Nell’articolo sulla manipolazione mentale (correlato a questo che state leggendo) abbiamo raccontato del lavaggio del cervello nei regimi totalitari e della persuasione dei popoli a “regime consumista” contrapponendo la Cina all’America. Poi ci siamo chiesti in quali circostanze si potesse parlare di plagio, trovando nel “medioevo ecclesiastico” la risposta a tale quesito.
Eccoci quindi arrivati al plagio “moderno” rispetto al quale vengono in rilievo forme di religione medioevale: le sette religiose odierne.

Lavaggio del cervello e plagio
Grazie agli studi dello psicologo Lifton, che esaminando i soldati americani ex prigionieri della Cina rossa comprese le tecniche del lavaggio del cervello, anche le analisi sulla manipolazione mentale delle sette hanno fatto grandi balzi in avanti.
Le tecniche utilizzate dai regimi totalitari trovano molte analogie con quelle usate dalle sette, tanto è vero che spesso “lavaggio del cervello” e “plagio” vengono intesi come sinonimi. In realtà c’è un’importante differenza che ne influenza tutti gli aspetti. Questa differenza è nei sentimenti guida: mentre il lavaggio del cervello sembra essere guidato dall’odio, il plagio utilizza l’amore. Di conseguenza la violenza è molto minore o del tutto assente e in ogni caso non è il perno sul quale ruota il sistema manipolatorio.
Questi differenti sentimenti base dipendono anche da come l’individuo è stato avvicinato: nei regimi totalitari spesso è prigioniero o comunque costretto a subire determinati trattamenti manipolatori; alle sette invece l’individuo si avvicina per cercare qualcosa perché deluso dal resto del mondo. Accoglierà quindi volontariamente, e spesso con emozione, le regole di sottomissione, partendo quindi ben disposto nell’accogliere i principi della setta che viene vista come fraterna e non come opponente.
Il programma vero e proprio attinge sia dalle regole del lavaggio del cervello che da quelle della persuasione in un perfetto mix ragionato. Vediamo quindi quali sono i passi per creare una setta. Unica ammonizione: non metteteli in atto.

Il primo passo: la creazione della realtà
Creazione di una realtà
diversa da quella del resto del mondo che possa divenire chiave di lettura di ogni evento. Questa realtà dovrà essere ripetuta spesso, sostenuta da un proprio gergo con lo scopo di rendere concrete le astrazioni, garantita e mantenuta con proprie forme di informazione che devono sostituire completamente tutte le altre. Le sette hanno infatti i propri giornali, i propri libri, le proprie radio e televisioni e insegnano ai propri adepti di diffidare da ciò che non è da loro creato o approvato. Inoltre per quanto riguarda le sette che prevedono la convivenza in uno stesso ambiente è spesso esplicitamente proibita la fruizione dei normali mass media.
La creazione della realtà delle sette vede riunire ben tre passi del programma del lavaggio del cervello, ovvero il controllo della comunicazione, il linguaggio caricato e la scienza sacra, in questo caso identificabile con la religione.

Il secondo passo: la creazione di un gruppo
Per dirla in gergo bisogna creare un granfalloon, ovvero un gruppo coeso che sia separato dal resto del mondo. Per fare questo bisogna creare un in-group, ovvero un’identità del gruppo ben precisa, che possa trovare soddisfazione nell’espressione noi siamo e che sia palesemente separata dal non gruppo (out-group).
Le sette per far diventare più forte e importante il senso di appartenenza all’in-group propongono dei riti di iniziazione e per far provare un senso di maggiore distinzione col mondo esterno inducono gli adepti a provarne odio e terrore. In questo modo l’adepto non solo basa la sua sicurezza nell’appartenere all’in-group, ma è felice di non far parte dell’out-group sentendosi un eletto.
La creazione di un gruppo granfalloon richiede purezza (lavaggio del cervello) e prevede l’utilizzazione della tecnica persuasoria dei modelli di ruolo in quanto gli adepti per sentirsi parte del gruppo imitano quelli ai ranghi superiori dai quali si sentiranno sorvegliati; d’altro canto il granfalloon prevede la disumanizzazione dell’out-group, anch’essa ottenuta tramite il controllo delle comunicazioni (lavaggio del cervello) o l’utilizzo di schermi per quanto riguarda le sette con convivenza.

Il terzo passo: creare impegni crescenti
Questo passo prende direttamente spunto dalle tecniche persuasive della situazione crescente e del piede nella porta ispirate alla teoria della dissonanza cognitiva di Festinger. Consiste nel caricare di impegni di intensità crescente gli adepti così che per loro diventi sempre più difficile tornare indietro, gli impegni che si richiedono sono spesso sempre più onerosi e talvolta umilianti (simili a torture e confessioni pubbliche).
Questo passo attinge alla tecnica della giustificazione ideologica e alla disumanizzazione, in quanto spesso per giustificare proprie insensate azioni e propri comportamenti impietosi verso se stessi e verso il prossimo, gli adepti necessitano di falsi appigli a cui aggrapparsi simili ad un piano divino non sempre comprensibile che spesso ritiene meritevoli di punizioni i peccatori.

