I nostri guai VENGONO da LONTANO.
Secondo Francesco Guicciardini, il popolo italiano è composto da persone dedite solo al proprio “particulare” (c’è anche un risvolto positivo in questo, e cioè l’ottimale definizione delle piccole realtà tradizionali, le piccole imprese ecc.); secondo Giacomo Leopardi il popolo italiano non è capace di essere “società”. Guicciardini (1493 – 1540) – Leopardi (1798 -1837): PRIMA e DOPO la Rivoluzione Francese.

In definitiva, da sempre (o forse a partire dalla caduta dell’Impero Romano, ma bisogna considerare che piccole e diffuse civiltà italiche preesistevano alla grandezza di Roma) manca, in Italia, la DIMENSIONE di un grande popolo, come accade, invece, per Francia, Germania, Inghilterra, ecc.
Come mai?
Molto probabilmente perché la sorte dell’Italia è stata, storicamente, DIVERSA da quella delle altre GRANDI NAZIONI europee (perché? E’ un punto da approfondire questo. La caduta dell’Impero Romano? Già la fine, comunque, di un’Epoca, di una lunga epopea, la fine materiale dell’inuguagliabile elevatezza di una ULTRAMILLENARIA CIVILTA’ aveva rotto gli equilibri?).
Parliamo delle GRANDI MONARCHIE europee, da una parte e, di un coacervo di PICCOLI STATI dalla nostra parte, nella Penisola Italiana; Granducati, Principati, Stato pontificio, Piccole Monarchie.

Prima dei TEMPI MODERNI (illuminismo, rivoluzione americana e fondazione degli Stati Uniti d’America, rivoluzione francese, e così via), l’unica forma di Governo conosciuta, in tutte le situazioni sopra menzionate, era l’ASSOLUTISMO; conseguentemente NON ESISTEVA il concetto di CITTADINO.
Il popolo si divideva tra SUDDITI; obbedienti, sottoposti al POTERE istituzionale, e RIBELLI, recalcitranti e rivoltosi, i Masaniello, i Robin Hood, nella fantasia, ecc.
A partire dall’’800, la FINE delle GRANDI MONARCHIE ASSOLUTE, ha comportato l’affermazione, in larga misura, del CORPO SOCIALE; il SOVRANO non si è più identificato col RE, ma con il POPOLO; quindi le GRANDI DEMOCRAZIE erano già contenute in embrione nelle GRANDI NAZIONI.
I CITTADINI hanno preso il posto, in larga misura, dei SUDDITI e dei RIBELLI.
Lo STATO si è IDENTIFICATO con la SOCIETA’.

Da noi non è stato così per l’IMPEDIMENTO determinato dalla presenza dei PICCOLI STATI, al posto dell’UNITA’ dei vari popoli, realizzatasi in FRANCIA, GRAN BRETAGNA, PRUSSIA ecc.
[MA NON BASTA, secondo me, e QUESTO è un TERRITORIO ancora da ESPLORARE:
mentre i Grandi Stati Monarchici conquistavano il Mondo, nella nostra Penisola si affermavano VETTE ECCELSE e irraggiungibili in tutti i campi dello scibile umano, dalle Arti, alle Scienze, alla Poesia, alla Letteratura, alla Conoscenza del Mondo e dell’Uomo; PERCHE’ non è stato possibile in ITALIA fare tesoro di tutto questo ed essere comunque all’ALTEZZA degli altri Stati Europei? Per la presenza ostile ed egemonizzante dello STATO PONTIFICIO? Per le manovre di Potenze politiche, servizi segreti, classi dirigenti più FORTI e SPREGIUDICATE? E perché –  forse per gli stessi motivi, ed altri aggiunti dalle modalità di affermazione degli eventi – NEANCHE DOPO la, bene o male, realizzata UNITA’ d’ITALIA è stato possibile COLLOCARSI in CONDIZIONI di PARITA’ nel contesto europeo? Abissale e incolmabile il ritardo? Sbagliato il percorso? Fermo restando che, in un modo o in altro, secondo una tempistica o un’altra, con accordi, federalismo, progressiva cessione di sovranità ecc. PRIMA o POI era un OBIETTIVO assolutamente  IRRINUNZIABILE, quello del superamento dei PICCOLI STATI ITALIANI, a meno di non ESSERE SCHIACCIATI , economicamente e politicamente, dalle GRANDI POTENZE. Un certo SNOBISMO, un certo PROVINCIALISMO rispetto a tutto ciò che “proviene dall’Estero” (forse perché, avendo alle spalle la GRANDEZZA dell’IMPERO ROMANO, presumiamo di non dover DIMOSTRARE niente a nessuno; di non dover IMPARARE niente da nessuno)? Forse perché il CICLO di una CIVILTA’, che sentiamo NOSTRA, è giunto ormai, come è sempre accaduto, al suo ineluttabile approdo finale e non ce la sentiamo di ACCETTARLO?
Molto ancora c’è da SAPERE e, certamente, dovremmo SAPERNE di PIU’].

