reato commesso nove anni prima. Riesce a eludere l’arresto e tramite i propri parenti prende contatto con un poliziotto (collega di Palagonia, lo stesso che lo arrestò nove anni prima, ma fu giusto con lui). I poliziotti gli suggeriscono di consegnarsi assicurandogli che parleranno con il suo datore di lavoro (per non fargli perdere il posto) e di mantenersi saldo in galera, ben sapendo che in carcere avrebbero cercato di arruolarlo nelle file della malavita. Il ragazzo si convince, si fa arrestare, si comporta bene, e quando esce dalla galera, trova ad aspettarlo anche il suo datore di lavoro (che era stato rassicurato dai poliziotti). Una storia che finisce bene e che va oltre una giustizia miope che prima si addormenta per nove anni, per poi colpire proprio nei giorni di Natale, senza guardare il vissuto di un uomo che aveva cambiato vita.

Ci sono anche momenti difficili quando Palagonia e suoi colleghi hanno la tentazione di combattere la mafia con sistemi non legali ma si fermano giusto in tempo per non varcare il confine che li avrebbe cambiati totalmente. Palagonia è un uomo che si distingue per solerzia, che vorrebbe una Sicilia diversa, dove a dettare le regole non sia il pensiero mafioso. Non si risparmia, lotta con tutte le sue forze e arriva a ottenere le confidenze di un noto malavitoso, Cavallaro, amico d’infanzia che gli apre le porte per grosse operazioni. Si occupano anche dei pentiti, di vario livello, e vengono a conoscenza di grandi appalti truccati, dei rapporti con politici, massoneria, stampa, magistrati poco attenti, forze dello Stato vicine alla malavita. Colpisce molto una confidenza di Cavallaro quando parla della più grande arma della mafia: Gianni Palagonia domanda “Le bombe?” Ridendo il mafioso lo smentisce: “ Ma quali bombe! I giornali! è quello il vero potere. Sai la pressione della stampa quante cose può cambiare e quanti morti può fare? Meglio e più di un’autobomba. La pressione dell’opinione pubblica, l’ossessione di compiacere gli elettori, questa è l’arma con cui si può far fare ai politici ciò che si vuole”.

Si racconta di come talvolta la stampa sia controllata, di come un servizio giornalistico possa servire per alterare la verità e colpire chi sta dando fastidio. Il giornalista che non si adegua nel fare un servizio fazioso, è segnalato come inaffidabile ed estromesso dal giro dell’informazione, con la conseguente “terra bruciata attorno a lui”. Si potrebbe parlare ancora tanto di questo libro che ha molti spunti interessanti e consiglio caldamente di leggerlo poiché si comprende quello che avviene in Sicilia. La narrazione ci conduce nella mentalità mafiosa facendo capire come sia facile diventare mafiosi. Ci mette in guardia dai pericoli di uno Stato sonnacchioso dove chi si ribella (magistrati, giornalisti, tutori delle forze dell’ordine e imprenditori) è costretto ad andarsene o viene ucciso. Palagonia è un uomo di grande valore che lotta con tenacia per una Sicilia dove a prevalere sia la gente onesta e in queste pagine si legge una grande passione per il suo lavoro e la voglia di non arrendersi mai. Palagonia ha già vinto la sua guerra ma il costo è molto alto e spesso ci si accontenta di sopravvivere.

Gianni Palagonia, Il silenzio. Racconto di uno sbirro antimafia, Piemme edizioni, euro 16,50

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