Mi sposto da una stanza all’altra della casa, con sei calamite pelose che non mi mollano neanche per un istante. Chi ha un cane lo sa.

Un cane costituisce un’ispirazione per uno stalker: ti pedina, è ossessionato dal tuo odore, ti aspetta appostato dietro alla porta, se ne frega della tua privacy, ti fissa con occhi appassionati, è geloso delle altrui attenzioni, vuole essere il centro assillante dei tuoi interessi, vuole baciarti e abbracciarti, sedere accanto a te sul divano, se lo lasci fare, dormire con te nel letto, mangiare con te, guardare la tv scaldandoti i piedi (anche in piena estate!) e se pretendi di andare in bagno in solitudine, dopo, ti dimostrerà quanto, ahimè, tu gli sia mancato.

Eppure è un predatore. Un tipo che la Natura ha dotato di quarantadue denti che, all’occorrenza, sanno sbranare, strappare, sminuzzare ossa. Eppure la sorprendente simbiosi tra il portatore di uno strabiliante cervello evoluto e un onnivoro svelto, efficace ed estremamente adattabile funziona stabilmente da almeno quindicimila anni.

Il Cane è il primo animale domestico ma, all’occorrenza, può rinselvatichire. Tuttavia, se messo nella condizione di scegliere, decide di vivere accanto all’altro predatore maratoneta opportunista: l’Uomo. Questo dono  che le due specie di animali sociali si scambiano da millenni, con successo, ultimamente è stato impiegato con finalità terapeutiche a beneficio dell’Uomo (e con evidente soddisfazione del Cane).
La chiamano Pet Therapy, ma solo in Italia, dove l’inglese si parla poco, male e s’infila ovunque, qualche volta perché entra nella terminologia di uso corrente, spesso per darsi un tono e perché nessuno capisca cosa s’intende (tutti fingono di capire).
Pet Therapy significa letteralmente Terapia SULL’Animale. Ora, se esiste qualcosa di cui gli animali idonei (scelti per sanità, carattere e comportamento prevedibile/affidabile) non abbisognano di certo, quella è una terapia! Tale terminologia, usata all’estero, genererebbe equivoci. In effetti, si dovrebbe parlare, più correttamente, di Terapia CON l’animale, di Attività/Terapia/Educazione Assistita dall’Animale, secondo la tipologia degli interventi.

Ho svolto questa professione per dieci anni, con i miei cani, prevalentemente a favore di bambini con disabilità e minori a rischio di devianza.
La Terapia con l’animale non è una panacea, non è Medicina alternativa, ma rappresenta per alcune finalità un efficace supporto alla Medicina ufficiale. L’animale da terapia aumenta le probabilità di successo di terapie già in atto, con la sua presenza, con il suo fare, con l’energia tangibile che scaturisce all’interno di quel laboratorio di emozioni che è un setting di Terapia Assistita.

Le Terapie con l’animale non s’improvvisano. Sono il frutto di progetti multidisciplinari elaborati da equipe di specialisti, con obiettivi definiti in base all’utenza. Non tutti gli animali possono essere impiegati per queste attività.
Se siete i genitori di un bimbo con difficoltà,  non pensate neanche per un attimo di comprare il cucciolo da Pet Therapy! Non fidatevi del furbone che vuole vendervelo, marciando sul vostro entusiasmo, semplicemente perché  il cucciolo da Pet Therapy  non esiste! Tali attività non si svolgono con i cuccioli (che per immaturità non sono né affidabili, né prevedibili), inoltre, il ruolo del cane di famiglia è diverso dall’attività del Cane d’Assistenza. Di questo aspetto tratteremo al nostro prossimo incontro.

www.canidigioia.it

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