“Sulle norme contenute nel recente ddl liberalizzazioni che introdurranno, anche per gli avvocati, la possibilità di società, anche di capitali, per l’esercizio della attività professionale è necessaria un’operazione di verità e di chiarimento, se si vuole che le misure proposte rappresentino una opportunità di modernizzazione per l’avvocatura. Quello che sicuramente non ci serve è una deregulation spinta del settore”.

Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano.
“E’ bene chiarire – continua Perifano – che vi è da parte nostra sicuramente apertura alla possibilità di avere soci, anche di capitale, purchè la partecipazione del capitale sia accuratamente regolamentata e controllata, in modo da lasciare la gestione e le scelte sociali interamente nelle mani dei soci professionisti. In questa ottica, è del tutto condivisibile la posizione espressa di recente dall’OUA , che chiede il rispetto dei limiti, dei criteri e delle modalità attuative previsti dall’articolo 10 della legge 183/2011 per tutte le altre società professionali. Dunque, favore per i soci di capitale, ridotti però a non più di un terzo del capitale sociale”.

“E’ opportuno, pertanto – aggiunge Perifano – aprire immediatamente una interlocuzione approfondita, sia con il MISE che con il Ministero della Giustizia, per arrivare ad uno statuto autonomo dell’avvocatura che, nell’ambito dei principi della legge 183, disegni un sistema moderno e affidabile, ma rispettoso delle specificità che la nostra professione richiede per il suo rango costituzionale”.

“Occorre tenere ben saldo il principio dell’avvocato quale professionista garante dell’interesse del cittadino, non suscettibile di essere indirizzato o addirittura manipolato da interessi più forti.
Questo principio va difeso con forza, in particolare in questo momento in cui altre categorie, timorose di perdere alcuni privilegi, hanno tutto l’interesse a rappresentare gli avvocati come figure non del tutto affidabili” – conclude il segretario di Anf.

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