Le persone sono spesso distratte e disinteressate. Si può ritenere sia una conseguenza giustificata dai mille pensieri di ogni giorno e dal numero infinito di input sensoriali che tutti ricevono in questa nuova era invasa da piccoli e grandi universi multimediali. Ma anche lì dove l’osservazione è più attenta comunque si perde una parte di informazione, come mai?

Questo accade perché un mondo sempre diverso,  in continuo movimento,  diventerebbe difficile da gestire se facessimo caso ad ogni cosa: se notassimo ogni piccolo cambiamento dovremmo immagazzinare troppe informazioni e ne risentirebbero la nostra energia fisica, la nostra concentrazione e la nostra capacità di adattamento. E’  per questi motivi che l’uomo spesso tende a guardare senza vedere e necessita di uno sforzo in più per riuscire a cogliere i dettagli.
I principi della GESTALT (Gestalt in tedesco significa “forma”) possono aiutarci a comprendere questi meccanismi, e questa comprensione può aiutarci a sua volta a imparare ad osservare lì dove questo sia utile o richiesto.
Inoltre comprendere i meccanismi della GESTALT può a mio avviso aiutarci a comprendere anche come funzionino certi tipi di stereotipi, quando questi siano comunque frutto un tipo di osservazione, perché non si guarda solo con gli occhi, ma si guarda soprattutto con la mente.

Principi della GESTALT che spiegano le anomalie dell’osservazione
Uno dei principi della GESTALT che prova a dare una spiegazione, seppur parziale, al motivo per cui l’osservazione presenta spesso delle anomalie, è il concetto di immagine stabilizzata, ovvero come nella visione di insieme si perdano i dettagli. Un esempio semplice potrebbe essere come solitamente non si consideri che nella lettera “H” siano presenti due lettere “I” questo non viene tenuto in considerazione perché inutile allo scopo della lettura. Un esempio più complesso potrebbe essere come non si faccia caso ai singoli individui appartenenti ad una folla, oppure, per fare un esempio moderno, ai singoli link di una pagina web.
Simile al principio dell’immagine stabilizzata vi è il principio della vicinanza: in questo caso non vengono persi i dettagli, ma vengono considerati come facenti parte di un tutt’uno  o come elementi in diretta e immediata correlazione tra loro. Un uomo ed una donna che camminano l’uno a fianco all’altra potrebbero essere scambiati per una coppia. La mente per comodità tende ad unire ciò che è molto vicino.
Anche il principio della similitudine tende a far sì che si accomunino elementi, ma stavolta non per la vicinanza, o non solo per questa, ma per la somiglianza degli elementi tra loro, così due pubblicità simili potranno essere scambiate per la pubblicità di uno stesso prodotto, oppure, per fare un esempio di vita sociale, due clienti molto simili tra loro potranno essere scambiati dal negoziante come una stessa persona, se entrati separatamente (induzione successiva), o come parenti, se entrati assieme nel negozio (induzione simultanea). La mente umana per risparmiare le energie tende ad accomunare ciò che è simile, risparmiandosi la “fatica” di soffermarsi sui dettagli.
Un principio che va di pari passo col principio della vicinanza, ma che esclude completamente il principio  della somiglianza, è il principio di assimilazione, in questo caso gli elementi sono sì vicini, ma diversi tra loro. Queste due caratteristiche, ovvero la vicinanza e la differenza, faranno sì che almeno uno degli elementi del dittico prenda  le caratteristiche dell’altro. Ad esempio una superficie rosa vicino ad una superficie nera sembrerà più scura, allo stesso modo una persona che esce in una compagnia di ragazzi più giovani sembrerà essa stessa più giovane (si noti come sia l’elemento più debole a prendere le caratteristiche di quello più forte per numero o intensità); ma vi possono essere anche casi di confluenza reciproca, ad esempio una superficie gialla ed una rossa adiacenti, sembreranno entrambe di tonalità più vicine all’arancione di quello che in realtà sono, così come una coppia formata da due individui di età differente, daranno l’apparenza ognuno dei due di essere più vicini all’età dell’altro di quello che non sia davvero. Ancora una volta la mente tende a “sommare” per risparmiare energie.
Ma attenzione perché vi è anche il principio del contrasto, ovvero  se vi è differenza eccessiva, l’influenza che si otterrà sarà quella di maggiore contrasto, ad esempio il bianco vicino al nero sembra ancora più bianco, un anziano che esce con un gruppo di giovani sembra ancora più anziano; e anche in questo caso vi può essere influenza reciproca nell’evidenziazione del contrasto, una ragazza molto brutta che esce assieme ad una ragazza molto bella, rischia di risultare ancora più brutta e la sua amica molto più bella. Questo principio non si realizza solo col senso visivo, ma anche con gli altri sensi.

Tipica è la differenza tra freddo e caldo: se stiamo per ore accanto ad una stufa, quando dovremo uscire avremo molto più freddo. O la differenza tra leggero e pesante: se alziamo qualcosa di leggero subito dopo aver alzato qualcosa di pesante, avremo la sensazione di maggiore leggerezza. Può sembrare paradossale, ma anche questo principio per quanto possa sembrare opposto a quello precedente, avviene per una mancanza di concentrazione sui particolari.