Il quarto passo: creare un leader eroico
E’ estremamente importante che gli individui abbiano un punto di riferimento a cui ispirarsi, un leader carismatico ed eroico, per fare questo bisogna creare attorno a tale figura un alone di eroismo e leggendarietà, bisogna raccontare le sue mitiche gesta e storie sul suo conto che abbiano dell’incredibile.
Spesso il leader è il capo della setta, altre volte è una figura divinizzata non più in vita (o del tutto inventata) alla quale ci si ispira. E’ chiaro che questa figura sarà il primo modello di ruolo al quale ispirarsi e sarà il detentore della scienza sacra.

Il quinto passo: mandare gli adepti a creare nuovi discepoli
La persona con la quale ci troviamo più spesso d’accordo siamo noi stessi: la persona che riesce a convincerci più facilmente siamo proprio noi. Le sette mandano i propri adepti a cercare nuovi discepoli non tanto per avere realmente nuove leve da arruolare, o comunque non solo per questo, ma soprattutto per fidelizzare maggiormente i vecchi adepti facendo in modo che ascoltino le loro stesse parole.
Nel tentativo di convincere l’altro, l’adepto convince maggiormente se stesso: è per questo che le sette quando notano un sintomo di allontanamento ideologico da parte di un adepto lo investono del ruolo di procacciatore di discepoli.

Il sesto passo: distrarre
Uno dei modi per impedire alle persone di riflettere su ciò che giusto e ciò che è sbagliato e sui collegamenti logici degli insegnamenti che vengono propinati è non permettere di pensare.
Vi sono due tecniche: la prima consiste nel far sì che gli individui lavorino il più possibile o che comunque siano impegnati in faccende pratiche in modo che non si possano concentrare su altro (tecnica simile all’uso dei lavori forzati e delle torture). La seconda è più simile alle tecniche pubblicitarie che utilizzano la persuasione della via secondaria dell’attenzione, essa consiste per esempio nell’utilizzo di canzoni (jingles), di massime lampo accattivanti (slogan) o della speculazione dei sentimenti (senso di colpa, paura).

Il settimo passo: la terra promessa
L’ultimo passo della creazione del plagio è mantenere in lontananza l’illusione di una terra promessa. I fattori importanti per la concretizzazione di questa tecnica consistono nel tenere tale promessa sempre avanti di un passo, proprio come si fa con l’asino e la carota: nel momento in cui l’asino arriva alla carota non è più disposto a lavorare per noi. Allo stesso modo la promessa dell’eden fa sì che coloro che credono di poter raggiungere la carota non si fermino mai nell’adempiere ai compiti richiesti. Non smetteranno quindi di lavorare, di dare i loro beni in favore della setta e di subire punizioni, umiliazioni e limitazioni di vario tipo.

I sette passi nella vita di tutti i giorni
E’ facile vedere nella vita di tutti i giorni modalità sociali che si ispirano ai singoli passi del plagio delle sette.
Creazione di una realtà: quando si uniscono due individui differenti con l’intento di creare una famiglia, i quali decideranno quindi su quali valori basare questa unione, creeranno anche un linguaggio tipico familiare e probabilmente affineranno un gusto simile nella fruizione dei mass media.
La tecnica del granfalloon si crea spontaneamente nelle aggregazioni di gruppi giovanili, di bande e compagnie di amici. Queste realtà prevedono aggregazione al gruppo con relativi canoni da rispettare spesso dettati dagli appartenenti più anziani o carismatici, o continua sottomissione al giudizio dei membri che induce a omologarsi il più possibile e a disprezzare, più o meno esplicitamente, chi non fa parte del gruppo.
La terra promessa può invece ricordare alcune tattiche di seduzione che usano certe persone per avere tanti compiacenti pretendenti.

Plagio e religione
Per quanto i sette passi descritti siano gli stessi usati in quello che abbiamo chiamato “medioevo ecclesiastico”, c’è una importante differenza: l’avvicinamento dell’individuo. Nelle sette abbiamo visto che l’individuo si avvicina volontariamente, che è cosa ben diversa dalla proclamazione ufficiale di una religione come obbligatoria per tutti. Questo si accosta alla modalità di avvicinamento ad un regime totalitario. Si può sostenere che il plagio religioso di quei tempi fosse a metà strada tra l’odio e l’amore.
Comunque molte similitudini del plagio si possono trovare nella maggior parte delle odierne religioni: dalle tecniche di distrazione del cristianesimo, al granfallon dell’islamismo, tutte convergono in un leader mitologico esemplare e in una terra promessa in cui credere.

