La Corte europea dei diritti dell’uomo ha riscontrato una violazione dell’articolo 8 e 14 della Convenzione europea da parte della legge italiana sulla procreazione assistita. Violato il diritto al rispetto della vita familiare.
Il caso riguarda una coppia italiana, i coniugi Rosetta Costa e Walter Pavan, che hanno riscontrato di essere portatrice sana di fibrosi cistica e, volendo ricorrere alla procreazione assistita si sono visti negare la diagnosi preimpianto come previsto dalla legge 40/2004 per le coppie fertili.
La Corte, con la decisione pubblicata oggi ha considerato che il desiderio dei coniugi di ricorrere alla diagnosi pre impianto per non avere un bambino affetto da fibroci cistica è un diritto contenuto dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo: Una interferenza eccessiva, secondo la Corte con la vita familiare e privata della coppia. Il Governo italiano ha giustificato la decisione con la necessità di proteggere la vita della madre e del figlio e la libertà di coscienza dei medici che non vogliono evitare i rischi di un uso distorto della genetica.
La Corte ha ribadito prima il concetto di “embrione” e” bambino”, quindi ha sottolineato che la legge italiana sull’aborto prevede già l’interruzione di gravidanza in caso di malformazione dell’embrione (malato di fibrosi cistica) con conseguenze negative anche per la salute della madre.
La legge italiana, quindi, violerebbe anche l’articolo 14 della Convenzione, perchè tratterebbe le persone in maniera diversa in situazioni simili. La Diagnosi pre impianto, infatti è
La decisione diventerà definitiva se nessuna delle parti farà ricorso entro tre mesi.
(la sentenza è leggibile in francese in allegato)
AFFAIRE_COSTA_ET_PAVAN_c_ITALI1.pdf

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