Dalla formazione dell’immagine sulla retina alla formazione delle immagini stereotipate
A questo punto abbiamo molti elementi che possono aiutarci a comprendere perché spesso pecchiamo in osservazione e non riusciamo a vedere la realtà nei suoi diversi e molteplici aspetti. Ma parlando di realtà c’è qualcos’altro che facciamo fatica a vedere. Questo qualcos’altro sono le persone, come esse sono realmente. Credo che i principi della GESTALT , oltre a farci comprendere come si forma l’immagine sulla retina, possano aiutarci a capire come si formino gli stereotipi, ovvero come si crei l’immagine delle persone nella nostra rete mentale.
Anche gli stereotipi sono dovuti ad una mancanza di osservazione profonda, e anche questi hanno uno scopo adattivo, ovvero servono a far sì che la persona sprechi meno energie potendosi muovere in un mondo che già conosce, e più o meno scontato nei suoi diversi scenari.
Ma vediamo come questi principi possano spiegare gli stereotipi, sugli altri, ma anche su se stessi.

Principi della GESTALT per spiegare gli stereotipi
Per prima cosa abbiamo parlato delle immagini stabilizzate, ovvero di come i dettagli si perdano perché di poco conto nell’insieme. Gli stereotipi sono per definizione immagini stabilizzate nella mente degli individui  ma provocano anche la perdita dei dettagli (in modo gestaltico) a favore dello scenario complessivo. E’ stato provato ad esempio che se si mostra una foto in cui vi sono un bianco e un afroamericano e il bianco è armato, se si chiede poi all’osservatore chi dei due avesse l’arma, questi risponderà che ha chiaramente visto l’afroamericano armato.
Va sottolineato che, per giunta, questo stereotipo non solo funziona con i bianchi, cioè nei casi in cui l’osservatore è bianco, ma perfino con gli stessi neri: anche gli afroamericani, in un certo modo, sono razzisti verso se stessi…

Come si può notare in questo caso è lo stereotipo stesso a influenzare la percezione del particolare, potremo ridefinire questo principio come immagine stereotipa stabilizzata. Gli stereotipi effettivamente sono delle generalizzazioni e in quanto tali non possono fermarsi sui singoli elementi, in compenso stabilizzano le convinzioni che creano.
Abbiamo poi accennato al principio di vicinanza: questo può creare altri stereotipi, alcuni dei quali possono essere riportati in proverbi, come ad esempio tale padre tale figlio, oppure chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Questo principio potrebbe essere tradotto con il nome di stereotipo da vicinanza. Non è nient’altro che uno stereotipo dovuto a vicinanza pensare che chi abbia un padre delinquente debba esserlo per forza egli stesso, così come lo è credere che un ambiente difficile possa creare solo farabutti. Tutto questo fa perdere di vista la persona, e purtroppo spesso è la persona stessa a perdersi di vista dando credito allo stereotipo che la società ha su di lui.
Per quanto riguarda il principio di similitudine, che quindi diverrebbe lo stereotipo per similitudine, quello più classico è considerare uguali tutte le persone che si assomigliano fisicamente, come ad esempio considerare tutte le ragazze belle come stupide, o considerare delinquenti tutte le persone appartenenti ad una stessa razza.
Il principio di assimilazione nella forma di stereotipo per assimilazione diventa molto simile allo stereotipo di vicinanza, esso si può distinguere unicamente perché la differenza è reale e palese, e talvolta influisce su entrambi gli elementi vicini. Se un ragazzo cresciuto in un quartiere malfamato riesce a fare carriera, tutte le persone a lui vicine in qualche modo, di razza o di quartiere, si ritrovano ad essere in qualche modo riabilitate. Il principio dello stereotipo per assimilazione è quello che è scattato quando Obama è stato eletto presidente degli Stati Uniti: tutti gli afroamericani si sono sentiti riabilitati e questa riabilitazione, per quanto sia una cosa bella e giusta, è stata in realtà causata da un fatto personale di un singolo individuo, e non effettivamente riconducibile alla massa.
Infine per quanto riguarda quello che chiameremo lo stereotipo di contrasto, esso avrà il potere di amplificare maggiormente gli stereotipi, pensate al caso in cui si venga assaliti da un uomo di colore e poi si venga soccorsi da un poliziotto caucasico. Ma per non galoppare troppo con la fantasia, pensate semplicemente al caso in cui siate in un bus con degli anziani silenziosi e dei giovani rumorosi, di contrasto i giovani potrebbero sembrare più turbolenti di quello che in realtà sono.
A questo punto non ci rimane che capire cosa fare per riuscire a vederci meglio con gli occhi e con la mente.

Andare oltre i principi della GESTALT
Vi sono diversi accorgimenti possibili per riuscire a farsi influenzare meno dai principi della GESTALT.
Ad esempio potrebbe essere utile soffermarsi di più sui singoli particolari, o cercare di comprendere un insieme da quali singoli elementi sia composto.
Inoltre potrebbe essere utile comprendere che spesso gli elementi sono diversi da come appaiono perché falsati da ciò che vi è loro vicino. L’occhio è più difficile da controllare, ma per fortuna la mente può però ragionare lì dove si abbia il sospetto che ci si stia ingannando.
Infine anche guardare le cose con occhi sempre nuovi potrebbe essere un modo per non farsi fuorviare. E’ sbagliato fare paragoni sia accomunando che contrastando gli elementi, per quanto questo possa essere più comodo e sbrigativo.
Un inganno degli occhi crea un’illusione, mentre un inganno della mente rischia di fare ben altro.

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