In questi giorni sono tutti in subbuglio ed è in atto una vera e propria rivolta popolare di quasi tutte le categorie professionali.
Il problema a mio giudizio sta nella scelleratezza di un legislatore che, benché stia cercando di  modificare il sistema economico/finanziario del Bel Paese con quelle riforme che sono assolutamente necessarie perché così non si può andare avanti, nulla spiega ai propri cittadini.

A tutela dei cittadini devo informare i lettori che l’abrogazione delle tariffe professionali farà il gioco esclusivo di Banche, Assicurazioni, Equitalia e via dicendo. Vi spiego il perché.

L’art. 223 del c.c. stabiliva che in caso di conflitto tra cliente professionista sull’emolumento dovuto, il giudice che è soggetto soltanto alla legge, doveva basare la sua decisione:
sull’accordo delle parti (che doveva eventualmente risultare per iscritto);
in assenza di accordo tra le parti
avrebbe dovuto fare riferimento alle tariffe professionali (le quali sono approvate periodicamente di volta in volta con apposito Decreto Ministeriale);
in assenza di tariffe
avrebbe dovuto fare riferimento agli usi in materia;
in assenza anche di usi
avrebbe dovuto calcolare l’importo, sentito, però, il parere del competente Ordine Professionale.

La modifica normativa apportata ha praticamente abrogato interamente le modalità appena illustrate e dispone, invece, nel seguente modo:
qualora il compenso sia liquidato su provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, questa deve fare riferimento ad un Decreto del Ministro Vigilante che verrà emesso (dal Ministero di Grazia e Giustizia di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze);
tale decreto e tariffario sarà utilizzabile esclusivamente dalla Autorità Giudiziaria e verrà utilizzato per stabilire i parametri in base ai quali andranno calcolati gli importi dovuti alle Casse di Previdenza e Archivi (notarili);
è nulla  ogni pattuizione tra consumatori o microimprese e professionista che riconduce il costo della  prestazione professionale al predetto tariffario; il professionista dovrà fare un preventivo, scritto se richiesto (pertanto, il contratto è richiesto in forma di scrittura privata soltanto ai fini della sua prova), ove sarà indicato il costo di ogni singola prestazione comprensivo di spese, oneri (cioè imposte) e contributi (previdenziali); la mancata prova dell’avvenuto accordo costituisce illecito disciplinare;
il professionista dovrà rendere noto al cliente il grado di complessità della vicenda, indicando altresì i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale;
sono abrogate tutte le disposizioni vigenti che rinviano alle tariffe professionali per la determinazione del compenso del professionista (ciò significa che nell’ambito dell’art. 2233 del c.c. il Giudice non potrà più fare riferimento ai criteri di cui abbiamo appena discusso).

Cosa comporta tale modifica? A chi giova? Facile da intuire.

Le compagnie di assicurazioni, in primis, che aumenteranno le attuali tariffe per la responsabilità professionale.

Le Banche, Assicurazioni, Industrie (da qui il compiacimento della Marcegaglia), che potranno scontare con i professionisti accordi prevedendo per le prestazioni di natura seriale costi irrisori a loro carico e farli ricadere interamente sui consumatori.

Esempio: una società edile costruisce un quartiere (di un costruttore a caso; per esempio Caltagirone), il quale si è rivolto ad una Banca (guarda caso a Monte dei Paschi di Siena della quale guarda caso ne possiede qualche azione): La Banca ha finanziato il piano di edificazione con un mutuo frazionabile e che quindi, poi verrà girato agli acquirenti degli appartamenti, i quali non potranno negoziare il tasso d’interesse.

Ora nella vendita degli appartamenti (supponiamo in numero di 400 appartamenti) andrà dal Notaio Tizio al quale offrirà la stipula di 400 contratti di vendita e 400 mutui (per un totale di 800 atti) da stipularsi nell’arco di un anno al corrispettivo di € 100 per ogni atto. Fatti due calcoli il notaio ci guadagna € 80.000,00. Prima avrebbe guadagnato non meno di € 1.500,00 per ogni atto per un totale di € 1.200.000,00.

Per i consumatori secondo Voi è un bene o è un male? Su chi fa ricadere il notaio la perdita dell’utile?

Ovviamente sul consumatore che andrà ad acquistare la casa, al quale il notaio dovrà fare il preventivo per la sua quota parte secondo quanto stabilito dalla nuova norma messa in atto dal legislatore scellerato.

Vi ricordo che Equitalia ha un aggio del 9% sull’importo da riscuotere, e in quanto società partecipata dall’Agenzia delle Entrate e INPS, sicuramente non ha i costi del notaio per il mantenimento dello studio, non ha le responsabilità del notaio. L’unica cosa che fa è recepire i ruoli esattoriali formati dalle pubbliche amministrazioni e che altro non sono se non dati di natura informatica, cioè che non occupano spazio e non richiedono alcuna manutenzione, se non quella legata agli elaboratori elettronici nelle quali tali informazioni sono archiviate. In due parole sono soltanto dati virtuali, cioè aria “fritta”. Il notaio almeno ha l’obbligo di tenere il Repertorio, ovvero gli originali di tutti gli atti dallo stesso rogati.

Le iniquità delle misure di salvaguardia del Bel Paese sono direttamente proporzionali all’assoluta scelleratezza del legislatore, mi viene in mente quello che un Grande Iniziato osò dire: “perdona loro, perché non sanno quello che fanno!!”.

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