“Sul regolamento elettorale forense ex DM 170/14 non si intervenga con norme in corso d’opera. Laddove si è votato e non vi sono state impugnazioni dei risultati, il procedimento elettorale deve ritenersi concluso e i risultati sono intangibili. Chi ha invece impugnato i risultati dinanzi al CNF, anche a seguito di processi amministrativi intrapresi, ha diritto ad una decisione che tenga conto di quanto statuito dal TAR Lazio; chi deve procedere con le operazioni di voto, dovrà tener conto delle modifiche regolamentari apportate a seguito delle sentenze dei giudici amministrativi. Sarebbe opportuno che il Ministro si esprima chiaramente in tal senso”.

Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, che ha scritto in merito al Ministro della Giustizia Orlando, a distanza di alcuni mesi dall’accoglimento da parte della giustizia amministrativa del ricorso di  ANF sull’illegittimità del regolamento elettorale forense e alla vigilia dell’udienza di domani, 18 settembre, dinanzi al Consiglio Nazionale Forense per la discussione dei ricorsi avverso i risultati elettorali di alcuni ordini circondariali.

“Il Giudice Amministrativo – continua Pansini –  annullando in parte il regolamento impugnato, ha anche indicato la via per la corretta esecuzione delle sentenze, nel rispetto dei precetti costituzionali e del meccanismo elettorale costruito dal regolamento, tarato sull’equilibrio del rispetto delle minoranze e della parità di genere. Sarebbe un errore, e una forzatura evidente, un intervento normativo da parte del Ministero che vada ad incidere ora sulla questione. Si avrebbe il risultato che presso alcuni ordini si cristallizzino risultati ottenuti con le regole del DM 170/14 (ai quali non ha fatto seguito alcuna impugnazione dinanzi al CNF) e presso altri si vada a votare con regole diverse per effetto dell’introduzione di una nuova norma, con, nel mezzo, ordini circondariali che hanno completato le operazioni elettorali e i cui risultati sono stati tempestivamente impugnati dinanzi al Consiglio Nazionale Forense”.

“Il ripensamento del sistema di rappresentanza dei COA attraverso un intervento sulle norme primarie della legge professionale n. 247/12, così come prospettato dal Ministro nell’incontro di agosto scorso, può essere condivisibile solo nell’ambito di un ripensamento dell’intero sistema di rappresentanza dell’Avvocatura (comprensivo dei COA e del CNF) e delle altre criticità della legge professionale in tema di accesso, specializzazioni e formazione professionale continua” – conclude Pansini.

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