Diritti civili, giustizia, ingiustizia, ma soprattutto insulti. Berlusconi decade da senatore: tecnicamente sono stati respinti tutti gli ordini del giorno quindi automaticamente il senatore Silvio Berlusconi è decaduto dalla carica.
Oggi si è consumata l’ennesima tragedia parlamentare italiana, legata alla figura di Silvio Berlusconi. Questa la desolante immagine della (almeno una volta) prestigiosa Aula di Palazzo Madama: parolacce, invettive e accuse reciproche per parlare del nulla, non del problema della disoccupazione dilagante, non della grave crisi economica, non dell’impoverimento delle famiglie, non della mancanza di prospettive dei nostri giovani.
No, si è parlato delle vicende processuali di una persona. SI è parlato di grandi ideali, di democrazia, di rappresentatività, di condanne ingiuste e di sistema giudiziario. C’è stato qualcuno che ha addirittura citato Bertold Brecht, facendoci credere che adesso le toghe distorte andranno a prendere Berlusconi, domani verranno a bussare alla nostra porta.
Che arrivino prima di quelli dell’Agenzia delle Entrare, potrebbero rispondere tutti i cittadini alle prese con gli accertamenti e con le cartelle esattoriali in arrivo dagli enti locali.
Che ci arrestino pure tutti, tanto tra qualche tempo non saremo più in grado di pagare le tasse, quindi dovranno arrestarci per forza.
Forse a gran parte degli italiani interessa poco (a parte ovviamente i manifestanti sotto Palazzo Grazioli) o niente delle vicende processuali di un italiano (forse) condannato ingiustamente. Uno dei tanti, purtroppo.
Ma veniamo al merito. C’è di mezzo una legge, la Severino, approvata la scorsa legislatura e, sbagliata o giusta che sia, dovrà essere applicata. Non si può applicare retroattivamente? Sarà la Consulta (altri giudici) a stabilirlo, per il momento questo è.
Certo è che per uscire dall’impasse e per evitare l’ennesima tragedia forse sarebbe stato meglio respirare profondo, ragionare e magari fare il legislatore serio, portando ad esempio le modifiche alla suddetta legge. Una proposta di modifica (l’unica in materia) era stata presentata dal senatore Enrico Buemi (Ddl 1054, leggibile in allegato).
Il senatore Buemi, del resto, aveva già presentato una proposta “di pacificazione” anche davanti alla Giunta per il regolamento, chiedendo di ricondurre la questione alla incandidabilità, aspettando la decisione della Corte d’Appello di Milano sulla interdizione e investire la Giunta per il Regolamento solo dopo la comunicazione da parte del segretario del Comune di Milano della avvenuta cancellazione di Berlusconi dalle liste elettorali.
Il percorso sarebbe stato più limpido, nel frattempo si sarebbe potuto parlare anche delle modifiche alla legge Severino. Il tutto non per salvare il soldato Ryan ma per ricondurre tutta la vicenda nell’ambito della correttezza istituzionale.
Si sarebbe potuto ricominciare da qui, probabilmente si sarebbe arrivati allo stesso risultato, ma si è scelto di percorrere un’altra via, quella dei toni accesi, dello scontro, della violenza verbale.
Si è scelto – coscientemente – di alzare i toni e a questo punto ci si chiede il perché. Certo sarebbe stato necessario uno sforzo di buon senso, ma la ragionevolezza sembra ormai aver preso altre strade.
L’unica certezza di questa giornata è stata l’immagine pietosa data da Palazzo Madama, seconda solo allo sventolio delle fette di mortadelle e alle invettive contro i senatori a vita come Carlo Azeglio Ciampi e Rita Levi Montalcini della XV legislatura.
Disciplina della privazione dei diritti elettorali – Ddl 1054

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