In Italia, come si è visto, col richiamo a Leopardi e Guicciardini, il GIUDIZIO non CAMBIA da prima a dopo la Rivoluzione Francese.
Da noi, per tutti i motivi di cui sopra e non  solo, con tutta probabilità, STENTA ancora oggi, ad affermarsi la FIGURA del CITTADINO.

Ancora oggi in Italia, come è sotto gli occhi di tutti, la gente, le persone, si distinguono tra SUDDITI e RIBELLI [neanche BAGNI di SANGUE di due Guerre Mondiali; neanche la LOTTA UNITA della RESISTENZA hanno permesso di SUPERARE questo gap rispetto agli altri Grandi Stati Europei. PERCHE’? La ineluttabile soggezione agli Stati che ormai dominano nel Mondo? L’ingerenza del Vaticano e di tutto l’apparato clericale? Ritardi enormi, se non incolmabili, di carattere culturale? La situazione internazionale estremamente complessa? La “guerra fredda”? Anche su tutto ciò dovremmo SAPERNE di PIU’].
Quale che ne sia la causa, ancora in Italia, lo STATO è, prevalentemente, visto come PADRONE o TIRANNO, ma non, o solo minimamente, come espressione della SOCIETA’ CIVILE.
Ringrazio anche il filosofo Salvatore NATOLI per i preziosi spunti riflessivi che hanno permesso l’analisi fin qui svolta.

Ma che cosa possiamo dire e fare oggi, circa LO STATO delle COSE?
Questa VOCE è di DIFFICILISSIMA INTERPRETAZIONE, pur alla luce di tutto quanto sopra, e di DIFFICILISSIMO PERCORSO per uscirne, visto l’INCANCRENIMENTO mai risolto (per cui procura un certo scetticismo immaginare che se ne esca oggi), proveniente da MOLTO LONTANO; tuttavia QUALCOSA bisogna pur fare, che non  sia un SUICIDIO COLLETTIVO, o l’accettazione di una DEPRESSIONE GENERALE (nemmeno paragonabile all’Alto Medio Evo, che comunque aveva davanti a sé l’orizzonte di grandi prospettive).

Questo è il mio personale pensiero, solo ABBOZZATO (non potrebbe  essere altrimenti):
Bisognerebbe fortemente puntare sulla CULTURA.
Soprattutto le GIOVANI GENERAZIONI dovrebbero essere più CONSAPEVOLI del punto in cui si trovano, del perché, delle possibilità esistenti, per essere in grado di PROGETTARE il loro FUTURO;
conoscere la DEMOCRAZIA significa avere alto il senso dello STATO, riconoscersi in esso come CITTADINI; propugnare, e fare in modo che si affermi, come IRRINUNZIABILE, l’ALTERNANZA nel Governo del Paese, delle FORZE PROGRESSISTE e delle diverse FORZE CONSERVATRICI; ambedue parti costituenti il punto focale di un sistema che, per la libertà e il benessere dei cittadini, prevede e mette sullo stesso piano, nel susseguirsi dei tempi, l’espansione, la sperimentazione, l’avanguardia e, in diverse condizioni, l’acquisizione di quanto realizzato, la riflessione, l’inventario dei beni.

L’apparato della DEMOCRAZIA è fragile, delicato. Bisogna ben esserne consapevoli per evitare di muoversi in  esso come elefanti tra i cristalli, tenendo ben alta in sé la CONVINZIONE ponderata che essa è oggi, in Italia e negli altri Stati omologhi, l’unico SISTEMA POLITICO che permette all’Uomo di continuare il percorso della CIVILTA’ e NON SCIVOLARE nella BARBARIE; una fragile, irrinunziabile, armonia, che se si spezza, se si rompe il meccanismo, sono DOLORI INDICIBILI per TUTTI, come la Storia ha più volte, DIMOSTRATO.
Il concetto di DIVERSITA’ è, probabilmente, la CHIAVE di LETTURA di tutto: della politica, dell’economia, della modernità, dell’originalità, dell’arte ecc.

E qui, per chiudere, mi riallaccio a quello che ho detto all’inizio: il nostro “PARTICULARE” che contiene in sé anche BUONI PIGMENTI, come molte volte si è visto nel nostro passato, anche recente, per quanto tormentato, andrebbe TRATTATO, non PRETERMESSO o semplicemente RIFIUTATO.
I buoni pigmenti di autenticità, di peculiarità andrebbero certamente VALORIZZATI, in un contesto generale, FINALMENTE, di grande COESIONE SOCIALE e GRANDE CIVILTA’ e MODERNITA’.
Arriveremo a questo? Riusciremo ad uscire da questa EPOCA INSULSA? Io dico di sì; credo che sia un AUSPICIO FONDATO , proveniente da tante cose (fondamentalmente da chi siamo e da dove veniamo); non una semplice vaga speranza.

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