In attesa di sapere cosa succederà martedì a Palazzo Madama sul decreto Irpef, rispetto al quale è stato per il momento ritirato l’emendamento che prevedeva l’equiparazione della tassazione sui dividendi e presentato un emendamento dei relatori contro la tassazione al 26%,  l’Associazione nazionale avvocati italiani attacca l’atteggiamento invasivo dello Stato che vorrebbe un vero e proprio prelievo di natura coercitiva.
“È politicamente corretto – dice il presidente Anai Maurizio De Tilla – eliminare gli sprechi aumentando al 15 per cento il taglio delle spese degli enti previdenziali (su consulenze, gestioni, acquisti di beni strumentali, etc.). Ma giuridicamente è scorretto che le Casse professionali debbano versare allo Stato i risparmi ottenuti sulle spese di gestione”.
Secondo De Tilla si tratterebbe di “un esproprio di risorse private che non ha alcun fondamento giuridico ed è viziato sotto il profilo della costituzionalità”.
“Ciò che appare maggiormente illegittimo (ed assurdo) – ha continuato il presidente Anai – è che da un lato con la doppia tassazione e con l’aumento delle rendite finanziarie (dal 20 al 26 per cento) le Casse vengono considerate private (alla stessa stregua delle imprese), e dall’altro vengono assimilate all’Inps e come tali assoggettabili a tutti i prelievi forzosi previsti in tale settore. Siamo di fronte ad una evidente contraddizione che sta a dimostrare quanto lo Stato sia vorace verso i professionisti italiani e segnatamente verso il loro risparmio previdenziale. Le Casse professionali e l’Adepp faranno bene a resistere a tale perversa logica e ad intraprendere specifiche azioni giudiziarie anche nelle sedi europee.

“Altra vessazione fatta ai professionisti – ha concluso De Tilla – è l’estensione della normativa che impone la dotazione del POS per l’accettazione di pagamenti con il bancomat per importi superiori a 30 euro. L’imposizione è assurda perché i professionisti (soprattutto gli avvocati) vengono pagati quasi sempre con assegno o a mezzo bonifico bancario. L’obbligo del POS è qualcosa che produrrà vantaggi solo per le banche e per i fornitori di tali apparecchiature.
Le categorie professionali si sono opposte a tale arbitraria imposizione che non ha nulla a che vedere con le esigenze di tracciabilità, ma che realizza solo aumenti dei costi e difficoltà negli adempimenti.
Nella maggior parte dei casi il sistema del POS non avrà alcuna applicazione pratica e si rivelerà solo come l’ennesimo annuncio che procurerà solo oneri non giustificati”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *