Se fino ad oggi, con la continua esibizione mediatica di squadre di finanzieri addetti ad ispezioni fiscali capillari, si è paralizzata ogni iniziativa imprenditoriale, ora con l’acquisizione indiscriminata degli estratti conto bancari relativi a 40 milioni di rapporti, cioè di tutti gli italiani, si mette la parola fine ad ogni speranza di ripresa. Tutto ciò sottacendo della violazione della privacy, delle norme costituzionali, di ogni garanzia in tema di libertà personali e del diritto alla riservatezza.

Certe volte mi interrogo: come mai situazioni che appaiono assolutamente ovvie sono incomprensibili per chi ci governa?
In un momento di crisi economica, e di una crisi come questa, le uniche cose che servono sono misure utili a stimolare la ripresa dell’attività imprenditoriale, cioè la creazione e la proliferazione dei posti di lavoro e dei consumi.
Esattamente come stanno facendo gli altri Stati.
Una cosa che sicuramente non serve e che provoca l’effetto opposto, è attuare misure che, in nome di uno sperato recupero della evasione fiscale (che c’è), inibiscono semplicemente (rectius: paralizzano) qualsiasi soggetto che sarebbe disposto a rischiare danaro e lavoro in nuove iniziative.

Una illegittima ed illegale intromissione nella vita privata di ciascuno di noi
A parte queste considerazioni di ordine, diciamo, economico, la cosa gravissima, sotto numerosi profili e non solo giuridici, è il legittimare, indiscriminatamente, sempre in nome del tentativo di recupero delle tasse dai cittadini, senza colpe accertate o ragioni plausibili, la possibilità per l’Amministrazione fiscale di mettere il naso nella vita privata di ognuno, (perché di questo si tratta, laddove dall’esame del conto corrente emerge il comportamento di ciascuno di noi).
Non ricordo in Europa situazioni storiche, salvo la Russia bolscevica o la Germania di Hitler, nelle quali lo Stato potesse accedere ai conti correnti personali di un cittadino, senza autorizzazione del magistrato o comunque senza una legittima ragione o giustificazione.
La possibilità che un qualunque signore, impiegato della Agenzia delle Entrate o degli enti di recupero delegati, individuando anche i beneficiari dei pagamenti o dei versamenti, possa vedere se, e quanti regali ho fatto a mia moglie o alla mia compagna, quanto ho versato ai miei figli, come ho speso il mio danaro, se ho comprato gadget erotici per il mio piacere, se ho donato danaro a enti e persone, a quali riviste mi sono abbonato, quali tessere di partito o associazione ho acquistato, con chi ho viaggiato, quali luoghi ho frequentato, dove ho mangiato, in quali hotel ho soggiornato, con chi e con quali costi, quali auto ho acquistato… e potrei continuare a lungo, è semplicemente impensabile.

Non credo sia necessario spendere ulteriori parole per comprendere l’abnormità di un provvedimento che, prima di essere incostituzionale ed in aperta violazione della normativa sulla privacy, è illegittimo su un piano di diritto sostanziale ed urta contro innumerevoli pronunce, talora anche della Cassazione, in ordine alle illegittimità degli accertamenti fiscali esercitati ad libitum, senza indizi o ragioni.
Non posso, tra i tanti, non ricordare l’episodio risalente a moltissimi anni orsono, narratomi dal cliente proprietario di un ristorante, del tempestivo intervento di alcuni controllori del fisco subito dopo una cena degli stessi addetti e dopo qualche storia nel pagare il conto.

Una perquisizione da Stato dittatoriale
Eppure il 31 ottobre tutte le banche e gli intermediatori finanziari invieranno all’Anagrafe tributaria copia degli estratti conto di ciascuno di noi relativi all’anno 2011 e così il 31 marzo di ogni anno (conti correnti, depositi, carte di credito. Bancomat, etc.).
La disposizione, già contenuta nell’art.11 della manovra “Salva Italia” (sic!) ha reso automatico il controllo e manca solo il provvedimento esecutivo dell’Agenzia delle Entrate, di prossima emanazione.
Tutto questo nonostante l’opposizione del Garante alla Privacy europeo e nonostante i dubbi sulla legittimità e sulla legalità di una simile disposizione.
Lo stesso Garante italiano ha dichiarato. “Mi piacerebbe che il paese fosse consapevole del costo altissimo ma necessario che questa misura rappresenta. Per la lotta all’evasione stiamo rinunciando allo Stato di diritto”.
A noi sembra che per recuperare i presunti circa 3.000,00 euro a cittadino che il ministro Passera sostiene essere stati sottratti allo Stato, non si possa passare da un sistema democratico e costituzionale ad un sistema opposto, pregiudicando, nell’interesse dello Stato, il diritto alla privacy ed alla tutela personale di ciascuno.

1984L’illegittimità della compressione dei diritti elementari di ciascuno di noi
In realtà è comprensibile che, talvolta, il diritto di un privato alla privacy, possa essere compromesso o compresso dalla necessità di tutelare un altro diritto.
Ciò può avvenire sia in ambito pubblico allorchè, in presenza di rilevanti indizi, si ponga sotto controllo una linea telefonica e allorchè il Fisco, con adeguata motivazione, decida di iniziare un accertamento su un determinato soggetto, acquisendo legittimamente ogni elemento utile, inclusi gli estratti conto bancari.
Alcuni esempi possono aversi anche nell’ambito della tutela privatistica: gli avvocati, per esempio, spesso si avvalgono di agenzie di informazioni commerciali o investigazioni allo scopo di conoscere il posto di lavoro del debitore di un cliente, o l’esistenza di conti correnti a lui intestati per eseguire i pignoramenti presso terzi.
Tuttavia si tratta sempre di indagini mirate e cioè ad personam e soprattutto basate su indizi di colpevolezza.

La presunzione di colpevolezza diffusa – Ispezioni fiscali a tappeto
E’ invece sicuramente illegittimo il comportamento dello Stato laddove, supponendo che tra la popolazione si annidino degli evasori fiscali, decide di sottoporre a controllo tutti indistintamente i cittadini.
Infatti, a differenza di quanto avviene ora, e cioè che i dati bancari vengono utilizzati a seguito di una indagine già in essere, il Fisco dal 31 ottobre, potrà utilizzare i dati acquisiti anche per scoprire i potenziali evasori.
Il che in diritto (con l’eccezione degli Stati totalitari di ogni colore) è un illecito.
E’ come dire che per scoprire e reprimere i reati è sufficiente perquisire tutte le abitazioni e procedere ad intercettazioni su tutta la cittadinanza, cosicchè sicuramente si troveranno dei colpevoli.
Una simile compressione dei più elementari diritti costituzionali e della privacy di tutti non può trovare giustificazione alcuna nel vantaggio di scoprire, qualunque sia il numero dei colpevoli, i presunti evasori.
Tutto ciò anche perché lo Stato ha tutte le banche dati pubbliche utili a tale ricerca: le Conservatorie dei RR.II., i Catasti, i Registri automobilistici, nautici, l’Inps e le altre Casse di previdenza ed assistenza, l’Ania e le banche dati assicurative, e così via.

Difficile difesa in caso di contestazione
Dunque ora, se non si frapporranno adeguate voci di opposizione, assisteremo con un simile sistema alla scoperta, come al solito pubblicizzata dai mass-media, di una miriade di potenziali evasori.
Ciò avverrà non in danno di coloro che, evasori fiscali conclamati, ovviamente già da tempo, si sono adeguatamente organizzati operando con conti correnti aperti all’estero, bensì a carico dei cittadini, rispettosi della legge, che semplicemente non ricorderanno, né saranno in grado di indicare, quantomeno per il tempo decorso, le fonti di incasso o dei versamenti che risulteranno dall’estratto conto bancario, (sono esclusi solo i bollettini postali di pagamento superiori ad Euro 1.500,00), oppure si troveranno imbarazzati nell’indicare provenienza o destinazione delle somme, e non certo per ragioni fiscali.
Il che darà luogo a propria volta a nuove indagini e nuovi indagati.
Il tutto verrà poi esaminato dal nuovo sistema dell’Agenzia dell’Entrate denominato
Serpico, (ironicamente acronimo di “Servizi per i contribuenti”) sistema computerizzato della Sogei, la società informatica del Ministero dell’economia con una potenza complessiva di 1 milione di giga.
Attendiamo ora l’obbligo di installazione di una telecamera in ogni abitazione!

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