Il pericolo è grave. Silvio Berlusconi è stato appena condannato a quattro anni di reclusione per frode fiscale ma tre gli sono stati condonati. Se, però, anche per il caso “Ruby” ricevesse una condanna superiore a due anni, dovrebbe scontare per intero pure gli altri quattro.


Assume quindi grande rilievo la recente autodifesa di Silvio nel procedimento a suo carico per prostituzione minorile e concussione. Una difesa che mi ha commosso e convinto. Convinto per come era accorata, convinto per l’eloquio chiaro e conciso, convinto per quanto affermato a sua discolpa.

Traspare anche evidente la bravura dei suoi consulenti legali, nell’indicargli la migliore linea difensiva che giustifica certamente una lauta parcella.
E confesso che mi sono vergognato per aver a lungo dubitato di lui, prima. Specie ora che ha annunciato il suo ennesimo, nobile, passo indietro, rinunciando alla candidatura a premier, dopo aver già rinunciato ad essere capo del suo partito e poi presidente del consiglio.

Veramente, poiché il dubbio è l’arma del diavolo, mi erano rimaste un paio di perplessità, originate proprio dalle parole di Silvio.
Ne faccio menzione ai nostri lettori solo per metterli in guardia affinché, qualora ne fossero preda, sappiano come vincerle.

In primo luogo si era affacciata la seguente domanda: perché mai, dopo aver descritto minuziosamente la triste sorte della giovane Ruby e il generoso e disinteressato intervento (economico) a suo favore, il nostro ex premier si diffonde a lungo sul fatto che fosse impossibile prevederne la minore età?
“Aveva detto di avere 24 anni … il suo modo di esprimersi era di una ragazza matura … il suo aspetto non corrispondeva a quello di una minorenne”, ci informa con angoscia.

Rifiutato sdegnosamente il motto latino: “excusatio non petita …” con quel che segue, era necessario comprendere il perché di tanta premura per rassicurare tutti che fosse impossibile indovinare la minore età della giovane.
L’unica soluzione risiede nella presenza di un divieto espresso, imposto per legge, di aiutare (economicamente) le minorenni; di finanziare l’acquisto di macchinari a favore di minorenni; di prestare somme a minorenni.
Devo ammettere che ho sfogliato a lungo codici e raccolte di leggi, ho interpellato amici legulei ma non ho trovato, e nemmeno qualcuno ha saputo indicarmi, la norma in oggetto. Eppure deve esserci, altrimenti non capisco ( ma è certamente un mio limite) perché è così importante dimostrare che non fosse conosciuta né conoscibile la minore età di Ruby, per poterla aiutare.

L’altra perplessità era, se possibile, più grave ma anche su di essa posso annunciare subito il lieto fine. Tutto nasce dalla supposta parentela tra Ruby e Mubarak.
Se ho compreso bene, arriva una ragazza (che poi si scoprirà essere ragazzina) e dice ad un uomo navigato ed esperto, di oltre cinquant’anni più vecchio: “Sono la nipote di Mubarak”.
E solo grazie a questa affermazione, l’uomo più vecchio, navigato ed esperto crede a quanto gli viene detto e comincia subito ad aiutarla. Non c’è bisogno di falsi attestati, né di telefonate ad opera di finti funzionari dell’ambasciata egiziana. Nulla. E’ bastata la parola di una perfetta sconosciuta anche se bisognosa di un sollecito intervento (economico) a suo favore.
Ma credo che la risposta debba essere questa: l’impellenza di aiutare la giovane in difficoltà era così forte che Silvio ha abbassato la barriera delle sue diffidenze naturali. E’ così riuscito ad una ragazzina quello che non era mai riuscito, prima, nemmeno ai più esperti competitor in affari o in politica: prendere per il naso Berlusconi.

In realtà, ad aiuto (economico) già iniziato, Mubarak, durante un incontro internazionale, aveva vagamente detto a Silvio che: “ sì, c’era una Ruby cantante tra i suoi parenti, ma non gli risultava affatto che fosse stata cacciata dalla famiglia”.
Un lettore malizioso (ce n’è almeno uno anche nei migliori periodici su web o carta) potrebbe obiettare che Mubarak non è nelle condizioni di confermare le parole di Silvio e non lo sarà per tanto tempo. Ma questa insinuazione infima e volgare non merita risposta alcuna.
Un altro lettore malizioso (e siamo a due), con maggior fondamento, potrebbe chiedersi come mai, appena saputo da Mubarak che la Ruby a cui questi si riferiva era una cantante, Silvio non si fosse detto: “non è la stessa Ruby. La mia non ha mai cantato anche se nelle cene eleganti da me organizzate era frequente cantare. Lo facevo io, Apicella, invitati occasionali, ecc.”.
La risposta è semplice: Silvio deve aver pensato che non a tutte le ragazze piace mettere in mostra le proprie doti canore (o d’altro tipo). E Ruby, detta Rubacuori, sembrava evidentemente una a cui non piaceva mettere in mostra le sue doti canore (o d’altro tipo).

Un ulteriore lettore malizioso (siamo già a tre; credo che il nostro direttore debba far qualcosa per selezionare i lettori di “Golem”) si potrebbe chiedere come mai Silvio non avesse sùbito capito che lui e Mubarak non stavano parlando della stessa Ruby dal momento che, una era felicemente inserita nella sua famiglia, mentre l’altra era stata ripudiata e costretta a vivere di espedienti. Anche in questo caso la risposta va rintracciata, come detto sopra, nell’impellenza di aiutare prontamente e senza sciocche remore, la giovane.
Dunque Silvio Berlusconi non ha colpa alcuna; si è fatto solo turlupinare da una ragazzina, per la premura di aiutarla economicamente.

Ma, una volta scagionato il nostro ex premier da ogni accusa di comportamenti immorali o illeciti, invito tutti ad una vibrante reprimenda nei confronti di quanti (tanti) erano deputati alla sua sicurezza. A cominciare dai nostri servizi segreti che spesso si vantano della fitta ed efficiente rete di informatori tessuta in nord Africa e medio oriente.

E’ inaccettabile che costoro, appena apparsa Ruby nella vita di Silvio, non abbiano subito sentito il dovere di informarsi su chi fosse precisamente quella ragazza, dagli evidenti tratti arabi, che frequentava assiduamente l’allora presidente del consiglio e non lo abbiano messo prontamente al corrente che quella non era affatto la nipote di Mubarak.
Così facendo, hanno costretto Silvio, con tutti gli impegni internazionali che lo premevano, a svolgere da sé, presso l’allora rais d’Egitto, quelle indagini che sarebbero spettate a loro.

Ma non basta: la necessaria ristrettezza dei tempi che Silvio ha potuto dedicare alle ricerche, è stata causa del successivo misunderstanding; tanto che Mubarak pensava si trattasse di una ragazza di buona famiglia, brava cantante ed invece era una che stava approfittando della disponibilità di un benefattore. Una incomprensione in seguito foriera, per Silvio, di gravi conseguenze istituzionali nonché giudiziarie.
E se, invece, Ruby fosse stata una terrorista, una martire pronta ad immolarsi?
Di questo non si sono preoccupate nemmeno le altre forze di sicurezza poste a tutela del nostro ex presidente, non le guardie del corpo, né la polizia o i carabinieri, i vigili urbani o la segretaria o il portiere di una delle sue ville. Nessuno. Nessuno!
Che figura avrebbero fatto tutti quelli, compreso il portiere, se Karima El Mahroug (in arte Ruby) fosse stata una terrorista?
Tremano i polsi al pensiero del pericolo terribile che avrebbe potuto correre il nostro ex presidente del consiglio mentre era intento ad aiutare economicamente una povera ragazza.

PS Per onestà intellettuale corre l’obbligo di mandare assolta, fra tutti, la questura di Milano. Questa, appena ha davanti Ruby – Karima, riesce prontamente ad identificarla, sapere che non è egiziana (e quindi difficilmente nipote di alcuna autorità di quel paese), che è marocchina e anche … minorenne.

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