Orgoglio, una di quelle parole che riesce ad esprimere concetti molto diversi, talvolta addirittura inversi tra loro. Se prendiamo il dizionario troveremo definizioni quali “stima esagerata di sé, della propria dignità, della propria condizione sociale; eccessiva valutazione dei propri meriti, per cui ci si sente in tutto superiori agli altri” ma anche definizioni tipo “Fierezza, consapevolezza delle proprie doti e dei propri meriti” o anche “soddisfazione, fierezza di qualcuno o di qualche cosa che sia motivo di vanto, gloria ed onore”.

Se sbirciamo tra i sinonimi troviamo termini quali “presunzione, superbia, boria, spocchia, arroganza”, ma anche “dignità, fierezza, amor proprio, senso dell’onore” oppure “vanto, gloria, prestigio” Anche tra i proverbi essere orgogliosi viene usato in modo spregiativo (all’orgoglio non mancò mai il cordoglio) e il peccato d’orgoglio è considerato un grave vizio capitale definito come superbia, infatti un altro proverbio dice l’orgoglio fece gli angeli superbi. Quindi parrebbe che l’orgoglio è un peccato, ma mancare d’orgoglio è sbagliato.
Ma allora di cosa stiamo parlando, di qualcosa di positivo o negativo? Essere orgogliosi vuol dire sovrastimarsi o essere consapevoli delle proprie doti? In questo caso la verità non è nel mezzo ma… sotto.

Emozione o tratto, autenticità o presunzione?
L’ambiguità sul concetto di orgoglio va ricercata alla base, ovvero da dove nasce l’orgoglio: nasce come emozione del momento (il quale può essere lungo una vita, una vita di impegno); o ci si trova di fronte ad un tratto di personalità stabile nel tempo? E in questo secondo caso a cosa è dovuto questo tratto? Al bisogno di nascondere un sentimento di inferiorità, al bisogno di successo o ad entrambe queste cose?
Vi è infatti molta differenza tra una persona orgogliosa di quello che ha fatto, dei risultati che ha ottenuto, pervasa quindi da una sensazione di orgoglio autentico, rispetto ad una persona orgogliosa di sé in senso generico e presuntuoso.
Quest’ultima sente di potersi considerare superiore agli altri senza aver particolari meriti, in quanto crede che la sua superiorità sia naturalmente data. Al contrario, la prima sente un’emozione positiva di orgoglio riguardo a ciò che ha fatto, tale emozione è semplicemente in funzione del suo comportamento, quindi ciò che le dà orgoglio viene sentito come mutevole nel tempo e controllabile. Quindi non orgoglio naturalmente dato ma guadagnato e da mantenere col sudore.
Tale emozione può essere ovviamente anche riferibile a terzi che con le loro azioni riempiono i loro affini di soddisfazione, ma anche il tratto di personalità può essere soddisfatto su terzi. Tipici sono quei genitori che considerano i loro figli perfetti e infallibili solo per il fatto di essere i loro figli,  a prescindere da quello che fanno, genitori orgogliosi (di tratto) producono figli altrettanto orgogliosi.

L’orgoglio positivo e i suoi effetti
Detto questo pare ovvio come l’orgoglio in quanto emozione è costruttivo ed utile. Infatti grazie a questo tipo di orgoglio l’individuo diviene consapevole dei passi che sta facendo nella costruzione della sua vita e persona, dei traguardi e dei successi raggiunti, comprendendo come riparare agli insuccessi e come non farsene abbattere. Difatti, grazie a questo tipo di orgoglio si conserva un sano livello di autostima che aiuta ad andare avanti; è dunque importante che questo orgoglio sia presente e che si continui ad alimentare a ogni passo ben fatto: solo in tal modo la persona avrà le risorse giuste per non farsi sopraffare dagli eventi e dagli altri individui, mostrando a se stessa di poter valere, di avere le carte in regola per essere la guida della propria vita.
Le persone in tal modo orgogliose, e quindi fiere di loro stesse, sanno essere particolarmente positive e mature, perché guidate da obiettivi concreti che sanno come raggiungere, che danno loro un senso importante alla vita.
Grazie alla gratificazione che provano per le loro azioni e all’appagamento provato per il loro impegno, questi individui sanno rapportarsi con gli altri molto piacevolmente, risultando altruisti, generosi ed empatici; sanno essere più attenti alle esigenze altrui, mettendosi da parte e talvolta anche in discussione, perché non è nel loro interesse dimostrare una forma, ma essere una certa sostanza.
Solitamente questi individui sono destinati a trovare il successo nella loro vita (o la rappresentazione che hanno di questo concetto) e tendenzialmente restano sulla cresta dell’onda, proprio perché il motivo del loro orgoglio dipende dalle loro stesse azioni: non si tireranno mai indietro quando c’è da rimboccarsi le maniche, continuando ad impegnarsi per rimanere dove sono o per trovare vie d’uscita alle avversità della vita.
Paradossalmente questo tipo di orgoglio può bene accompagnarsi all’umiltà, in quanto le persone orgogliose delle loro azioni ricercano sempre modi per migliorarsi, non sentendosi mai arrivati, guardando gli altrui insegnamenti con l’umiltà di chi vuole continuare ad imparare. Anzi se questa emozione di orgoglio nel tempo dovesse diventare un tratto di personalità, facendo sentire la persona “arrivata”, inducendola quindi a perdere la voglia di migliorare ancora e di conseguenza l’umiltà, andrebbero perdendosi gli aspetti positivi dei quali abbiamo appena parlato, sostituiti pian piano da quelli negativi dei quali ora parleremo.

