Dopo gli ultimi articoli sul modo che abbiamo di presentare noi stessi nel tentativo di piacere alle altre persone e sul modo che abbiamo di valutare noi stessi con il conseguente timore di non piacere o con il segreto desiderio di far sapere a tutti quanto alto crediamo sia il nostro valore, mi sono state rivolte domande su quale effettivamente sia il motivo che ci induce così fortemente a voler piacere a coloro che incontriamo sul nostro cammino.
Provo a rispondere anche se, ovviamente la regola generale va presa solo come linea guida per individuare meccanismi che spesso traggono origine da avvenimenti particolari accaduti nella nostra infanzia.

Spiegheremo quindi cosa succede a livello mentale e a livello più o meno pratico, ma non potremo elencare tutti i motivi possibili.

Voglio piacere perché non MI piaccio
Un primo motivo per cui abbiamo bisogno di piacere agli altri è nel non piacere a noi stessi. Spesso per mancanza di autostima.
Questa carenza di autostima o di fiducia in noi stessi potrebbe derivare da meccanismi creatisi durante la fanciullezza. Può essere infatti accaduto che figure importanti non abbiano creduto abbastanza in noi, facendo sì che, sfiduciati, non ci mettessimo alla prova arrivando a sviluppare un carattere sfuggente.
Ma al di là di quale sia la motivazione, il risultato finale è che non piacendo a noi stessi, abbiamo un grande bisogno di piacere agli altri: solo in questo modo potremo ottenere quelle gratificazioni che da soli non riusciamo a conquistare e solo in tal modo la nostra autostima potrà trovare àncore di salvezza.

Voglio piacere perché non piaccio
Un secondo motivo per cui spesso sentiamo il bisogno di piacere agli altri, e che spesso diventa giustificazione del primo, è il non piacere (o il non essere piaciuto) a qualcuno che ritenevamo importante, spesso genitori o fratelli, o più spesso avere semplicemente avuto la sensazione di non piacere.
C’è differenza tra subire una mancanza di fiducia (meccanismo spesso inconscio) e avere la sensazione, consapevole, di non piacere. In secondo luogo non è detto che chi sente di non piacere a qualcuno non debba piacere a se stesso: può capitare di piacersi e di non capire perché non si piace a qualcun altro. Conseguenza di ciò è il desiderio di dimostrare di meritare questi apprezzamenti ambiti.
Così nascono quelle situazioni in cui si fa di tutto per dimostrare il proprio valore all’altro, spesso cercando di dimostrare addirittura la nostra superiorità alla persona che non ha creduto (o che crediamo non abbia creduto) in noi.
Nel primo caso, quando non si piace a se stessi, la persona sfiduciata ha effettivamente sviluppato un carattere debole che non lo soddisfa, nel secondo la persona si ingegna in tutti i modi per dimostrare il proprio valore. I due meccanismi possono essere concomitanti e allora la persona che cerca di ingegnarsi per dimostrare il proprio valore non riesce a farlo a causa di un carattere debole.

Voglio piacere perche lo merito
Un altro motivo per cui sentiamo il bisogno di piacere agli altri, ma in questo caso sarebbe meglio dire un motivo per cui sentiamo il bisogno di far comprendere agli altri quanto valiamo, è dettato proprio dal nostro amor proprio. In questo caso in effetti la persona si piace realmente e si piace al tal punto che vorrebbe condividere questa sensazione con il resto del mondo, o almeno con le persone ritenute importanti.
Questa situazione fa venire un po’ alla mente il caso in cui ci piaccia molto un film, o un libro, o una canzone, per cui ci teniamo molto che venga scoperta e apprezzata anche dagli altri. E’ ovvio che in questo caso c’è un grande sentimento di sé che se non troverà riscontro potrà portare a depressione o a delusione.
In questo caso la persona non vuole piacere per dimostrare qualcosa, ma per mostrare qualcosa: inutile dire che c’è una grande differenza.

Voglio piacere per lasciare un segno
Abbiamo parlato dei motivi più tipici, ora vediamo i meccanismi meno noti.
Tra questi vi è il bisogno di piacere agli altri causato a sua volta dal bisogno di lasciare un segno nel mondo. Tutti abbiamo il desiderio di non essere solo un soffio di vento su questa terra, e ognuno di noi vorrebbe lasciare tracce.
Il bisogno di lasciare un segno potrebbe sembrare meritevole di maggiore giustificazione ma in realtà in questo caso i segni rischiano di non essere tinti di impegno e passione, rischiano di non parlare realmente di noi in quanto spesso tracciati tatticamente per piacere al pubblico di turno.
La volontà soltanto strategica di lasciare un segno di sé è un sintomo dei tempi, di una società spesso effimera che spegne lo stimolo a scoprire realmente noi stessi e a conquistare in modo duraturo il nostro mondo.

Voglio piacere perché ho bisogno degli altri
Uno dei motivi meno noti, ma tra i più importanti è il bisogno di piacere che trae origini dal bisogno di accudimento tipico della nostra infanzia. Se da bambini questo meccanismo è normale, da adulti diviene sintomo di dipendenza dagli altri, di poca autosufficienza.
Ciò che qui conta non è la causa recondita, pregressa, ma la motivazione attuale, ovvero il nostro sentirci scarsamente autosufficienti, e il nostro cercare di piacere agli altri nel tentativo di assicurarci un appoggio esterno, che sia fisico o morale.
Questo bisogno di piacere agli altri ricorda un po’ quel meccanismo che mettiamo in atto in quegli ambienti in cui ci sentiamo solidali a causa delle possibilità di trovarci in pericolo, come ad esempio la cortesia tra sciatori, quando sorridiamo e ci mostriamo cordiali con tutti proprio perché ci troviamo in un ambiente ostile dove in pochi si possono definire realmente autosufficienti in qualsiasi eventualità.

Voglio piacere perché è l’unico meccanismo che conosco
Infine c’è il bisogno di piacere perché non si conosce altra modalità di comportamento. Le cause possono anche andare in secondo piano: la persona è talmente abituata a comportarsi così che continua a farlo anche se non c’è più un motivo reale.

Ho piacere a piacere ma non ne ho bisogno
Il bisogno di piacere esiste dalla nascita perché dipendiamo dalle cure degli altri, poi diventiamo adulti e dovrebbe sparire insieme con la nostra dipendenza.
Certo, sarebbe strano non voler piacere o rimanere indifferenti di fronte al disprezzo. Ciò che costituisce l’anomalia è l’assoluto bisogno di questi apprezzamenti e il conseguente assoluto terrore del disprezzo.
Sarebbe giusto puntare a una maggiore intraprendenza e autosufficienza e al desiderio di lasciare segni reali e genuini.
In questo modo piaceremmo sicuramente più a noi stessi e dunque anche agli altri, ma stavolta in modo più reale e maturo e senza doverci più mascherare.
Del resto meglio lasciare pochi segni ma genuini, piuttosto che tanti segni che non ci appartengono; oltretutto quando si smette di cercare ossessivamente di piacere agli altri si arriva paradossalmente a sviluppare un’attrazione maggiore, non solo perché più reale, ma perché finalmente c’è una reale ricerca di noi stessi che abbandona l’egocentrismo e l’esibizione.

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