“Futuro nero per le giovani generazioni di avvocati con lo  schema di decreto Ministeriale relativo alla determinazione dei parametri, anche alla luce di quanto affermato dal Consiglio di Stato nel parere appena diffuso. Basta qualche semplice calcolo per appurare che, in particolare per il settore civile, i parametri ministeriali rimangono lontanissimi dall’adeguamento al mutato costo della vita delle vecchie tariffe, ormai risalenti al 2004. Anzi, in alcuni casi , si propone un abbattimento di ben il 50% , a danno innanzitutto  dei professionisti più giovani, privi  di potere contrattuale adeguato nei confronti della committenza pubblica e privata che, in sede di contrattazione, si limiteranno a riconoscere agli avvocati esclusivamente il compenso eventualmente liquidato in via giudiziale. In alcuni casi, come ad esempio i precetti, siamo al limite della elemosina.” Lo dichiara il segretario dell’ANF Ester Perifano, che aggiunge: “Il regolamento del Ministero della Giustizia che disciplina i nuovi parametri per la liquidazione delle spese legali è non solo iniquo nei confronti degli avvocati, ma è del tutto illogico dal punto di vista economico. Rendere irrisorie le liquidazioni giudiziali dei compensi degli avvocati – sottolinea  Perifano – incoraggerà la proliferazione del contenzioso, poiché, nel presupposto della libera contrattazione del compenso, che si adeguerà al “prezzo di mercato”, il risultato sarà che chi vince la causa sarà costretto ad addossarsi una parte delle spese, mentre chi intenta cause a scopo meramente dilatorio sarà condannato a pagare importi a titolo di spese talmente bassi da rendere comunque conveniente il ricorso al giudizio, pur nella consapevolezza di restare soccombente.” “Inoltre – continua Perifano  –  la previsione di aumentare il compenso del 25% in caso di raggiungimento della conciliazione aumenta il rischio della stipula di accordi conciliativi nei quali non sia adeguatamente considerato l’interesse delle parti, mentre risponde ad un’idea meramente punitiva  la previsione di ridurre della metà i compensi dell’avvocato che abbia proposto una domanda inammissibile. Stupisce che il Consiglio di Stato non abbia stigmatizzato questi aspetti, e sia stato invece prodigo di suggerimenti che renderebbero il testo ancora più indigeribile, a partire dal sanzionamento in sede di liquidazione del compenso della mancata allegazione in giudizio del preventivo che, come tutti sanno, può essere rilasciato anche oralmente. Ma ancor più – conclude Perifano – stupisce il silenzio serbato sul punto dal Consiglio Nazionale Forense, un tempo interlocutore privilegiato del Ministero nell’iter formativo delle vecchie tariffe : pur essendo stato più e più volte annunciato un intervento illustrativo presso il Consiglio di Stato, nessun passo ufficiale è stato mosso. E il risultato è sotto gli occhi di tutti.”

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