Ai confini dell’educazione
Come il plagio attinge sia alle tecniche del lavaggio del cervello che a quelle della persuasione, lo stesso fanno alcuni educatori. Essi utilizzano infatti le tecniche persuasorie per trasmettere i valori di cui si fanno portatori (tra cui la sorveglianza, la giustificazione ideologica, il senso di colpa, far credere di andare contro i propri interessi, eccetera) e tecniche di affiliazione degne delle sette.
Abbiamo già visto effettivamente come le famiglie siano creatrici di nuove realtà, spesso contrapposte ad un “out-family”. Inoltre i genitori per natura sono gli eroi dei loro figli soprattutto fino ad una certa età ed è nella natura della cose responsabilizzare i figli in modo crescente. Se questo inizialmente può essere considerato normale, nel momento in cui, per mantenere tale equilibrio, la famiglia comincia a cercare di mantenere tali costruzioni di “in-family v/s out-family” e di potere indiscusso delle leadership genitoriale, a cui si somma una responsabilizzazione che supera la soglia grazie al potere di una terra promessa, ecco allora che non si può parlare più di semplice educazione, ma si dovrebbe parlare di plagio genitoriale.
Purtroppo infatti molte famiglie cominciano a somigliare a delle sette che castrano i propri figli-adepti impedendo loro anche di crearsi un proprio pensiero così che non abbiano basi per contestare la realtà creata. Un modo di ottenere questo risultato è quello di evitare di ascoltare i figli così che neanche si possano auto-ascoltare (andando via o urlando sulle loro voci).
Molte famiglie fanno questo senza rendersene conto.

La posizione dell’APA rispetto a tale argomento
Prima di terminare con questo argomento non si può non fare un accenno alla posizione che ha assunto l’American Psicology Association (APA) riguardo al tema “controllo mentale” relativo alle sette.
In molti riportano che l’APA ha sostenuto che questo tipo di manipolazione non esista. Questa convinzione nacque da una lettera inviata alla Suprema Corte degli Stati Uniti d’America, i cui giudici chiesero all’APA di condurre una ricerca sulla scientificità delle tecniche di lavaggio del cervello e plagio nelle sette.
Ma cosa avvenne in realtà? L’APA costituì un gruppo di ricerca, il Task Force on Deceptiv and Indirect Methods of Persuasion and Control, i risultati di questo gruppo furono analizzati da una commissione (composta da 2 membri dell’APA e due esterni) la BSERP (Board of Social and Ethical Responsability for Psychology), la quale non rimase soddisfatta, a compito finito, delle procedure utilizzate in questa ricerca, che quindi ritenne non valida (la ricerca) ai fini scientifici. Riportiamo le testuali parole del documento conclusivo: “Il BSERP ringrazia la Task Force on Deceptive and Indirect Methods of Persuasion and Control per il suo servizio, ma è impossibilitata ad accettare il rapporto della Task Force. In generale, il rapporto manca di rigore scientifico e dell’imparziale approccio critico necessario per la convalida dell’APA. Il rapporto è stato attentamente esaminato da due esperti esterni e due membri del BSERP. Questi hanno concordato in maniera indipendente sull’esistenza nel rapporto di significative deficienze. Le analisi sono state accluse per vostra informazione. 
Il BSERP avverte i membri della Task Force di non usare i compiti che sono stati loro assegnati in passato per significare supporto o approvazione del BSERP o dell’APA sulle posizioni sostenute nel rapporto. Il BSERP richiede ai membri della Task Force di non distribuire o pubblicizzare il rapporto senza indicare che è risultato inaccettabile per il BSERP. 
In conclusione, dopo attenta considerazione, il BSERP non ritiene di avere informazione sufficiente per prendere una posizione su questa questione. 
Il BSERP apprezza la difficoltà che ha richiesto produrre un rapporto su un argomento così complesso e controverso, e di nuovo ringrazia i membri della Task Force per i loro sforzi.

Come si può notare, l’APA non si è espressa né a favore né contro l’esistenza del controllo mentale, anzi ritiene l’argomento ancora aperto. La valutazione critica riguarda soltanto la procedura utilizzata dal gruppo di ricerca.
La cosa incredibile è che l’APA stessa ha subito una sorta di auto-manipolazione in quanto la divulgazione sbagliata di quest’atto ha convinto gli stessi membri che la loro associazione si sia espressa a sfavore dell’esistenza di queste tecniche. Paradossalmente ciò è ulteriore prova dell’esistenza delle tecniche di manipolazione mentale e viene da chiedersi, in questo caso, chi abbia avuto interesse ad un’informazione distorta e chi ne trae vantaggio.
Nel prossimo articolo parleremo delle tecniche per sfuggire alla manipolazione mentale.

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