Orgoglio negativo
Diversamente dalla semplice emozione, l’orgoglio come tratto di personalità è decisamene negativo. Al contrario del primo esso rischia di bloccare le persone, di non farle impegnare realmente, in quanto in questi individui vi è come la convinzione che la vita debba essere facile per loro, che dovrebbe bastare poco per farcela; l’impegno può essere a singhiozzo, perché fondamentalmente la vita dovrebbe provvedere a loro come una madre generosa e sempre orgogliosa del figlio qualsiasi nefandezza combini, semplicemente perché è suo figlio, perché è “lui” e questo basta. Ma questo, come la vita insegna, in realtà (e giustamente) non basta mai.
Queste persone oltre a risultare decisamente spiacevoli, in quanto dimostrano di essere presuntuosi e pieni di sé, rischiano anche di arrivare alla depressione, al cordoglio: rendendosi conto che la vita non è stata generosa come credevano, invece di cominciare a rimboccarsi le maniche o cercare di migliorarsi, considerandosi presuntuosamente infallibili o volendo credersi migliori di quello che sono, daranno colpa a fattori esterni quali la sfortuna, lo stato, i tempi, o la scelta di compagnie sbagliate.
Contrariamente dall’orgoglioso autentico (quello pervaso dall’emozione di orgoglio), questo tipo di persone mancano sia in umiltà che in altruismo, in quanto non solo credono che nessuno possa insegnare loro qualcosa, ma tendono decisamente ad allontanarsi dagli altri. Sono altamente competitive, tendono quindi a distanziarsi dalle altre persone per due fondamentali motivi: temono di dover condividere con questi il segreto (inesistente) della loro grandiosità; eppure non ne reggono il confronto, l’unico modo che hanno per rimanere nella loro fantasia di grandezza è allontanarsi con indignazione e risentimento da coloro che li fanno sentire inferiori.
Questi individui quindi in realtà si sentono incapaci di reggere reali confronti, sono fondamentalmente insicuri e hanno il terrore di dimostrare di non essere stati all’altezza, come se questo volesse significare una qualche responsabilità stabile e immodificabile della loro persona. Pensano ciò proprio perché non riescono a comprendere che i meriti, così come i demeriti, sono instabili e modificabili a seconda dell’impegno che ci si impone.
Lo scopo dell’orgoglioso per tratto di personalità è quindi ottenere dagli altri riconoscimenti non per quello che fa, ma per quello che è per grazia ricevuta, ovviamente questo è un pensiero irrealistico, a meno che non ci si circondi di un entourage “interessato”. L’irrealtà di questo scopo induce questo tipo di orgoglioso ad essere sempre nervoso, iroso e con un gran bisogno di mostrare la sua forma a scapito della sostanza.
Col tempo arriveranno a dover guarire ferite narcisistiche sempre più gravi, causate dai reali fallimenti che andranno a urtare contro l’irreale convinzione di infallibilità (per nascita); per guarire queste ferite il loro orgoglio non potrà che peggiorare, sopporteranno sempre meno di aver torto, arriveranno ad essere dei fanatici di loro stessi, dei loro pensieri e convinzioni.

La congiunzione tra l’emozione e il tratto
Se l’orgoglio come tratto stabile di personalità nasce proprio dalla segreta paura di non valere niente, sperimentare l’emozione dell’orgoglio per quello che ci si sta impegnando a fare può aumentare l’autostima, ma in modo misurato e consapevole, facendo perdere la necessità di dimostrare a sé e a gli altri un valore immeritato. Cambiando il proprio orgoglio da tratto ad emozione motivata.
Ma può anche capitare l’inverso, ovvero che in una persona in cui l’orgoglio partiva come semplice emozione, a causa dei tanti successi che sta ottenendo, arrivi a sviluppare un tratto di personalità che la convinca di essere infallibile e non più bisognosa di crescita ed impegno.
Per non rischiare che accada questo, l’orgoglioso autentico non deve dimenticarsi di fare accompagnare il suo sentimento dall’umiltà; solo tenendo viva quest’ultima la persona non rischierà di sentirsi arrivata continuando a migliorare se stessa.
Provare orgoglio per quello che si fa è la migliore cura per il proprio orgoglio, ma se questo dovesse diventare veleno per la propria anima, l’antidoto è riscoprire l’umiltà.

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