“Se ci sono i presupposti per salvare le aziende in crisi, è giusto metterci tutto l’impegno possibile, anche se l’azione più importante resta sempre la prevenzione: penso ai sistemi di monitoraggio che possono dare agli imprenditori una serie di input sulla situazione, come ad esempio il controllo preventivo del bilancio”. Lo ha detto Vincenzo Moretta, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, nel corso del forum “La riforma della legge fallimentare: scenari e profili applicativi nella prospettiva del giudice e del professionista”.

“Lo Stato – ha continuato Moretta – ha approvato una mini-riforma lo scorso agosto, e i commercialisti stanno provando a mettere in campo iniziative che coinvolgano tutte le parti in causa, puntando anche sulla formazione degli iscritti”.

“Si tratta di un tema rilevante per le imprese”, ha sottolineato Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione Industriali di Napoli. “La crisi di mercato pone ogni giorno nuove problematiche e le aziende hanno bisogno di procedure innovative. La legge fallimentare dovrebbe indurre gli imprenditori in difficoltà a salvare le proprie aziende, in un’ottica a vantaggio della società”.

Secondo Lucio Di Nosse, presidente sezione Fallimentare Tribunale di Napoli, “quando un’impresa sta per fallire è necessario in primis tenere conto dei fattori ad essa collegati, e dunque innanzitutto i posti di lavoro. È necessario trovare rimedi adatti superando la classica via giudiziaria: oggi bisogna partire da fattori esterni come quelli sociali, territoriali e di mercato. Occorre pensare ad un sistema che sia a misura di territorio. Nel Mezzogiorno mancano un po’ di mezzi e risorse, ma non per questo dobbiamo alzare bandiera bianca”.

“La crisi di impresa –  ha sottolineato Achille Coppola, segretario nazionale dei commercialisti – va soprattutto anticipata e bisogna agire sotto questo punto di vista, studiando modelli in particolare per le aziende di medie e piccole dimensioni e pensando a strumenti di salvataggio della rete delle imprese”.

“La mini-riforma della legge fallimentare – ha invece evidenziato Maurizio Corciulo, vicepresidente Odcec Napoli – espone in effetti alcune problematiche. Ad esempio si introducono rilevanti modifiche alla disciplina fallimentare, prima tra tutte la previsione della necessaria chiusura dei fallimenti anche in pendenza di giudizi. Giudizi che verranno gestiti dal curatore e dal giudice delegato in ‘ultrattività’, il tutto nell’esigenza di celerità delle procedure. Il legislatore detta anche nuove regole in tema di concordato preventivo ed accordo di ristrutturazione inserendo le proposte concorrenti che possono essere avanzate dai creditori”.

In conclusione, Ilaria Grimaldi, magistrato della sezione Fallimentare del Tribunale di Napoli, ha evidenziato “come la riforma estiva della legge fallimentare rappresenti un passo indietro del Tribunale rispetto alle scelte che dovrebbero competere all’imprenditore: la salvaguardia dell’azienda in crisi, quindi, è rimessa all’imprenditore e ai professionisti che dovrebbero indirizzarlo nel far emergere al momento giusto la situazione di difficoltà piuttosto che dilazionare l’emersione in un momento in cui ormai la crisi è diventata irreversibile”.

Alla manifestazione sono intervenuti Antonio Caiafa, Università Lum Jean Monnet Bari; Ciro Esposito, presidente Commissione Diritto Fallimentare dell’Ordine partenopeo; Luciano Panzani, presidente Corte di Appello di Roma; Michele Sandulli, Università Roma Tre.

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